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Playlist #69. Le potenti voci di Jessie Murph e Ste

– I segnali sonori più interessanti della settimana. Le straordinarie e potenti voci della diciannovenne cantautrice americana Jessie Murph e della campana nigeriana Ste, stella della prossima Notte della Taranta. Geordie Greep reinventa gli Steely Dan
– “We Pray” è il secondo singolo di avvicinamento dei Coldplay a “Moon Music”, il nuovo album in uscita il 4 ottobre. Il punk impegnato degli australiani Amyl & The Sniffers. E ancora i nuovi singoli di Fontaines DC, Magdalena Bay e Alex Puddu

“We Pray”, Coldplay feat. Little Simz, Burna Boy, Elyanna e Tini

Il nuovo singolo dei Coldplay, We pray, vi stupirà. Sia per la partecipazione di tanti ospiti – la rapper britannica Little Simz, la superstar nigeriana dell’afrobeats Burna Boy, il fenomeno R&B palestinese-cileno Elyanna e dell’argentina Tini – sia per le sonorità fra etno e rap che camuffano l’ormai ripetitivo pop corale della band di Chris Martin (ricorda Viva La Vida, non a caso le orchestrazioni, qui come allora, sono del torinese Davide Rossi, già al lavoro proprio su Viva La Vida And All His Friends).

Il singolo – che è stato presentato in anteprima dal vivo nel set da headliner di Glastonbury 2024 – è il secondo brano estratto dall’imminente nuovo album della band, Moon Music, in uscita il 4 ottobre 2024. La canzone esplora temi attorno alla ricerca della libertà e della fede, con una forte enfasi sulla preghiera come simbolo sia di fede personale che di fede divina in un potere superiore.

Il Music Of The Spheres World Tour dei Coldplay, iniziato nel marzo 2022 è diventato pochi giorni fa il secondo tour con il maggior incasso della storia con oltre 947 milioni, sorpassando il Farewell Yellow Brick Road di Elton John fermatosi a poco più di 939 milioni. In testa resta il miliardario Eras Tour di Taylor Swift.

“In The Modern World”, Fontaines DC

Il romanticismo dei Fontaines DC è turbato e ambiguo ed è evidente nelle sonorità. Romance avrebbe dovuto segnare una svolta, come potrebbe suggerire la copertina che vede i cinque ragazzi coloratissimi e bizzarri in stile Prodigy, invece non riesce a decollare. Anzi, sembra alimentato da una costante spinta e trazione tra elementi contrastanti. Pur mantenendo le oscurità e la malinconia del precedente album, ricerca la briosità e la meraviglia delle origini; Starbuster ha un inizio alla Beatles ma sembra poi sfiorare il rap e virare verso Eminem; esplosioni di orchestrazione lussureggiante sono sfumate dalla voce cruda di Chatten. E ancora: ballate chitarristiche come Horseness Is the Whatness, ispirata a James Joyce, e In the Modern World, l’elettronica della title track, il suono indie pre-Manchester alla John Peel in Favourite; l’amore adolescenziale della band per il nu-metal ed i riferimenti a Korn e Deftones.

Romance, alla fine, è un disco pop-punk, relativamente accessibile, soprattutto se confrontato con il precedente impegnativo e complesso album della band, Skinty Fia.

“I Hope It Hurts”, Jessie Murph

La diciannovenne cantautrice americana Jessie Murph è un altro nome da tenere sul taccuino. Pubblicherà il suo album di debutto, il cui titolo That Ain’t No Man That’s The Devil è tutto un programma, il prossimo 6 settembre tramite la Columbia Records. Nel frattempo, ha anticipato la graffiante ballata I Hope It Hurts.

Il progetto di dodici tracce, interamente co-scritto da Murph, presenta il singolo di platino precedentemente pubblicato Wild Ones (feat. Jelly Roll) così come Dirty (feat. Teddy Swims) e il suo duetto con Koe Wetzel, High Road, che ha già accumulato 50 milioni di stream di Spotify e contando, segnando il loro debutto più alto di sempre nella Billboard Hot 100 al n. 29. La cantautrice nota per brani come Son of a Bitch e Always Been You si muove «senza seguire un genere determinato», spaziando con la sua voce potente fra rap, country e R&B.

“Holy, Holy”, Geordie Greep

Gli Steely Dan sono tornati di moda da anni, ma nessuno ha inseguito Donald Fagen in modo così maniacale come fa Geordie Greep nel suo singolo solista di debutto. Holy, Holysi toglie la maschera: tra un accordo di seta di Broadway dopo l’altro, Greep mette in scena la sua rivoluzione della discoteca. «Dal momento in cui mi hai messo la mano sul ginocchio/sapevo che ti avrei avuto con facilità», sorride alla Pere Ubu, annunciando immediatamente uno dei suoi personaggi più lussuriosi e patetici di sempre. Gli accordi jazz e le chitarre dance-punk scattano dentro e fuori dal tempo, colpendo nel segno. Si danza follemente, fra Caraibi, rock, jazz e fumi di alcol. 

“Chewing Gum”, Amyl & The Sniffers

Terzo album in studio per Amyl & The Sniffers che annunciano Cartoon Darkness, in uscita ad ottobre. Tra le più esplosive band punk’n’roll degli ultimi anni, gli australiani guidati dalla carismatica Amy Taylor avevano già pubblicato il primo, energetico singolo U Should Not Be Doing That. Ad accompagnare l’annuncio del nuovo album il video del secondo singolo Chewing Gum.

«Cartoon Darkness parla della crisi climatica, della guerra, dell’intelligenza artificiale, di politica e del fatto che le persone pensano di essere d’aiuto avendo una voce online quando invece stiamo solo alimentando la bestia dei dati di Big Tech, il nostro dio moderno. Si tratta del fatto che la nostra generazione viene aggiornata costantemente di informazioni. Sembriamo adulti, ma siamo bambini rimasti chiusi in un guscio. Stiamo tutti ingurgitando passivamente distrazioni che non provocano nemmeno piacere, sensazione o gioia, ma solo intorpidimento», ha detto la frontwoman Amy Taylor. «Cartoon Darkness sta guidando a testa bassa verso l’ignoto, verso questo incombente abbozzo di futuro che sembra terribile ma che ancora non esiste. Un’oscurità infantile. Non voglio incontrare il diavolo a metà strada e rimpiangere ciò che abbiamo ora. Il futuro è un cartone animato, la previsione è oscura, ma è una novità. È solo uno scherzo. È divertente».

“That’s My Floor”, Magdalena Bay

“Sei senza forma, eppure sei ancora tu”, scrive il duo synth-pop di Los Angeles Magdalena Bay sui corridoi inquietanti del sito web di fantascienza che accompagna il loro secondo album, Imaginal Disk. È il tipo di approccio metafisico, tecno-spirituale che i fan della costruzione del mondo si aspettano: l’alt-pop di oggi non è estraneo alla pantomima e-girl ultraterrena e ai siti web immaginari, e Magdalena Bay si espande sul loro misterioso universo.

Nel corso di cinque anni, la fantasia vaporwave di Mica Tenenbaum e Matthew Lewin ha attraversato il misticismo post-internet e le filosofie new-age. Il loro acclamato debutto, Mercurial World del 2021 – una surreale discoteca argentea atterrata da qualche parte tra Grimes e Chvrches – era un pop iperspaziale cacofono e massimalista, vasto e infinito. Attraverso il pellegrinaggio kitsch del cerebrale Imaginal Disk, Tenenbaum e Lewin consolidano ulteriormente questa tradizione, ma le crepe nella matrice minacciano l’euforia dell’evasione online. 

“Lose Control”, Ste e Shablo

È considerata “un astro nascente della musica italiana”. E sarà la sua voce rabbiosa a brillare nella Notte della Taranta 2025 proprio con questa canzone, realizzata insieme con Shablo, maestro concertatore del tradizionale appuntamento dell’estate salentina a Melpignano. Da Lagos, in Nigeria, dove è nata nell’agosto del 1996, a Castel Volturno, con una voce prodigiosa che la fa spopolare sui social, sognare Sanremo e il riscatto del luogo in cui vive: Villaggio Coppola. È la storia di Stephani Ojemba, in arte semplicemente Ste, una cantante che mischia soul, jazz e i classici della musica napoletana: a ben vedere, un po’ la cartina di tornasole della sua vita.

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