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Playlist #54: via i confini fra generi

–  Da Willow un album importante, combinazioni di diverse musiche. È invece una proposta “non seria” quella di John Cale per dimenticare i mali del mondo
– Potente nuovo singolo della band romagnola Yesterday Will Be Great. Ritrovano l’energia perduta i Kings of Leon con l’album “Can We Please Have Fun”
– Il “Britpop” sperimentale, futurista e giocoso di A. G. Cook e il tuffo nel passato dei Dehd. E ancora: Massimo Pericolo ed Aiko ingiustamente “bocciata” all’Eurovision

“symptom of life”, Willow

La voglia di viaggiare musicale e filosofica di Willow negli ultimi nove anni è stata estenuante: neo-soul, pop-punk, empowerment-core, metal, punk. Non è mai stata a corto di idee, ma anche il meglio del suo lavoro precedente finisce come la scrittura di graffiti a mano libera: colorata ed espressiva, certo, ma spesso privo dell’attenzione e della precisione del particolare. L’album empathogen è la sua offerta più matura e completa di sempre, anche se la sua scrittura a volte può essere superficiale come una bozza di tweet abbandonata.

Le influenze dei suoi ultimi due album sono state spinte ai margini da una fusione più ambiziosa: «Jazz, funk e un po’ di pop», come ha detto di recente a Vogue Australia, insieme al raga indiano, che lei individua nelle «vibrazioni indigene e cerimoniali» del canto della gola dei nativi americani e del canto gregoriano. Questo ibrido dà forme alla tentacolare False self, che combina bassi funky, esplosioni di batteria profonde e voci impilate che si gonfiano e si contraggono come il vago attacco di panico che Willow descrive nel suo testo. Gran parte della musica di empathogen è splendida e ben arrangiata, saltando tra proggy pop fusion e potenti esplosioni di free jazz. Anche quando le parole sembrano usa e getta, le trame delle tracce sono ricche e invitanti. In una recente intervista con Billboard, Willow ha definito empathogen il suo «primo album per adulti». È certamente il suo progetto più espansivo e musicalmente raffinato fino ad oggi.

“(Other) Points Of You”, Yesterday Will Be Great

Il trio Yesterday Will Be Great, noto anche con l’acronimo YWBG, marchia il proprio 2024 con questo energico nuovo singolo dal sound tra post-rock e psichedelia, krautrock e shoegaze, capace di esprimere grande potenza in sottrazione minimalista.

Dopo il primo album The Weather Is Fantastic del 2022, per una svolta del tutto strumentale immortalata con la supervisione di Nicola Manzan (Bologna Violenta, Ronin), (Other) Points Of You fa da ponte tra il passato e il futuro della band romagnola, che spiega: «(Other) Points Of You è (ri)nato dall’esigenza di dare forma completa e definitiva al brano di apertura, Points, del nostro ultimo album The Weather Is Fantastic. Il brano ha iniziato a prendere forma all’epoca, durante le session di registrazione, ed è stato inserito nell’album in forma di intro, con l’idea di svilupparlo successivamente». 

Le chitarre restano in mano al deus ex machina Simone Ricci (ex Kisses From Mars e già solista con il progetto The Nude, nonché co-produttore artistico dell’etichetta Blooms Recordings), che con la sua personale cifra stilistica delinea traiettorie visionarie, mentre al basso c’è Giuseppe De Domenico, che garantisce robustezza con la sua decennale esperienza. La batteria imprime adesso un nuovo corso alla sezione ritmica con l’arrivo di Marco Baldini, polistrumentista eclettico formatosi con il punk e in continua evoluzione.

“Nowhere to Run”, Kings of Leon

Le recenti prove della band americana non erano state entusiasmanti. Tutt’altro. E si pensava che dopo l’exploit di Only by the Night (2008) la loro energia si fosse dispersa. Anche il titolo del nuovo album, Can We Please Have Fun, non suscitava speranze.  Quindi è una felice sorpresa trovare un album fresco e lucido e una rinnovata energia. I brani sono più scintillanti, i tempi più vari e le trame sonore più allegre, come se alla band fosse stata data una rasatura pulita e un asciugamano caldo profumato al limone. Potente e giocoso.

“Shark-Shark”, John Cale

L’anno scorso, la leggendaria figura John Cale, uno dei due membri sopravvissuti dei Velvet Underground, ha pubblicato l’eccellente album solista Mercy. Il mese prossimo, seguirà un nuovo: POPtical Illusion. Lui ha 82 anni e sta mantenendo il ritmo di un album all’anno. Dopo il primo singolo How We See The Light, Cale ha anticipato un’altra nuova canzone dal titolo divertente –  Shark-Shark – basata su un vivace ritmo elettronico. In pratica, ha inventato l’idea di un aggressivo drone rock’n’roll e sa ancora come usarlo. Il brano ronza con autorità e ha un video bizzarro incentrato sulla danza della regista Abigail Portner. «A volte, scrivi una canzone puramente per un umore», ha spiegato Cale. «Shark-Shark ha due versioni, entrambe sono un tentativo di trovare umorismo nella musica. Quando senti troppo del mondo reale, la migliore diversione è qualcosa che ti fa sorridere. Ecco, questo è l’obiettivo: essere “non seri”. È stato molto divertente!».

“Straniero RMX”, Massimo Pericolo feat. Tedua e Neima Ezza

È una delle migliori sorprese della scena musicale degli ultimi anni e uno dei più apprezzati autori di testi della nuova generazione: Massimo Pericolo, a pochi giorni dalla certificazione del Disco di Platino per il suo ultimo disco, Le cose cambiano, ottenuta in pochi mesi, torna con una nuova versione del brano già disco d’oro, in feat. con Tedua, con un altro artista scelto ad hoc per questa traccia, Neima  Ezza, origini marocchine e cresciuto tra i quartieri di Baggio e San Siro a Milano, che a soli 21 anni è già diventato un punto di  riferimento tra le nuove realtà.   Un trio esplosivo che unisce tre dei talenti più rappresentativi della scena urban italiana. Particolarissimo il videoclip, diretto da Davide Vicari (uno dei più apprezzati autori di videoclip del momento: già al lavoro con Ghali, Capo Plaza, Geolier e Lazza, tra gli altri), che utilizza la tecnica dello stop motion a passo due, impiegando come materiale esclusivamente la plastilina. Le scene di playback, invece, combinano questa tecnica con un composting dei volti di ognuno degli artisti, su corpi anch’essi ricreati in plastilina.

“Pedestal”, Aiko

Avrebbe meritato sorte migliore Aiko con questo, un pop-rock fresco, frizzante, allegro, sullo stile di Caroline Polachek. Invece, la rappresentante della Repubblica Ceca, è stata tra le bocciate della seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest, che ha invece aperto le porte della finale a proposte molto pacchiane provenienti dai Paesi dell’Est europeo.

La canzone è descritta come un inno all’amore proprio e un inno post-rottura, e «sottolinea la determinazione a dare priorità all’indipendenza. Evidenzia l’importanza di mettersi al primo posto di fronte alle avversità e a qualsiasi relazione tossica», spiega la venticinquenne cantautrice di origine russa (è nata a Mosca). Il brano è il primo singolo del terzo album in studio di Aiko, intitolato Fortune’s Child.

“Mood Ring”, Dehd

La musica della rock band di Chicago Dehd è due cose: spietatamente accattivante e meticolosamente da campo. Il più grande successo del trio fino ad oggi – Bad Love del 2022 – è stata una corsa glam. Ora, il loro quinto album – Poetry – arriva in un vortice di pop-punk impertinente: le chitarre stop-start dell’apertura di Dog Days accompagnano i testi gocciolanti di melodramma adolescenziale. Più tardi, si rivolgono al sound americano (Hard to Love), combinano l’anima indie e vintage per l’irresistibile Mood Ring – una storia squallida e sdolciata di lussuria inaspettatamente ricambiata – e, su Necklace, fondono abilmente country e grunge. Poetry fornisce ancora una ulteriore e ampia prova che i suoi autori sono esperti nell’intrattenimento e nel resuscitare l’emozione dalla storia del rock.

“Soulbreaker”, A. G. Cook

Non lasciatevi ingannare dal titolo dell’album, Britpop. Dimenticatevi Oasis, Blur e tanto più i Beatles. A. G. Cook semmai ci proietta nel futuro del britpop, che è sperimentale ed elettronico, giocoso e scintillante. Dalla sua rivoluzionaria etichetta PC Music alle sue collaborazioni variegate (Charli XCX, Caroline Polachek), la sua strana produzione lucida si è infiltrata nel panorama della musica moderna. Come produttore, è stato un’iniezione di adrenalina essenziale nella musica moderna: non solo re-energizzando alcuni dei più grandi musicisti del XXI secolo, ma anche ispirando l’ultima generazione di band britanniche.

In questa sua ultima uscita – un’odissea di tre dischi che esamina “Past”, “Present” e “Future” della musica – Cook ci fa passare attraverso pezzi di sound industriale (You Know Me) prima di iniettare rapidi ritmi EDM (Prismatic), suonando come se Nine Inch Nails fosse un gruppo pop. La gioia della produzione musicale di Cook è la sua abilità nel ridimensionare piccoli dettagli e sfruttarlo espandendolo fino a renderlo irriconoscibile. È chiaro che è ossessionato dal suono perché vuole spingerlo agli estremi assoluti. 

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