Eventi

Zucchero: porto amore e divertimento

– L’Overdose d’amore World Wild Tour” domenica 30 giugno fa tappa allo stadio di Messina. In due ore e mezza di concerto quarant’anni e più di musica con tutti i brani più popolari
– «Vista l’età (68 anni, ndr), preferisco ammazzare il mio tempo con i concerti: voglio morire sul palco». La versione 2024 con Salmo del brano che dà il titolo allo show
– Una grande band sul palco con Fornaciari: « È il mio modo di vedere e vivere il live: se non c’è la musica suonata mancano i colori, la dinamica e sarebbe tutto molto piatto»
– «Viviamo tempi bui, anzi è proprio notte fonda. In questi momenti qua, tendo a esser più solare possibile, a trovare più luce possibile. Abbiamo bisogno di leggerezza»
Zucchero durante il concerto di Udine (foto Simone De Luca)

Buio e luce, concretezza e leggerezza, gioia e dolore sono un po’ i punti cardine su cui si innesta il nuovo tour mondiale di Adelmo “Sugar” Fornaciari, l’Overdose d’amore World Wild Tour, partito a fine marzo con tre date dalla Royal Albert Hall di Londra e sbarcato domenica 23 giugno allo Stadio Friuli di Udine per la prima delle cinque date del tour italiano che domenica 30 giugno farà scalo allo Stadio Franco Scoglio di Messina.

Lui, la sua parte la fa con uno spettacolo che sembra essere lo show perfetto. La summa dei suoi quarant’anni e più di musica in oltre due ore e mezzo. Una sorta di “Zuccherology” definitiva, messa a punto in anni di live e di chilometri macinati, tra canzoni pescate nel suo corposo repertorio («posso scegliere tra almeno 250 brani e cambiare scaletta ogni sera») che sono diventate dei classici. «Però un po’ di canzoni che il pubblico conosce devo farle per forza», spiega. «Come faccio a non fare DiamanteX colpa di chi?Diavolo in me? Nella scaletta ho già tralasciato tante hit, come Solo e una sana consapevole libidineCon le maniIl mare impetuoso al tramonto… Quindi ci sarà sempre qualcuno che dirà “quella non l’ha fatta”. Donne, ad esempio, non c’è mai, perché mi vergogno a cantare quel “du du du”. So che è una cazzata, ma sono cose mentali e non posso farci niente. Magari un giorno la farò, ma in una versione diversa da quella originale».

E poi la band, formata da musicisti di livello da tutto il mondo, che scaldano la platea suonando alla vecchia maniera, senza affidarsi troppo a computer e tecnologia. «È il mio modo di vedere e vivere il live: se non c’è la musica suonata mancano i colori, la dinamica e sarebbe tutto molto piatto. Non mi divertirei. Il concerto funziona? E allora perché cambiarlo?».

Ma c’è un altro fattore che non va sottovalutato nella riuscita dello spettacolo: la voglia che non passa mai a Zucchero di stare tra il suo pubblico. «Vasco dice che vuole morire sul palco? Beh, io lo dico da ben prima di lui e ci sono anche andato molto vicino una volta a Zurigo», ribatte. E sembra pensarlo davvero, indicando nell’attività live il suo impegno primario per il futuro. «Vista l’età (68 anni, ndr), preferisco ammazzare il mio tempo con i concerti: vedi gente, giri il mondo, sei vivo, ti senti vivo. I dischi mi piacciono e a qualcosa sto lavorando, ma punto sui tour, almeno finché reggo». Ed a smettere, come hanno annunciato altri colleghi, non pensa.

Non è incline a registrare duetti – «sono stato tra i primi a farli, ora li lascio agli altri. Anche perché molti artisti con cui avrei voluto lavorare non ci sono più. Una su tutte Amy Winehouse», commenta – tuttavia tre mesi fa si è concesso all’italo-britannico Jack Savoretti per cantare sulle note di Senza una donna e ora ha realizzato un featuring con Salmo al ritmo di Overdose (D’Amore).

«Jack adora il brano Senza una donna e mi ha chiesto se potevamo farlo insieme e di essere ospite alla Royal Albert Hall: ho accettato volentieri. Del resto, proprio qui io mi esibii la prima volta nel 1990, grazie a Eric Clapton che mi chiamò ad aprire i suoi concerti. Mi diede una grande chance: da lì partì la mia carriera fuori dall’Italia», racconta Zucchero. Overdose D’Amore 2024 è invece il frutto del rapporto consolidato tra i due artisti. L’idea originaria di reimmaginare il celebre brano, che quest’anno compie 35 anni dalla sua pubblicazione, è nata da Salmo e ha subito catturato l’attenzione e l’entusiasmo di Zucchero.

«Salmo è un fenomeno», afferma Zucchero. «Non solo per l’artista che è, ma come persona: intelligente, veloce, schietto, verace, ironico e grande comunicatore. Mi riconosco in lui, in quello che scrive e pensa e gli sono grato per i tributi che mi ha dedicato, prima con Diavolo in Me ed ora con Overdose (D’Amore). Thank you my friend».

Il video musicale è stato girato interamente in verticale utilizzando gli smartphone. Le immagini, realizzate in Marocco, a Los Angeles, a Città del Messico, a Shanghai, a Posada (Nuoro) e in altre location italiane, creano un mosaico visivo che porta in scena fan da ogni angolo del mondo. Animati dal grande desiderio di divertirsi e di realizzare qualcosa insieme ancora una volta, dopo aver condiviso più volte il palco, Salmo e Zucchero hanno unito le loro energie e il loro estro creativo dando vita a una nuova versione di Overdose (D’Amore) che rappresenta la perfetta fusione dei loro stili unici e delle loro personalità artistiche.

Salmo è fra i pochi giovani artisti (anche se ormai corre per i quaranta anni) che Zucchero salva. «Mi sembra che oggi sia tutto un po’ annacquato, anche il rock. Tutti troppo attenti al politicamente corretto e nessuno che ci va giù pesante. Anche se qualcuno che scrive bene c’è: mi piacciono Salmo, Marracash, Blanco».

Zucchero è l’artista italiano non lirico a detenere il record di esibizioni alla Royal Albert Hall, il tempio londinese della musica. Molto più difficile, invece, vederlo sul palco dell’Ariston, dove agli inizi della carriera era un assiduo frequentatore: «Non è che non mi voglia il festival di Sanremo, è che non so se ci andrei io. Ha un po’ straccato i maroni. E poi vado in gara a far cosa?». Del resto, di premi e riconoscimenti a lui interessa poco: «Oro, incenso e birra è il secondo album più venduto della storia in Italia, probabilmente è il primo perché non sono state conteggiate alcune ristampe, ma non me ne frega niente, i premi contano quel che contano: sono come le caciotte».

Obiettivo di questo tour? «Viviamo tempi bui, anzi è proprio notte fonda. In questi momenti qua, tendo a esser più solare possibile, a trovare più luce possibile. Abbiamo bisogno di divertimento, di leggerezza. Non dobbiamo mai prenderci troppo sul serio, dobbiamo divertirci».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *