Storia

Steve Wynn fra memorie e rock

– L’ex frontman dei Dream Syndicate pubblica l’album “Make It Right” a quattordici anni dal suo ultimo lavoro e lo fa uscire in tandem con il libro autobiografico “I wouldn’t say it if it wasn’t true”
 – «In ogni capitolo ho avuto idee per canzoni ispirate all’immersione profonda nel mio passato e viceversa. Le riflessioni si sono intrecciate dopo un po’, era un dialogo tra l’autore delle memorie e il musicista»
Il libro

A 64 anni è tempo di bilanci per Steve Wynn. Il carismatico leader dei Dream Syndicate ha attraversato pagine importanti della storia del rock americano e di cose da raccontare ne ha tante. Così ha deciso di raccoglierle nel primo volume di memorie, intitolato I wouldn’t say it if it wasn’t true (Non lo direi se non fosse vero) che esce venerdì 30 agosto in contemporanea con il nuovo album Make It Right, quasi a sottolineare la natura gemella delle due pubblicazioni. Come nel libro, attraverso le dieci tracce Steve Wynn – aiutato, tra gli altri, da Mike Mills, Vicki Peterson, Chris Schlarb (Psychic Temple), Emil Nikolaisen (Serena Maneesh) e Linda Pitmon (The Baseball Project) – ripercorre la sua vita, riflettendo sulle opportunità perse e prese, sugli amori trovati e persi, con la determinazione di arrivare da qualche parte.

«Ho scritto e registrato queste canzoni in tandem con il lavoro per I Wouldn’t Say It If It Wasn’t True, il mio libro di memorie che esce su Jawbone Press la stessa settimana di Make It Right, il mio primo album solista dal 2010», spiega l’ex frontman dei Dream Syndicate. «In ogni capitolo ho avuto idee per canzoni ispirate all’immersione profonda nel mio passato e viceversa. Le riflessioni si sono intrecciate dopo un po’, un commento reciproco tra ruminazione letterale e metaforica. Era un dialogo tra l’autore delle memorie e il musicista, una sessione di domande e risposte di un solo uomo, un dolce tiro al volo nel campo da tennis della mia mente. Quarant’anni di amore, musica, concerti…».

Il disco

Make It Right esce a quattordici anni dalla sua ultima prova solista ed è in qualche modo diverso dagli album precedenti. Dall’apertura di Santa Monica (la città dove Wynn è cresciuto) alla chiusura di Roosevelt Avenue (la strada di New York che attraversa il quartiere in cui oggi vive Wynn), scorrono suoni e atmosfere diverse: dal rock narrativo diretto ai suoni più sperimentali, incarnati dal ronzio elettrico e dalla voce sfocata di What Were You Expecting a un paio di canzoni dagli spigoli duri semi-live, canzoni che riportano alla mente i vari filoni musicali del Paisley Underground, il rock d’avanguardia degli anni Settanta, e anche alcuni elementi folk.

È un disco che profuma di alcol, che racconta di lunghe notti solitarie in un bar di periferia guardando nel fondo di un bicchiere vuoto. «Hai sentito quello sul figliol prodigo? / Si è trovato solo, lontano da tutti / Servire con cura un pedigree a brandelli / Come per dire che c’è stato un tempo in cui quello ero io», si chiede in Santa Monica, brano che rispecchia il libro e introduce l’album: un dialogo tra ricordi e musica. In Make It Right (Benedikt’s Blues), su una chitarra lenta e un pedale in acciaio, a metà strada fra Bob Dylan e Lou Reed, Steve Wynn riflette sulle possibilità di annullare i torti passati e di cogliere opportunità che scivolano tra le sue dita come la sabbia. 

In Madly canta un amore perduto mescolando l’oliva nel suo Martini mentre il jazz club sta per chiudere. Per poi chiedere un ultimo giro in Then Again, dove c’è tutto il suo amore per Lou Reed, per affrontare «un nuovo giorno e un nuovo regime, ma poi di nuovo, poi di nuovo», è più facile rimanere dove sei e andare «alla deriva lentamente lungo il torrente».

Non c’è solo disperazione e malinconia in questo album meravigliosamente rock: You’re Halfway There è un sogno ambizioso di successo, anche se c’è sempre la notte da fare da sipario incombente.

Make It Right è un album solista di Steve Wynn, soprattutto nei testi. Ma se la definizione più usata per descrivere The Dream Syndicate negli ultimi anni è stata che occupano uno spazio sonoro in cui «i Velvet Underground incontrano i Crazy Horse», allora Make It Right potrebbe essere anche un album dei Dream Syndicate.

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