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Playlist #76. Ghali, Geordie Greep, Epoque

– I segnali sonori più interessanti della settimana. «La canzone più importante della mia vita» per l’artista di origini tunisine: «Ho pensato di smettere quando mia madre si è ammalata di cancro per la terza volta»
– L’ex Black Midi fra Frank Zappa e Randy Newman. L’artista di origine congolese mette in musica il romanzo “Tram 83” dell’autore congolese Fiston Mwanza Mujila,  I singoli di The Cure, Vorianova, Nadia Reid, Dirotta su Cuba & Mario Venuti

“Niente panico”, Ghali

È «la canzone più importante della mia vita» scrive l’artista su Instagram, raccontando di averla ascoltata in ospedale, quando sua madre si è operata per un cancro, e di aver capito di aver scritto «una cura». Per questo – spiega – «dedico questa canzone a chiunque stia passando un momento difficile, per qualunque ragione, che sia lavoro, una malattia, un esame all’università, una guerra o un amore finito, perché qualunque problema di salute mentale merita rispetto e comprensione. Dedico questa canzone a chiunque stia passando un momento in balia della paura». Come quella che ha avuto lui per sua madre, cui un mese fa è stato diagnosticato il cancro per la terza volta. 

«La paura che mia mamma non riuscisse a superare l’operazione era sempre più forte», racconta Ghali. «In quei giorni mi facevo mille domande: cosa dovrei fare prima che entri in sala operatoria? Come devo passare questi ultimi giorni con lei? Dovremmo guardare dei film insieme? Basteranno le preghiere che abbiamo fatto insieme? Come affronterò il tour in arrivo? Ha senso che io stia scrollando tiktok? E se me ne pentissi? A cosa servono tutti ‘sti soldi e questo successo? Ho pensato più volte di smettere di fare musica e lo gridavo spesso in faccia a mia madre. Quei giorni mi sentivo solo. Spesso andavo a prendermi una boccata d’aria nel giardino dell’ospedale e quel giorno ero lì. Ho messo le cuffie e ho schiacciato play su “niente panico”. Mi emoziono e faccio sempre fatica a trattenere le mie lacrime quando ascolto questo brano, ma quella volta è stato particolarmente intenso. Il vento intorno a me si sollevò, ho sentito una carezza e le mie lacrime scivolavano sul viso fino a finire sul prato, i cespugli intorno si muovevano. In quei giorni ho avuto tanta paura, ma grazie a Dio l’operazione è andata bene. Quel giorno ho capito di aver scritto una cura, e per questo è la canzone più importante della mia vita».

“A Fragile Thing”, The Cure

“Questo amore è una cosa fragile”, canta Robert Smith nel nuovo singolo dei Cure, il secondo tratto dall’album Songs of a Lost World che la band inglese pubblicherà il 1° novembre. A Fragile Thing, che segue di un paio di settimane l’uscita di Alone, racconta pensieri e sentimenti tormentati. Qualcosa ha separato due persone, forse una cosa fatta dal protagonista e ora i pensieri sono cupi: “Non avrei mai pensato di portarti a rimpiangere quel che sono stato, ma tutto questo tempo da solo mi ha lasciato freddo e perduto”. E ancora: “Nulla che tu possa dire potrà cambiare le cose, dice lei / Non c’è niente che tu possa fare se non cantare / Questa canzone è una cosa fragile”.

La canzone, ha detto Smith, parla dei problemi che insorgono quando «siamo chiamati a scegliere tra esigenze che si escludono a vicenda e di come affrontiamo l’inutile rimpianto che si portano dietro queste scelte, anche se siamo sicuri di aver fatto la cosa giusta… Può essere difficile essere la persona che si ha veramente bisogno di essere».

A Fragile Thing era già nota ai fan dei Cure. È infatti uno degli inediti che la band ha suonato nell’ultimo tour. La prima esecuzione in assoluto è stata in Italia, il 4 novembre 2022 al Forum di Assago.

“Holy, Holy”, Geordie Greep

Questo ragazzo sa che non dovrebbe dire la parola “figa”. Il protagonista di Holy, Holy ha appena trascorso due minuti a parlare a una donna della sua reputazione sessuale – quanto sia conosciuto tra i guyanesi giapponesi e francesi, come sia come un dio per jihadisti e rivoluzionari – quando si imbatte in una battuta selvaggiamente sgradevole: «Scommetto che anche la tua figa è santa», dice rosicchiando la parola come se avesse una cannuccia da cocktail tra i molari posteriori. Non vuole dirlo, ma non può fare a meno, combattuto com’è tra le buone maniere e un’eccitazione paralizzante che può venire solo dall’essere profondamente solitario.

Quella “figa” è il perno di The New Sound, il disco solista di debutto dell’ex frontman Black Midi. Questo è un album pieno di ragazzi che sono assediati da una miseria che non possono comunicare, che li costringe a dire e fare cose che sanno che probabilmente non dovrebbero. Nei suoi 62 minuti, gli uomini nei bar, nelle discoteche e nelle sale riunioni sembrano quasi come se stessero gareggiando per vedere chi riesce a cadere più in basso. Questi uomini non sono gigachad (sportivi muscolosi) o alfa a caccia, anche se la maggior parte di loro aspira a esserlo. Sono fallimenti, raramente riescono ad andare a letto con una donna, anche quando stanno tentando di pagare per il sesso.

Quello di Geordie Greep è uno stile esagerato sulla scia Frank Zappa. È satirico, condivide un umanesimo assurdo e l’amore per il songwriting classico con Randy Newman (anche se è difficile immaginare quest’ultimo che canti una frase come: “Puoi venire più di 100 stalloni”). In The New Sound i suoi personaggi si fanno strada attraverso un mix di pub di salsa choppy, showtunes di metà secolo, smooth jazz, disco musica alla Isley Brothers, samba e una dozzina di altri stili alla Steely Dan.

“Boss (io & te)”, Epoque

L’artista di origine congolese Epoque pubblica il suo primo EP, intitolato Tram 83 e ispirato all’omonimo romanzo dell’autore congolese Fiston Mwanza Mujila. I testi dei brani mostrano l’abilità dell’artista nel raccontare delle storie attraverso le canzoni e sono una sorta di “upgrade” rispetto ai precedenti lavori di Epoque.

«Tutto l’EP si ispira al romanzo Tram 83. L’ho scoperto e letto per caso. Sembra una sceneggiatura più che un libro e io amo il cinema», racconta l’autrice. «Mi ha trasportato in un altro mondo. Inoltre, nella mia musica mi piace sempre omaggiare la cultura congolese, le mie origini ma anche raccontare storie comuni non solo ai ragazzi nati di seconda generazione come me». 

Sulle nuove sonorità e generi esplorati, dal sunshine pop al country, ha affermato: «non pubblico tanta musica, scelgo accuratamente singolo dopo singolo. Voglio che sia di qualità. Per questo era arrivato il momento di raccogliere tutto ciò che avevo registrato in un progetto unico. Ho sperimentato moltissimo sul sound e su vari colori dell’Afrobeat».Benché si tratti di 7 brani inediti e 4 singoli già pubblicati, il progetto si configura come un “EP”: «Lo sento più come un EP perché ci sono tantissime idee messe assieme, è meno coeso di un album. Un po’ come le persone diversissime che frequentano il bar Tram 43».

“Baby Bright”, Nadia Reid

A distanza di quasi cinque anni dall’uscita del suo terzo LP, Out Of My Province, Nadia Reid ritornerà il prossimo 7 febbraio con l’album Enter Now Brightness. Questo disco è il primo dopo che la musicista nativa di Dunedin si è trasferita nel Regno Unito ed ha avuto due bambine, Elliotte e Goldie. Il comunicato stampa spiega che la Reid era incinta durante la sua creazione e tormentata dalle nausee mattutine, ma l’imminente maternità e, più tardi, l’intricato processo di crescita della figlia, le hanno permesso di concentrarsi nuovamente sulla scrittura delle canzoni.

Nadia ha preparato l’album insieme al suo chitarrista di lunga data Sam Taylor e al produttore Tom Healy Il primo estratto si chiama Baby Bright, una sentimentale ballata al piano ispirata dalla nascita della sua prima figlia, ed è accompagnato da un video diretto da Sunbed (Oscar Keys & Ezra Simons). «Quando è nata la mia prima figlia, aveva degli enormi occhi azzurri e li ha ancora», racconta l’artista neozelandese. «E quando è nata ho avuto questa spinta davvero intensa a creare, mi sono sentita molto rinvigorita. Tutto sembrava più nitido e accessibile e tutto veniva a galla».

“Salina”, Vorianova

Dopo la pubblicazione a luglio del primo brano Tempi scueti, i Vorianova tornano con il nuovo singolo Salina, secondo estratto del prossimo progetto discografico della band. «La canzone è dedicata ai salinari di Trapani e Marsala. Salina porta con sé l’eco di uno dei mestieri più antichi della Sicilia, celebrando il duro lavoro dei salinari. La canzone racconta la vita nelle saline, dove il sale viene raccolto tramite un processo naturale di evaporazione dell’acqua marina, evocando un’immagine poetica e vivida di resistenza e resilienza umana: “Asciugati dal vento, cotti dal sole, bruciati dal sale”».

Il gruppo siciliano anche in questa occasione si distingue per il suo beat accattivante e un sound moderno che mescola sapientemente elementi di musica alternative, hip-hop, elettronica e rock. Con un ritmo pulsante e incessante, i suoni futuristici dei synth si fondono con le parole in dialetto isnellese, creando un mantra liberatorio che rende omaggio al mestiere dei salinari. Il nuovo album dei Vorianova sarà disponibile a novembre, sempre sotto l’egida della CNI Compagnia Nuove Indye, prodotto con gli arrangiamenti e la direzione artistica di Leonardo Bruno.

“In The Souk”, Dirotta su Cuba feat. Mario Venuti

Nuovo singolo per i Dirotta su Cuba e una nuova collaborazione col raffinato cantautore Mario Venuti proprio nell’anno che li vede compiere 30 anni di carriera dall’uscita del loro celebre brano Gelosia. I Dirotta su Cuba, guidati dalla storica frontwoman Simona Bencini, unica componente rimasta della line-up originale, realizzano nell’anno del loro Trentennale un brano che fonde la loro consueta formula dell’acid jazz italiano con il più moderno cantautorato siciliano. Il brano dal titolo esotico In the Souk infatti è scritto ed arrangiato dal cantautore polistrumentista siciliano David Florio che ha unito, per sua natura e formazione, il suo amore per la black music con la scuola cantautorale siciliana.

«In the Souk è una sfida e sono felice di affrontarla insieme ad un artista come Mario Venuti, cantautore che stimo molto che con determinazione e coerenza porta avanti da sempre il suo progetto artistico senza rinunciare alla sua personalità». commenta Simona Bencini. Alla quale replica Mario Venuti: «Negli anni Novanta il percorso dei Dirotta su Cuba correva parallelamente al mio, poi nel 2009 conobbi Simona con cui abbiamo condiviso una magnifica esperienza nel musical Jesus Christ Superstar. Ottanta repliche in giro per l’Italia interpretando lei Maddalena io Pilato. È stata l’occasione per la nascita di una bella amicizia che finalmente sboccia oggi in questo brano spumeggiante , ottima occasione per un rilancio della band simbolo dell’acid jazz nazionale».

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