Playlist

Playlist #61. Lola, Mabe, Radiodervish, Kaballà

– Le uscite discografiche più interessanti della settimana.  Da Londra l’indie rock graffiante di Lola Young, dal Messico la musica sperimentale di Mabe Fratte
–  Il ritorno dei Radiodervish e la celebrazione di “Fin’ a dumani” classico dell’autore catanese. Luca Di Martino è “L’Artista che non c’era”
– Il punk-rock di ribellione omosessuale e queer di The Irrepressibles. Il bizzarro EP dei Wilco e il sassofono anarchico di O, duo del sud di Londra
– Un po’ di classica con le ricerche del Quartetto Catania che finalmente vengono pubblicate. E il secondo singolo del nuovo album di Manu Chao

“Conceited”, Lola Young

Le canzoni feroci, divertenti e positive di Lola Young corrono lungo emozioni fuori misura. La cantante ventitreenne affronta con furore e energia tutto ciò che propone. This Wasn’t Meant For You Anyway, il primo album di Lola Young si muove a somiglianza dell’autrice: opulenti pezzi soul stanno in piedi accanto a brani indie crudi e graffianti, che raccontano le ansie e i problemi della periferia a sud-est di Londra. È una raccolta tanto potente quanto tormentata. 

Lola Young ha un grande talento per la narrazione. In Lola Young c’è tutto, pop raffinato, rap, rock, hip hop, blues nella maniera più moderna possibile da interpretare. La forza emotiva del suo dolore rende Conceited un piccolo gioiello musicale e di liriche. In contrasto, Walk On By, un inno incentrato sulla rinascita, irradia la levità catartica della “ragazza che starà bene”. 

“Kravitz”, Mabe Fratti

Mabe Fratti dice che la sua musica è come guardarsi in uno «specchio davvero buono» e fissare «tutti i pori della tua pelle». L’artista guatemalteca di Città del Messico suona in libertà corni, batteria e violoncello, spostandosi tra le strutture e le trame della musica sperimentale, post-rock, jazz e classica. Sentir que no sabes, il suo terzo album in otto mesi, è una dichiarazione di autodefinizione, che incoraggia ad essere in pace con tutte le tue insicurezze. È questa propensione a far sentire l’irregolarità come una seconda natura che rende Fratti così magnetica. 

Su Sentir, Fratti si avvicina più che mai a modelli pop e rock. Sono canzoni che cominciano a seguire forme più distinguibili e familiari, anche se continua a lussuriare nell’obliquo. Il singolo principale Kravitz è rock in piena regola, con una linea di basso grungy e un tamburo battente accanto ai testi paranoici. Ci sono ancora un paio di scosse, ovviamente: una chiave stridulante, un corno portentoso, una performance vocale tremante. Fratti ha il dono di creare piccoli drammi come questo. Come un serpente velenoso scivola attraverso la dissonanza e l’armonia senza esitazione.

“Yo Homo”, The Irrepressibles

Dopo l’uscita di Will You? a marzo, The Irrepressibles – veste creativa del compositore-cantautore-produttore Jamie – torna con questo nuovo brano, secondo singolo estratto dal disco di prossima uscita. Un pezzo dall’animo punk rock, una canzone di ribellione queer, una chiamata esplosiva alle armi, sfacciatamente orgoglioso e pieno di desiderio omosessuale. Il video, diretto dall’artista e drag performer londinese Joseph Wilson, coglie tutta la sua energia e mette insieme artisti della scena alt-queer per celebrare le loro identità attraverso la danza e il pogo in un magazzino dismesso.

«Yo Homo è un brano punk-rock di ribellione omosessuale e queer, e ovviamente c’è anche del divertimento» spiega Jamie. Il regista Joseph Wilson, a proposito di questa collaborazione racconta: «Yo Homo esplora la rabbia della gioventù queer e il potere di questa comunità. La canzone mi riporta alla mia adolescenza, quando mi ubriacavo negli skate park e ci divertivamo sotto i palchi ai concerti rock locali. È la canzone che avrei voluto ascoltare quando avevo 16 anni, e quella che ascolto ora con orgoglio e con una dolce nostalgia».

“Hot Sun”, Wilco

I Wilco sono stati un sacco di cose nella loro trentennale carriera, ma non sono mai stati una band EP. Dove altri artisti usano il formato come terreno di prova per nuove idee, i Wilco hanno sempre eseguito i loro esperimenti più selvaggi sui loro album in studio, e Jeff Tweedy ha storicamente favorito l’album e il lungo live set come forum per lavorare attraverso grandi idee e preoccuparsi di profonde incertezze. Hot Sun Cool Shroud ha apparentemente uno scopo simile.

Nel breve EP, ci sono molti Wilco diversi. Ci sono i Wilco pionieri rocker su Hot Sun, che stanno ancora cercando di capire le loro responsabilità nei confronti dei loro figli e di tutti gli altri. Ci sono i Wilco noisemakers su Inside the Bell Bones. Ci sono i Wilco preoccupati su Ice Cream, che si chiedono come qualcuno possa amarli. Ci sono i Wilco organizzatori di festival, i Wilco rocker dell’emicrania, i Wilco band country-rock, i Wilco goofballs, i Wilco Wilco. 

“Green Shirt”, O

Il sassofono, come James Blake ha recentemente detto in una recente intervista, è l’unico strumento di cui ha “cancellato” tutti i contributi dalla storia musicale. Il suo ragionamento? «Il sassofono è come il ragazzo alla festa che sniffa troppa coca e ti sta parlando della sua nuova idea di business». Ecco, è la premessa per accostarsi a WeirdOs, album di debutto del duo del sud di Londra O. Il sassofono di Joe Henwood, messo attraverso tutti i tipi di pedali ad effetto, suona come il ragazzo che ha fatto troppo uso di ogni tipo di droga. 

Ma questo album non sarebbe nulla senza la spettacolare batteria di Keary, che si batte con il potente drago sputafuoco che è il sassofono di Henwood e lo punteggia con battiti nitidi e scattanti. È tutto, certamente, incredibilmente conflittuale. C’è poco spazio per respirare. Da seguire.

“São Paulo Motoboy”, Manu Chao

Manu Chao è tornato: il cantante francese spagnolo ha annunciato il suo primo album in studio dai tempi di La Radiolina del 2007. Il nuovo album, Viva Tu, esce il 20 settembre. Chao ha condiviso la canzone del titolo il mese scorso e, oggi, ha pubblicato il nuovo singolo São Paulo Motoboy. Negli ultimi anni, Manu Chao ha collaborato con Sofia Kourtesis, Bomba Estéreo e altri. Gli ospiti del suo nuovo album includono Willie Nelson e la cantante francese Laeti.

“Giorni senza memoria”, Radiodervish

Dagli Area a Franco Battiato, passando per lo chansonnier franco-greco Georges Moustaki e il cantautore berbero Idir, i Radiodervish esplorano quattro loro autori di riferimento in Cuore meridiano (Cosmasola Edizioni Musicali), nuovo progetto discografico comprendente, inoltre, una rivisitazione in chiave più rock di Giorni senza memoria, il brano inedito che aveva segnato l’incontro tra la formazione di Nabil Salameh e Michele Lobaccaro e Massimo Zamboni dei Cccp (poi Csi).

Gioiello musicale, Cuore meridiano comprende, dunque, quattro brani provenienti da autori mediterranei che hanno plasmato l’anima e la sensibilità della formazione pugliese e che per i Radiodervish rappresentano un messaggio necessario per la nostra epoca.

“Fin’ a dumani” Sicily Folk Orchestra feat. Kaballà

Trentatré anni fa, Kaballà esordiva nel panorama musicale italiano con Petra Lavica, un album rivoluzionario che ha segnato una svolta nella musica folk/rock del nostro Paese. Oggi, la Sicily Folk Orchestra celebra questo anniversario con un nuovo e suggestivo arrangiamento di Fin’a dumani , una delle tracce più amate dell’album, cantata dallo stesso Kaballà. Il nuovo arrangiamento della Sicily Folk Orchestra vuole rendere omaggio a questo straordinario lavoro, riportando alla luce l’energia e la passione che hanno caratterizzato l’originale, con la speranza che possa essere un inno al cambiamento musicale portato avanti da Comusì – Coesione Musicale Siciliana.

«Rivisitare Fin’a dumani è stato come fare un viaggio nel tempo», ha commentato Pippo “Kaballà” Rinaldi. «La Sicilia è terra di mille contraddizioni, di bellezza e di decadenza, di fasti e di rovinosi crolli. Fin’a dumani è un urlo: di rabbia, di passione, di disillusione, di speranza, di dolore e di amore. È un inno collettivo all’orgoglio, alla solitudine e all’unicità di ogni siciliano».

“Mare di naufraghi”, Luca Di Martino

Questo brano, insieme con Il richiamo e l’abbandono, titolo del suo nuovo album, ha consentito all’artista siciliano di vincere nella “Sezione Strumentale” della XI edizione del concorso “L’Artista che non c’era”. È stato scelto fra 275 iscritti (fra sezione “generale” e “strumentale”) e dopo varie selezioni. Al termine, la Giuria di Qualità ha decretato la vittoria assoluta di Luca Di Martino per la sezione strumentale. 

I due brani (insieme a quelli degli altri quattro finalisti della sezione strumentale) saranno inseriti nell’Audioteca Nazionale del progetto CO2 (www.co2musicaincarcere.it) ideato da Franco Mussida, curato dal CPM in collaborazione con SIAE e Ministero di Grazia e Giustizia, con lo scopo di educare all’ascolto e dare sollievo all’interno delle carceri italiane. Inoltre, a Luca saranno garantite tre partecipazioni a Festival o Rassegne di importanza nazionale, dove potrà esprimere al meglio il proprio percorso artistico. La premiazione avrà luogo il prossimo 5 luglio a Milano presso il CPM.

“Giovanni Pacini – Quartet No.2 in C major: II. Minuetto”, Quartetto di Catania

Dopo un lunghissimo lavoro di ricerca musicologica, è stato portato a termine dalla TRP MUSIC Label & Publishing il primo volume della collana “Quartetti d’Archi in 3P”. Nato da un’esplorazione di Augusto Vismara e Gaetano Adorno intorno al mondo del quartetto d’archi dell’Ottocento italiano, il lavoro si è concentrato poi intorno a tre compositori catanesi: Giovanni Pacini, Salvatore Pappalardo e Pietro Platania. Le rarissime composizioni, recuperate dopo una vera e propria caccia al tesoro tra centinaia di documenti, sono state selezionate, trascritte e incise dal Quartetto di Catania, formazione appositamente nata per interpretare e divulgare questo repertorio, composta da Augusto Vismara al primo violino, Marcello Spina al secondo violino, Gaetano Adorno alla viola e Alessandro Longo al violoncello. Il lavoro è stato concepito per riportare alla luce delle vere e proprie perle di bellezza mai incise prima. L’album, primo di una decina di volumi, è impreziosito in copertina da un’opera di Federico Severino.

«Uno sguardo sinottico su un periodo, su un genere strumentale, su questi compositori ingiustamente trascurati ci sembrava doveroso», affermano i componenti del Quartetto di Catania. «Appariva a noi singolare che un’intera produzione cosiddetta “minore” fosse quasi del tutto dimenticata, per il semplice fatto che nessuno si preoccupasse di eseguirla, inciderla, renderla pubblica. Siamo convinti che questa iniziativa discografica possa contribuire a ridestare un interesse che vada ben oltre la semplice curiosità per delle musiche cadute in oblio. Ci auspichiamo che tale interesse possa esser coltivato sia nell’ambito esecutivo che in quello storico-musicologico. La bellezza, l’originalità e la sapienza musicale che abbiamo riscontrato fra le pagine di queste opere ci fanno ben sperare in tal senso».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *