Storia

Mette, la Joséphine Baker della Gen Z

– Ballerina per Pharrell Williams, attrice in diversi film fra cui “Barbie”, adesso brilla come cantante e venerdì 21 giugno userà il palco di Taylor Swift allo stadio Wembley di Londra come trampolino di lancio per il suo nuovo EP
– La vedette nera di Parigi «è tatuata sul mio braccio. Quando era solo vestita di banane, da lei emergeva una potente sensualità nei suoi movimenti». «Sono davvero ispirata dal movimento del mio corpo»

Trentatreenne del Minnesota residente a Los Angeles, è stata inizialmente una ballerina professionista e coreografa. Per quattro anni ha ballato sul palco durante i concerti di Pharrell Williams e nel video musicale del brano Lemon (2017) di N.E.R.D e Rihanna. Ha fatto parte dell’affascinante troupe di ballerine del rapper The Baes nel 2014.

È stata anche attrice. Ha recitato in Queens (2019) al fianco di Jennifer Lopez e Cardi B. Una storia di spogliarelliste che si vendicano dei loro ricchi clienti di Wall Street truffandoli. L’abbiamo vista anche nel film Cats (2019), in The Old Guard (2020) con Charlize Theron (che racconta il destino di mercenari immortali), nel blockbuster Barbie (2023) di Greta Gerwig, con Margot Robbie. Tante storie femministe che celebrano donne che non si lasciano sottomettere. E che non si lasciano rinchiudere in una cornice.

Dal 2021 brilla come cantante. Quando esce l’impeccabile Petrified è la svolta. Tutto è nella voce, nel carisma, nel ritmo ipnotico, nell’idea creativa sorprendente (appare in tutta la clip – che ha diretto – agganciata a un uomo incappucciato, su una moto). «Erano quasi due decenni che volevo vivere questo momento. Questo pezzo corrisponde alla realizzazione di vent’anni di sogni. Pensavo ogni giorno come sarebbe scrivere la mia musica e realizzare il mio video. Quando ballavo per Pharrell, lo osservavo costantemente, proprio come il suo direttore creativo, al lavoro». E venerdì 21 giugno Mette aprirà il concerto della superstar Taylor Swift allo stadio di Wembley di Londra.

Mette Towley è una perfezionista. Cresciuta da due nonni militari che le hanno insegnato una ferrea disciplina. Ha lavorato duramente per arrivare dove è oggi: «Ho visto i miei genitori (suo padre è un ingegnere e sua madre contabile, ndr) lavorare sodo, senza contare le loro ore e questo mi ha davvero segnato. Se vuoi qualcosa, dovrai dedicarci tempo, energia. Anche se sei stanco, devi continuare. È la ballerina in me che parla. Sangue, sudore e lacrime. La pressione permette di modellare un diamante. Anche se cadi, devi rialzarti e muoverti di nuovo». 

Dall’hit Petrified, la tosta Mette ha pubblicato altri titoli avvincenti come Mama’s Eyes (2023), Van Gogh (2023) o Bet (2024), il cui video è stato appena pubblicato. Vediamo due versioni di Mette: una si nasconde in un’auto, preoccupata, mentre fuori si spara e tutto crolla. Nell’altra balla “sotto le bombe” e domina gli elementi che la circondano. «La versione di me in macchina è quella che è piena di ansia e ha paura di fronte al mondo esterno e alle cose che non posso controllare», è la sua analisi. «E la versione di me che vedi fuori comandare gli elementi, rompere la Terra in due e inviare fulmini con le mie mani, come Zeus con i tacchi alti, è il potere che a volte sento. Quando ballo, gioco e vivo nel vero, sono semplicemente sfrenata e non ho paura di essere espansiva. Due persone convivono in me e una di loro è incredibilmente insicura di sé perché a volte non ha voglia di uscire ed esplorare il mondo».”

I brani della cantautrice Mette, riuniti nell’EP Mettenarrative (2023) sono specchio di questa dualità. Mescolano una voce soul, quasi gospel e molto organica e carnale con melodie elettroniche sincopate e tagliate per la pista da ballo. La prima parla all’anima, mentre i suoni si rivolgono direttamente al corpo. «Direi che faccio musica pop all’incrocio tra dance, R&B e “Red Bull” sonoro», confessa Mette. «Il beat deve avere carisma. Ho bisogno che questo ritmo sia potente. Devo avere voglia di muovermi. Il mio corpo è così coinvolto nella creazione di questa musica. Sono davvero ispirata dal movimento del mio corpo quando sono in studio per comporre pezzi».

Mette Towley , 33 anni, del Minnesota
Joséphine Baker

Ogni brano è accompagnato da clip fenomenali e ambiziosi. Le canzoni di Mette risuonano come classici istantanei all’edonismo contagioso, mentre commuovono con i loro testi catartici e molto personali. Sensuale e atletica, Mette impone in questi video e sul palco una femminilità lontana dai canoni attuali del pop, tra muscolatura sviluppata, dolcezza, forza, bellezza scultorea e senso della moda acuto. «Sono cresciuta avendo per modello Michelle Rodriguez. E Joséphine Baker è una delle mie prime influenze. In realtà, è tatuata sul mio braccio. Il suo corpo non è abituale. Quando era solo vestita di banane, da lei emergeva una potente sensualità nei suoi movimenti. E poi, ha anche usato il suo umorismo. Ecco perché rafforzare la mia femminilità con altre cose è così importante per me. Mi piace allinearmi alla mascolinità che esiste in me. Adoro questa idea che posso essere flessibile e muscoloso. Ma so che questa non è la norma nel pop di questi giorni. Adoro Janet Jackson che aveva questo, proprio come Madonna».

Ispirata da Anita Baker, James Taylor, Chaka Khan, Pink Floyd e Lauryn Hill, la cantante Mette ha tutti gli elementi per diventare una pop star di primo piano. E questo potrebbe concretizzarsi il 21 giugno 2024, quando si esibirà allo stadio di Wembley di Londra prima della superstar Taylor Swift. Sulla scia, rilascerà un nuovo EP che potrebbe stupire. «Dal mio primo EP ho davvero preso ancora più fiducia in me stessa, ma anche nella mia voce. Mi sentiranno davvero cantare. Prima avevo paura della mia voce», confida. «Penso di avere queste preoccupazioni false che si agitavano nella mia testa dicendomi che non avevo una voce pop tipica. Ora mi sento come se avessi una forza interiore. Credo di aver sempre attenuato un po’ la durezza e l’intensità così come la muscolatura della mia voce. Su questo nuovo EP, ci sarà anche una ballata chiamata Tender Note che è la più genuina e oscura che abbia mai scritto».

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