Eventi

Tony Hadley: mai più Spandau Ballet

– L’ex frontman della band che dominò gli anni Ottanta insieme ai Duran Duran in concerto martedì 12 agosto al Teatro di Verdura di Palermo e mercoledì 13 agosto alla Villa Bellini di Catania
– «Una reunion? Neppure per un miliardo di sterline». L’amore per Frank Sinatra incontrato a 17 anni. «Ma non rinnego le bellissime canzoni che abbiamo pubblicato con la band»

«Ridicoli quegli anni Ottanta» ride Tony Hadley osservando la locandina del film Soul boys in the Western World. Lui e John Keeble hanno un look da zingaro, Steve Norman ricorda Peter Pan, mentre Martin e Gary Kemp sembrano due straccioni. Eppure, all’epoca della foto, questi cinque signori collettivamente noti come Spandau Ballet erano, con i Duran Duran, il gruppo pop più famoso del mondo. Erano gli idoli dei teenagers, antesignani del fenomeno delle “boy band”, alfieri del movimento “new romantic”, canzoni pop, romantiche, look nuovo per quei tempi, trasgressivo, ma sicuramente lontano dalle estremizzazioni del punk, che fece innamorare anche la principessa Diana. «La gente si aspettava ragazzi super-cool, perché ci vestivamo come futuristici Robin Hood in pantofole da balletto. In realtà, eravamo incredibilmente ordinari», continua a sorridere.

In Italia era l’epoca d’oro dei paninari, dei piumini Moncler e degli scarponcini Timberland. Poi, improvvisamente, tutto svanì. Gli echi di Wild Boys e True svanirono nel nulla. Ci riproveranno, in verità, sia Tony Hadley (da solo) sia i Duran Duran (al gran completo), ma senza più suscitare gli entusiasmi del tempo e senza richiamare folle oceaniche come accadde allo stadio di Palermo nel lontano 1987.

Tony Hadley continua ad avere un seguito in Italia. Forse perché siamo il Paese del belcanto, ha trovato molti estimatori per la sua voce calda, pulita e potente che sa spaziare dal pop melodico al jazz. Proprio in queste ultime vesti si era presentato la scorsa primavera: The Big Swing tour, il tour swing in tre date sold out, in cui ha presentato i brani del nuovo disco The Mood I’m In. Adesso, ritorna, con un tour estivo con molte più date – fra cui due in Sicilia – martedì 12 agosto al Teatro di Verdura di Palermo e mercoledì 13 agosto alla Villa Bellini di Catania – e con la sua Fabulous TH Band, più adatta a concerti rock.

«L’amore per il jazz e Frank Sinatra? Sin da quando avevo 17 anni. Ho incontrato “The Voice” alla Royal Albert Hall», racconta. «Mi ero intrufolato nel backstage e sono stato messo da parte dalla sicurezza quando Sinatra ha chiesto la mia storia. Ho spiegato che ero in una band e volevo cantare proprio come lui. Mi ha stretto la mano e mi ha augurato buona fortuna». Quarantacinque anni dopo quel ragazzino avrebbe cantato le canzoni del suo idolo nello stesso teatro in cui l’aveva sentito.

A 64 anni Tony Hadley è un signore elegante, cordiale, amabile, che, con qualche acciacco, porta benissimo la sua età, restando ben saldo sulla breccia: «Ho una vita che mi appaga in tutto, una famiglia con cinque figli e una moglie splendidi; ho ancora voglia di stare sul palco, la gente mi dimostra gradimento e applaude, e mi resta la curiosità di spingere la mia storia anche oltre la memoria e il passato. E sento la fortuna di poter ancora fare quello che amo, nel modo migliore». 

Nessun rimpianto per il passato e, in particolare, per la sua ex band degli Spandau Ballet. «Oggi canto le canzoni che mi piacciono, che la gente ascolta volentieri e chi mi appartengono in tutto e per tutto, fra queste anche Through the barricades o True», commenta. «Come sia finita la nostra avventura è una cosa molto triste, con molti errori, ma nessun rimpianto. I miei ex compagni sanno benissimo come sono andate le cose. Sono gli alti e bassi che si susseguono nella vita di tutti: ma con gli Spandau Ballet ci sono stati tempi e album bellissimi che non potrei mai rinnegare. Se tante persone mi ricordano per quel periodo, significa che cose buone ne abbiamo fatte. Ma chiamatemi ex cantante degli Spandau Ballet, per cortesia: una reunion non la farei neppure per un miliardo di sterline».

Cos’è per lei il successo dopo 40 anni di lavoro?

«Cercare di essere felice. Se sei felice sei senz’altro una persona di successo. Io come tutti ho up and down ma sono grato perché ho cinque figli stupendi, e mia moglie Alison. E poi per me fare musica, registrarla, cantarla, è fantastico. Il business della musica invece è terribile e sopravviverci, in effetti, è un grande successo».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *