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Medimex 2024, rock’n’Pulp

– Jesus and Mary Chain e la band di Jarvis Cocker in esclusiva nazionale hanno chiuso «la miglior edizione da quando ci siamo trasferiti a Taranto», commenta Cesare Veronico, coordinatore di Puglia Sounds
– Il gruppo di “Common People” mancava da 12 anni dal nostro Paese, al quale ha dedicato il brano “Bar Italia”. Un concerto molto teatrale, nel quale il leader della band si conferma un perfetto “entertainer”

Taranto, la Città dei due Mari. Taranto, la città dai due volti: l’Ilva e la Magna Grecia, l’inquinamento e le aspirazioni turistiche e culturali. E, proprio per sostenere queste ultime ambizioni e dare una immagine diversa della città, dal 2018 il Medimex, l’International Festival & Music Conference promosso da Puglia Sounds, ha scelto il centro jonico come sede per la sua cinque giorni di musica. Puntando sulla qualità dell’offerta, piuttosto che sui numeri.

Sono stati tantissimi i giovani venuti da ogni parte del Paese per cantare, suonare, apprendere un mestiere, quello del musicista, per conoscere la musica nella sua infinita declinazione – rock, pop, jazz, etno, disco -, l’arte della fotografia, le possibilità offerte dal settore (organizzare rassegne, festival, bandi), e i mondi che il web e l’intelligenza artificiale stanno aprendo alle nuove generazioni.

Hanno frequentato i laboratori, i workshop, i panel, gli incontri e, soprattutto, i palcoscenici che sono stati organizzati nei cinque giorni del festival e che hanno coinvolto l’Università, librerie, locali, musei e teatri di Taranto. Trecento operatori musicali che hanno partecipato alle attività professionali e una copertura globale di oltre un milione 350mila utenti raggiunti, con una fascia d’età che attraversa le generazioni, con prevalenza tra i 25 e i 50 anni. Utenza social principalmente internazionale proveniente da Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Irlanda, Olanda, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Svizzera, Belgio (in ordine di copertura e interazione) e importante copertura nazionale con prevalenza pugliese e alta interazione da Lombardia, Lazio, Basilicata, Emilia-Romagna e Piemonte.

La Città dei Due Mari ha registrato alberghi esauriti, ristoranti ogni giorno strapieni e un notevole flusso di arrivi non solo dall’intera Puglia, ma da tutto il Meridione e perfino dall’estero per i due eventi internazionali di sabato e domenica con il debutto del tour italiano di Thom Yorke con The Smile, l’unica esibizione nel nostro Paese dei Pulp ed il concerto più a sud dei Jesus and Mary Chain. 

Il videomapping che ha illuminato il castello di Taranto

Qualità e anche quantità. Perché anche quest’anno i numeri danno ragione a Puglia Sounds, progetto invidiato da tutt’Italia e che nessuna amministrazione regionale riesce a ricreare, soprattutto per il disinteresse politico nei confronti dei giovani e dell’arte. Numeri dicevamo: «È stato il miglior Medimex da quando ci siamo trasferiti a Taranto», commenta Cesare Veronico, coordinatore Medimex/Puglia Sounds. «Un’edizione ambiziosa, centrata sul tema dell’intelligenza artificiale, che ha alzato ancora una volta l’asticella con una proposta live davvero importante, showcase con un livello musicale molto alto, una grande partecipazione a tutti gli appuntamenti, un bellissimo video mapping che ha illuminato le notti di Taranto e una programmazione complessiva che ha funzionato molto bene. Sono stati migliaia gli spettatori che hanno partecipato ai 75 appuntamenti che abbiamo proposto in questa settimana così calda, da tutti i punti di vista». 

Numeri che rafforzano l’iniziativa, la spingono sempre più lontano, con nuove idee che daranno vita alla edizione programmata per il 2025 e che conferma in Taranto la sua sede operativa. L’appuntamento è già fissato dal 17 al 21 giugno 2025.

Il concerto di chiusura

E Taranto, la città dei due volti, ha ispirato anche la serata finale: rock e pop, anzi Pulp. Il gruppo di Jarvis Cocker è stata la “chicca” di questa edizione: unica tappa in Italia e un’eco internazionale anche su riviste d’oltre oceano. Rock, invece, la proposta di Jesus and Mary Chain. Se i primi mancavano dall’Italia dal 2012 e non avevano un album da presentare, i secondi si preparano a festeggiare il prossimo anno la prima volta in cui imbracciarono le chitarre per dare alla luce Psychocandy, diventando subito icone dell’indie-rock e pionieri dello shoegaze. Tracce di quell’album sono presenti nella scaletta e scuotono i fan della prima ora, ma la band dei “fratelli serpenti” Reid punta anche su Glasgow Eyes, album uscito quest’anno che, «con qualche synth in più», resta nel solco del tradizionale suono.

Jim Reid, il cantante di Jesus and Mary Chain

JESUS AND MARY CHAIN. Appena i Jesus and Mary Chain escono fuori dalla nuvola di fumo e dalle ombre un senso di eccitazione si diffonde nel pubblico della Rotonda del Lungomare di Taranto. La band sembra più lucida e professionale rispetto alla loro reputazione litigiosa e aspra del passato. C’è la sensazione che ora siano una rock band affermata, piuttosto che i pionieri sgangherati che si sono sfocati ai margini del mainstream quarant’anni fa. Una notazione da non accogliere in modo negativo. Tutt’altro. La band ha raggiunto una maturità e una raffinatezza che non offuscano i classici. Happy When It Rains dà i brividi e scuote la folla, prima che Head On In a Hole ricordino che Jesus and Mary Chain possono suonare anche punk. Alcune canzoni più recenti come All Things Pass catturano bene quell’energia rauca, ma in altre (Chemical Animal) si percepisce un certo déjà vu, la voglia di ricreare atmosfere d’un tempo.

La voce di Jim Reid è più sicura di prima, ancora in possesso di quelle increspature che consentono all’emozione di filtrare, specialmente in pezzi cupi e riflessivi come Blues from a Gun Darklands. Il fratello William si nasconde vicino alla pila dell’amplificatore, il suo cespuglio di capelli ricci increspati di neve che si sguazza mentre scolpisce linee di chitarra cristalline e si diletta in vortici di feedback. 

William Reid, l’altro Jesus and Mary Chain

Some Candy Talking annuncia Just Like Honey dove appare a sorpresa Jarvis Cocker dei Pulp per uno storico duetto. In precedenza, la voce femminile di Rachel aveva impreziosito Girl 71. Il finale è alla Mogway, un tappeto sonoro elettrico per immagini che ripercorrono la storia del gruppo: Reverence, muscolosa e rumorosa, e molto più vicino al suono verso il quale sono attualmente orientati Jesus and Mary Chain: “Voglio morire proprio come Gesù Cristo / Voglio morire su un letto di spine / Voglio morire, vieni a vedere il paradiso” urla Jim Reid, evocando la magia che ha reso la loro band una rivelazione quarant’anni fa. It’s only rock’n’roll, but i like it.

PULP. Dalle nebbie elettriche dei Jesus and Mary Chain al pop quasi perfetto dei Pulp. Che cominciano il concerto in stile 007, con Jarvis Cocker che sembra uscire da una botola illuminato da un occhio di bue mentre canta I spy. Il leader della band si conferma un “entertainer” nel racconto teatrale di un individuo che viene spinto ai margini della società. Da lì si passa subito al grande successo Disco 2000, la vera storia di una cotta del cantante, tra glam rock e pop esultante, con un testo narrativo marchio di casa. I Pulp sono i The Kinks dell’era del brit-pop, grazie a canzoni come Mis-shapes, un’altra ode ai disadattati. C’è tempo per dedicare Something changed alla luna che illumina lo specchio di mare davanti alla Rotonda ed allo sfortunato bassista del gruppo Steve Mackey, co-autore della maggior parte dei suoi successi.

Jarvis Cocker, leader dei Pulp

La musica della band di Jarvis Cocker, dandy fuori tempo massimo dal piglio vezzoso, non solo non invecchia, ma brilla ancora, meglio di una volta, come dimostra la cabarettista ed eccentrica Sorted for E’s & Wizz, il cui traboccante ritornello è antologico. Per non parlare di This is hardcore, preceduta dalla imponente introduzione di una band di sette elementi e in cui Jarvis inizia seduto su una poltrona per finire in modo melodrammatico e molto acceso. E nessuno possiede un ritornello fantastico quello di Do you remember the first time?, una canzone di trent’anni per la quale sembra non essere passato il tempo.

Il concerto è una non-stop di momenti emotivi, nostalgici, con l’intensa e accattivante Babies e la magia pop che emana Sunrise, che Jarvis comincia a cantare sdraiato sul pavimento per poi innervosirsi in un crescendo orchestrale e cinematico di grande effetto con il quale ha chiuso il concerto. Ma non sono mancati i bis. Il primo è completato con Common people, la sua canzone più emblematica, che ha quasi generato una vera e propria catarsi tra il pubblico. E quando tutti credono che sia il finale giusto, sono ancora usciti per dedicare al Paese che li ospitava, la canzone Bar Italia, che fa riferimento a un locale di Soho a Londra: una canzone epica. È chiaro che i Pulp sono come vecchi amici che saranno sempre ben accolti, non importa quanto tempo ci mettano a riunirsi di nuovo.

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