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Patti Smith: devo tutto a Pasolini

– La “sacerdotessa del rock” martedì 3 settembre a Ostia Antica celebra il suo maestro con uno spettacolo inedito. «A New York negli anni Sessanta era considerato un maestro da tutti noi»
– Il fatidico anno 1975 con l’uccisione del poeta italiano e l’uscita dell’album “Horses”. «Dopo aver scritto quel disco, ho capito che Gesù Cristo è un rivoluzionario e l’ho capito grazie a Pier Paolo»
– «Cinquant’anni fa ero una ragazza che imbracciava la sua prima chitarra elettrica e voleva salvare il rock and roll. Lascio quella battaglia alle nuove generazioni e mi limito ad essere un buon esempio»

«Quand’ero piccola, volevo farmi suora e andavo sempre in chiesa. Conobbi Pasolini tramite il Vangelo secondo Matteo e da allora ho capito che Dio era un rivoluzionario, che io non avrei fatto la suora e che Pier Paolo è stato in qualche modo la persona che mi spinse a essere ciò che sono oggi, e cioè una rockstar che scrive anche poesie». 

Pier Paolo Pasolini, per Patti Smith Pasolini, è stato un faro alla fine anni Sessanta, quando a New York frequentava il Village e lei, Andy Warhol e Robert Mapplethorpe andavano al cinema a vedere il film del regista e scrittore italiano.  «Pasolini a New York negli anni Sessanta era considerato un maestro da tutti noi», ricorda. «Andare a vedere i suoi film era un rito. Ricordo che una volta mi recai al cinema con il mio amico Mapplethorpe e in sala si erano già sistemati Warhol, Morrisey, tutti i poeti e gli artisti che come noi lo studiavano e s’ispiravano a lui».

Pier Paolo Pasolini 5 marzo 1922 – 2 novembre 1975

La rivoluzione intellettuale di quell’italiano infiammava gli ambienti culturali di New York. «È stato per me un grande insegnante, un grande artista», sottolinea Patti Smith oggi settantasettenne. «Pasolini offriva una nuova possibilità, un nuovo modello. Un mentore, culturalmente completo, poiché era riuscito a lanciare un ponte tra l’arte, la poesia e la politica. Profondamente spirituale e politico al tempo stesso. E poi c’era l’uso libero del linguaggio e dei mezzi di comunicazione: pittura, cinema, poesia. Ci sono state persone che hanno lavorato per questa poetica fusione tra politica e arte, su tutti Allen Ginsberg, ma Pasolini rimane ad oggi insostituibile. La sua freschezza, la sua capacità educativa e rivoluzionaria è ancora dentro la nostra coscienza».

Sacerdotessa del rock, passionaria, poetessa, sciamana, cantante, autrice, Patti Smith ha sempre nutrito un amore profondo per l’autore di Scritti corsari, celebrandolo spesso, nelle sue canzoni, nelle poesie e nella vita. E martedì 3 settembre tornerà ad Ostia Antica, dove si era recata nel 2011 e nel 2018 andando al memoriale in via dell’Idroscalo, dove il poeta di Casarsa è stato ucciso, per presentare Pasolini and the sea, un live unico pensato appositamente per un palco che continua a vivere in un dialogo costante tra passato e presente, archeologia e contemporaneità. Patti Smith non è nuova ad iniziative in memoria di Pasolini. Nel 2015 si era recata a Casarsa, città natale di Pasolini. Inoltre, aveva suonato al Concert for Pasolini di Udine, per il quarantennale della sua morte.

La copertina dell’album “Horses”

Proprio in quel 1975, in cui Pasolini venne a mancare, nasceva la figura artistica di Patti Smith, con la pubblicazione di Horses, suo primo album, considerato una vera e propria pietra miliare della storia del rock.

«Dopo aver scritto il disco Horses e la canzone Gloria, ho capito che Gesù Cristo è un rivoluzionario, il Gesù del Vangelo secondo Matteo è l’uomo tra gli uomini e per gli uomini. E l’ho capito grazie a Pasolini, che mi ha aperto una nuova strada a Cristo. Un Cristo visto semplicemente per come è, anziché mutuato dal ritratto che ne dà la religione. Pasolini è stato un maestro che mi ha insegnato ad avere uno sguardo nuovo su tanti temi, come sulla figura di Gesù».

Paradossalmente religione e moralismo diventano punti di contatto fra due rivoluzionari iconoclasti. «È vero. Io sono moralista nella misura in cui seguo alcuni codici imprescindibili che altro non sono che i semplicissimi insegnamenti di Cristo: amarsi l’un l’altro, aiutarsi, essere più compassionevole e lasciare la libertà agli altri. Ma Pasolini bilanciava perfettamente il suo forte codice morale e la sua assoluta libertà nell’esprimersi. Un’altra lezione: lui sapeva già cosa avrebbe portato la globalizzazione. Trovo vera un’affermazione di Pasolini: “Stiamo diventando troppo materialisti”. Era già allarmato della deriva materialista della nostra cultura. Un insegnamento da tenere a mente oggi come non mai. La società attuale manca totalmente di morale. Così come manca totalmente l’uso della parola “amore”, a cui Pasolini tendeva». 

Patti Smith con la sua band composta da Jackson Smith alla chitarra, Tony Shanahan al basso e tastiere e Seb Rochford alla batteria

Nel 1975, quando usciva Horses, c’era ancora il Vietnam. Oggi ci sono l’Ucraina, Gaza… «È terribile notare come ancora oggi ci siano conflitti, genocidi», si rattrista Patti Smith che, insieme a Michael Stipe, Caroline Polachek e altri colleghi, ha firmato di recente un appello al presidente americano Joe Biden per chiedere «un immediato cessate il fuoco a Gaza e Israele prima che un’altra vita venga persa». 

Cinquant’anni fa, l’album Horses rappresentò un vero è proprio spartiacque nel modo della musica rock, traghettando dal passato nel futuro nuove sonorità e intenti indelebili. Il meno elettrico dei suoi dischi degli anni Settanta, convulso, originale, punk, è un lavoro unico, fondamentale, che segna l’ingresso di un nuovo linguaggio musicale, ancora oggi di un’attualità sorprendente, che ha influenzato e ispirato molti musicisti, tra cui, storia ormai nota, l’allora giovane Michael Stipe, futuro leader dei Rem. Da Gloria, cover del brano di Van Morrison, che apre il disco, a Redondo Beach dal ritmo reggae, nato dopo una violenta lite con la sorella, ai lunghi nove minuti di Birdland, suite di piano voce e chitarra. E ancora Free MoneyKimberly dal tocco new wave, Break it up dove emerge la chitarra di Tom Verlaine, fino a Land vero capolavoro del disco, divisa a sua volta in tre momenti, e all’ultima traccia Elegie

A 50 anni da “Horses” sento dentro di me la ragazza che imbracciava la sua prima chitarra elettrica e voleva salvare il rock and roll. Lascio quella battaglia alle nuove generazioni e mi limito ad essere un buon esempio. Il rock è una voce culturale che appartiene alla gente e include la rivoluzione, il sesso, la poesia, l’energia, la consapevolezza politica, tutto

«Riascoltandolo oggi cinquant’anni dopo, vedo una ragazza giovane e senza paura che crede che tutto sia possibile. Fra poco avrò 80 anni, eppure sento dentro di me la ragazza che imbracciava la sua prima chitarra elettrica e voleva salvare il rock and roll. Lascio quella battaglia alle nuove generazioni e mi limito ad essere un buon esempio. Il rock è una voce culturale che appartiene alla gente e include la rivoluzione, il sesso, la poesia, l’energia, la consapevolezza politica, tutto. Salvarlo significa usarlo nella sua valenza globale».

Ad accompagnare Patti Smith nello spettacolo Pasolini and the sea, che martedì 3 settembre ad Ostia Antica farà rivivere le parole del grande poeta, sarà una band composta da Jackson Smith alla chitarra, Tony Shanahan al basso e tastiere e Seb Rochford alla batteria.

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