Storia

Mora, un’artista sbocciata sulla strada

– È il nome d’arte della siracusana Cristina Di Falco entrata fra i finalisti del “The Busking Contest” di Lavagna. La sua storia di musicista di strada
– Dopo aver “conquistato” Piazza Maggiore a Bologna, adesso «voglio arrivare a un punto in cui posso vivere di musica, essere una cantante a tutti gli effetti»
– Sabato 6 luglio sarà ospite delle Feste Archimedee in svolgimento a Siracusa. Due delusioni televisive e il debutto da cantautrice con il brano “Edera”

Mentre era una studentessa alla Tufts University, Tracy Chapman cantava e suonava la chitarra nella vicina Harvard Square, un luogo così desiderato dagli artisti di strada per il suo intenso traffico pedonale tanto che bisognava ottenere un permesso dal Cambridge Arts Council per esibirsi lì. Mora, all’anagrafe di Siracusa registrata nel 1997 come Cristina Di Falco, può dirsi sulla buona strada. Da cinque anni vive a Bologna, dove si è laureata al Dams e dove potete incontrarla mentre suona sui marciapiedi della città della Torre degli Asinelli. «Ho cominciato nelle vie secondarie, dove il Comune mette a disposizione gli spazi, un po’ dove è concesso. Da meno di un anno ho un mio spazio in Piazza Maggiore», racconta. «Prima bisognava suonare da altre parti e solo dopo il Comune approvava la piazza. Adesso è diverso». 

Mora, nome d’arte di Cristina Di Falco, mentre suona in una giornata di pioggia in piazza Maggiore a Bologna

Insomma, piazza Maggiore come la Scala dei buskers. Ed è lì che quasi ogni giorno si organizza Cristina, pardon Mora, con la sua chitarra e la sua valigia di artista con dentro cavi, cavetti, microfono e amplificatore. E, naturalmente, custodia dello strumento dove convogliare le libere offerte dei passanti. «Nell’oretta, massimo oretta e mezza, quanto ti impone il Comune, raccolgo in media di 30/40 di euro», confessa. «Qualche giornata l’ho chiusa con 8 euro, altre con 100». 

Poca cosa. E per campare Cristina si sdoppia, lavorando come cameriera in un ristorante greco. Scelta, chissà, forse per la sua carnagione scura, dalla quale deriva il nome d’arte Mora. «Per le mie origini siciliane, per la mia carnagione e anche per richiamare le Teste di Moro che sono un simbolo della mia terra».

Mora cerca di attirare e sedurre i passanti cantando brani di Amy Winehouse, Ed Sheeran, «ma ho anche un repertorio italiano: Elisa, Levante, qualcosa dei Pinguini Tattici Nucleari, oppure brani classici come Destinazione paradiso di Gianluca Grignani o La sera dei miracoli di Dalla. Cerco di interpretarli in una chiave personale. E ho anche pezzi di mia composizione»: Edera, canzone sulla scia di Elisa, è già su Spotify, mentre in settembre uscirà Dal mondo a una stanza. Canzoni che si potrebbero ascoltare “live” e in anteprima sabato 6 luglio a Siracusa, dove Cristina/Mora è ospite delle Feste Archimedee.

Ma lo spunto per questa chiacchierata non è la manifestazione aretusea. Mora, infatti, è fra i dodici finalisti del “The Busking Contest”, unico contest in Italia dedicato ai musicisti di strada che proseguirà con un’altra selezione a Chiavari (Ge) venerdì 26 luglio prima delle semifinali di sabato 27 e domenica 28 a Lavagna: in quattro approderanno alla finalissima di domenica 4 agosto, sempre a Lavagna.

«Non è il mio primo contest», rivela l’artista aretusea. «L’anno scorso ho partecipato a “The Coach”, un talent tv di una emittente bolognese trasmesso da 7 Gold. È stata una esperienza formativa, perché per la prima volta mi sono esibita davanti alle telecamere».

Cristina/Mora, tuttavia, non si limita a suonare all’aria aperta, agli angoli delle vie cittadine o nelle piazze. Il suo sogno è di arrivare dalla strada al palco. «Per me è un lavoro oltre che una passione. Io voglio arrivare a un punto in cui posso vivere di musica, essere una cantante a tutti gli effetti. Però l’arte di strada mi sta aiutando molto a crescere a livello professionale: è una palestra, è una vera e propria gavetta per me».

Mora mentre scherza con un piccolo fan

Nel frattempo, non disdegna di frequentare i palchetti di pub e locali. Non più per un panino e una birra come capitava all’ex ragazza dei pub Carmen Consoli agli inizi della sua carriera, ma rivendicando e ottenendo un cachet. E confessa di essere stata anche lei attratta dalle abbaglianti luci dei talent show e di esserne rimasta delusa.

«Ho tentato lo scorso anno di iscrivermi a “XFactor”, però non mi hanno ricontattata. Persone esperte del settore mi dicono che ormai i talent sono una vetrina dove entra chi ha già un po’ di successo, se hai già un seguito corposo sui social, degli inediti su Spotify, o anche una etichetta. Se riesci a ottenere una visibilità allora puoi passare nei talent. Non è più come dieci anni fa, quando bastava compilare la domanda e poi ti chiamavano. Sento dire che le etichette promettono ai giovani insieme alla pubblicazione di un singolo anche l’ingresso a un talent». 

Così come ha sperato nel salto “Dalla strada al palco” attraverso il talent condotto da Nek su Rai1. «Mi avevano contattato per un provino, l’ho fatto, ma è finito lì, non mi hanno chiamato più». D’altronde si sa che in questi programmi televisivi quello che conta non è il talento, non è la bravura, ma la storia, e più drammatica è, più strappa lacrime, più conquista simpatie e voti. 

Tracy Chapman, facendosi le ossa in strada e nei bar, senza passare in tv, con la semplice forza della sua voce e della sua chitarra a tracolla arrivò fino al palco del Mandela Day cantando al fianco del gotha del rock. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *