Storia

Peggy Gou, la regina della musica elettronica

– La dj e producer coreana sarà protagonista dell’estate festivaliera italiana il 21 giugno a Camaiore per “La Prima Estate” e il 14 agosto al Panorama Festival di Santa Cesarea Terme nel Salento
– La “Gou mania” ha contagiato Coachella, Cannes e Montecarlo e ora è uscito il disco “I Hear You”. Ha inventato il sound “K-house” crescendo nella techno di Berlino, dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità
– «Come donna e come asiatica sono stata vittima di discriminazioni, ma quello è diventato il mio carburante. Ho pensato: “Mi sminuisci? Ti dimostrerò che ti sbagli”». E ha avuto ragione

Nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità stilato dall’Unesco si va dalla lingua, danza e musica del Garifuna all’Opera dei pupi siciliani – fra le prime a essere inserite nel 2001 –, dal canto a tenore sardo al Tango, dalla tradizione turca dei menestrelli Âşıklık alla gastronomia francese, dal flamenco alla Liuteria tradizionale cremonese, dalla pesca di gamberetti a cavallo a Oostduinkerke (Belgio) alle Feste italiane delle grandi macchine a spalla, dal rebetiko alla pizza napoletana, dal canto lirico in Italia alla transumanza. Ultima a entrare in questa lista, che include usanze del patrimonio intangibile e sensibilizza la popolazione alla loro salvaguardia, è la techno di Berlino, dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità, includendo non solo la musica, ma anche i club, i rave, i festival e tutti i luoghi, e i non luoghi, che hanno costruito la controcultura, e continuano a farlo. 

La techno e le sue sfumature sono uno dei generi musicali in più rapida crescita in termini di ascolto, produzione e fatturato. Dagli anni Settanta, Berlino ha visto i più grandi artisti registrare almeno un album lì, lo stesso David Bowie «non aveva il minimo dubbio sulla futura direzione della musica, che per quanto mi riguarda è in Germania». 

Peggy Gou, classe 1991, è nata a Incheon, Corea del Sud

Ribattezzata culla dell’avanguardia elettronica, Berlino è ancora la città residente di molti artisti, per lo più dj. Tra questi, è Peggy Gou. Da Seoul, è la più giovane artista coreana ad aver suonato nei migliori club di Berlino come Berghain. Donna coreana in una scena dominata da uomini bianchi, Gou, 33 anni in luglio, ha orchestrato la sua vertiginosa ascesa, immergendosi nella scena elettronica di Berlino dopo essersi trasferita nella capitale tedesca dieci anni fa. Il 2023 è stato il suo anno d’oro, con due canzoni che sono entrate in tutte le classifiche mondiali, la prima (It Goes Like) Nanana – ispirata alla canzone del 1998 di ATB 9PM (Till I Come) – è un successo con un ritornello melodico, una risposta spensierata a tutte le domande e un motto per vivere la vita in un mondo leggero, che le è valso anche un premio radiofonico della BBC per la migliore traccia dance, una copertina tedesca di Vogue, una nomination al BRIT Award 2024.  La seconda è l’impresa con Lenny Kravitz in I Believe in Love Again, entrambi singoli del suo album, uscito lo scorso 7 giugno, intitolato I Hear You

Anche se tutti la conoscono come DJ, pochi sanno che Peggy ha anche una laurea in Fashion Design e, spesso, frequenta le passerelle delle più importanti Maison. Oggi è la regina della musica elettronica, la beatmaker più cool del momento che ha ipnotizzato col suo innovativo sound “K-house” oltre due milioni e mezzo di follower. Lo scorso mese è stata ovunque: ha chiuso Coachella Festival in California, ospite al gala AmfAR di Cannes e al Gran Premio di F1 a Monaco. E quest’estate è pronta a travolgere con la “Gou-Mania” tutti i dance lovers italiani con due date spettacolari: il 21 giugno a Camaiore per il Festival “La Prima Estate” e il 14 agosto in Salento, al Panorama Festival che si svolge nella Salento Arena di Santa Cesarea Terme.

«Amo l’estate, sono una cacciatrice di sole. E, quindi, amo l’Italia, soprattutto in estate, non solo per il sole, ma anche per il cibo», commenta. «È un posto dove le persone condividono passione e amore pazzesco, come musicista quando suono sento un’energia molto forte. Chissà, forse in una vita passata ero italiana. Quando gli italiani ti amano, ti amano. D’altra parte, quando ti odiano, ti odiano».

Peggy Gou è arrivata alla console giocando con l’audiolibro “King Zing’s Gong Song”, legato al mondo dei suoni. A 8 anni ha cominciato a suonare il pianoforte, avvicinandosi alla musica classica, per arrivare alla musica elettronica all’età di 16 anni. Non nasconde l’influenza della cultura coreana: «C’è un artista coreano K-pop che ascolto da quando ero bambina Uhm Jung-hwa, con cui ora ho la fortuna di essere anche amica».

Nell’album I Hear You reinterpreta la musica house degli anni Novanta con un tocco moderno. Il disco contiene dieci tracce: canzoni popolari come Nanana, che sono facili da cantare, così come tracce più orientate al pop come I Believe in Love Again, con Lenny Kravitz. La sua identità coreana è intrecciata in tutto l’album. La traccia I Go gioca sull’esclamazione coreana “aigo”, mentre Seoul City Peggy Goo incorpora strumenti tradizionali coreani come il gayageum, mescolandoli con ritmi dance.

Per arrivare a sedersi sul trono di regina della musica elettronica, Peggy Gou ha affrontato il razzismo, il sessismo e la gelosia. Contro ogni previsione, ha perseverato, affermandosi attraverso il suo talento. È salita in cima come DJ e musicista, mostrando anche il suo senso per l’eleganza attraverso il suo marchio, Kirin. «Ci sono stati momenti in cui mi sono sentita inferiore e non qualificata a causa della discriminazione e del disdegno che ho affrontato», ricorda. «Ma quello è diventato il mio carburante. Ho pensato: “Mi sminuisci? Ti dimostrerò che ti sbagli”. Più ho avuto successo, più attacchi e voci infondate ho dovuto affrontare. Ma l’ho visto come uno stimolo positivo; essere colpita ti rende più dura. Ora, ho raggiunto un punto in cui posso godermelo. Quando qualcuno mi critica, penso: “Questo significa che vado bene”».

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