Storia

Manu Chao torna sulle barricate

– Dopo 17 anni di silenzio, il cantautore francese riappare con un album in uscita il 20 settembre e un tour che martedì 20 agosto farà tappa a Bagheria
– Sempre dalla parte degli ultimi, canta dei drivers di San Paolo, dai «miei viaggi e alla vita quotidiana delle persone». Simbolo di resistenza culturale

Dopo diciassette anni di silenzio, Manu Chao, il cantautore francese diventato famoso tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila con dischi come Clandestino e Próxima Estación: Esperanza, ha cominciato ad apparire sui social per presentare alcuni inediti che finiranno su Viva tu in uscita il prossimo 20 settembre, un album «ispirato ai miei viaggi e alla vita quotidiana delle persone», con canzoni in spagnolo, francese, portoghese e inglese, con la collaborazione di Willie Nelson per il brano Heaven’s Bad Day e della cantante francese Laeti per Tu Te Vas.

Dopo un primo singolo omonimo pubblicato il mese scorso, una rumba del cuore dedicata a tutti i vicini del suo quartiere, adesso ha condiviso Sao Paulo Motoboy, un omaggio fraterno a tutti quei corrieri di San Paolo che rischiano la vita ogni giorno a due ruote nella grande metropoli. “San Paolo è un mostro vivente. E i corrieri sono il sangue che va e viene attraverso le sue vene e gli permette di funzionare””, Manu canta la precarietà e i suoi pericoli, l’abnegazione dei suoi lavoratori sopravvissuti giornalieri ai percorsi senza pietà. Canta le risate, i sogni e le budella di questi cavalieri dell’asfalto, che slalomano senza tremare tra i camion negli ingorghi. Tutti quegli uomini e donne che si dedicano dove non viene mai offerto nulla.

Sempre dalla parte degli ultimi, dei diseredati, degli emarginati, Manu Chao è un’anomalia della scena, un personaggio irregolare impossibile da rinchiudere dentro generi o etichette. Martedì 20 agosto arriverà al Piccolo Parco Urbano di Bagheria in versione acustica, per una unica data siciliana “sold out” da tempo, a conferma del seguito che ha nel nostro Paese. 

In scaletta, una vita in musica, dai tempi dei Mano Negra con King Kong Five alle hit ClandestinoBongo Bong e Desaparecido, ma ci saranno anche La Vida Tómbola, dedicata a Maradona, una cover di Fuera Monsanto dei Perro Verde e alcuni inediti. Manu Chao dal vivo resta una forza della natura. La sua patchanka appassionata e riconoscibilissima – quel misto di influenze sonore che passano con disinvoltura dal rock and roll alla chanson francese, da Cuba al reggae, dallo ska al raï algerino, e tanto altro ancora – produce ancora energia sana e contagiosa.

José-Manuel Thomas Arthur Chao, meglio conosciuto come Manu Chao, nato a Parigi 63 anni fa

Sempre dalla parte degli ultimi

José-Manuel Thomas Arthur Chao, meglio conosciuto come Manu Chao, è nato e cresciuto a Parigi 63 anni fa, in una famiglia di intellettuali spagnoli fuggiti dalla dittatura di Franco. Il padre, Ramón Chao, era un noto scrittore e giornalista, mentre la madre, Felisa Ortega, era una chimica. Questo ambiente multiculturale e politicamente impegnato ha avuto un’enorme influenza sulla formazione del giovane Chao. Fin da giovane, Manu è stato esposto a una vasta gamma di influenze musicali, tra cui la musica latina, il rock and roll, il jazz e la musica popolare francese.

Durante l’adolescenza, Manu Chao ha iniziato a suonare la chitarra e si è immerso nella scena punk rock parigina. Insieme al cugino Santiago Casariego e a un gruppo di amici, ha formato la sua prima band, Les Hot Pants, che suonava principalmente cover di rock’n’roll. Tuttavia, fu con la fondazione di Mano Negra nel 1987 che Chao iniziò a sviluppare il suo stile distintivo, un mix esplosivo di generi musicali e lingue diverse.

Mano Negra: la rivoluzione musicale

Mano Negra, il gruppo che Manu Chao ha co-fondato, è diventato una delle band più innovative e influenti degli anni Ottanta e Novanta. Il nome della band deriva da una misteriosa organizzazione anarchica spagnola, il che riflette l’orientamento politico della musica del gruppo. I Mano Negra mescolavano punk, rock, reggae, salsa, e chanson francese con una forte impronta politica e sociale.

Il loro album di debutto, Patchanka (1988), ha avuto un impatto immediato grazie al suo suono rivoluzionario e alla sua energia grezza. Il singolo Mala Vida è diventato un successo, portando la band alla ribalta internazionale. Mano Negra ha poi continuato a pubblicare album innovativi come Puta’s Fever (1989) e Casa Babylon (1994), che consolidarono la loro reputazione come pionieri del “punk latino”.

I Mano Negra sono stati anche pionieri nell’uso di più lingue nelle canzoni, una caratteristica che è diventata un marchio di fabbrica per Manu Chao anche nella sua carriera solista. Le loro esibizioni dal vivo erano leggendarie per la loro intensità e per la loro capacità di abbattere le barriere tra i generi musicali e le culture.

La carriera solista di Manu Chao

Dopo lo scioglimento di Mano Negra nel 1995, Manu Chao ha avviato la sua carriera solista, continuando a esplorare temi sociali e politici, ma con un approccio musicale ancora più variegato e personale. Il suo primo album da solista, Clandestino (1998), è stato un enorme successo, sia di critica che di pubblico. L’album è un mosaico di suoni globali, con influenze che spaziano dal reggae al folk latinoamericano, dal rock al raï algerino.

Il singolo Bongo Bong è diventato uno dei brani più iconici dell’album, caratterizzato da un ritmo accattivante e da un testo che racconta la storia di un musicista errante. Clandestinoha venduto milioni di copie in tutto il mondo e ha consacrato Manu Chao come una delle voci più potenti della musica internazionale.

Il successivo album, Próxima Estación: Esperanza (2001), ha consolidato ulteriormente il successo di Manu Chao. Il titolo dell’album, che si traduce come “Prossima fermata: Speranza”, riflette il tema centrale di speranza e resistenza che permea il disco. Le tracce dell’album continuano a esplorare le sfide della vita moderna, la globalizzazione, l’immigrazione e l’ingiustizia sociale, il tutto presentato con un mix irresistibile di ritmi e melodie.

L’evoluzione musicale è continuata nei lavori successivi. È visibile nell’album La Radiolina (2007), con il quale ha continuato a esplorare nuovi suoni e tematiche, senza mai perdere il suo spirito ribelle e innovativo. L’album contiene brani che trattano di temi universali come l’amore, la libertà e la resistenza, e ha ricevuto un’accoglienza calorosa da parte del pubblico e della critica.

L’impatto culturale e sociale

Manu Chao non è solo un musicista, ma anche un attivista sociale. La sua musica è spesso intrisa di messaggi politici e sociali, che trattano temi come i diritti degli immigrati, la lotta contro l’oppressione e l’ineguaglianza, e l’importanza della solidarietà globale. Chao è stato un sostenitore attivo di numerose cause, tra cui il movimento zapatista in Messico, i diritti dei rifugiati e delle minoranze etniche, e la lotta contro il neoliberismo.

La sua musica è stata utilizzata come colonna sonora per numerose proteste e movimenti sociali in tutto il mondo. Il suo impegno politico è evidente anche nel modo in cui ha scelto di gestire la sua carriera, spesso rifiutando i tradizionali modelli di business dell’industria musicale e optando per un approccio più indipendente e decentralizzato.

Simbolo di resistenza culturale

Manu Chao è diventato un simbolo di resistenza culturale, di impegno politico e di solidarietà globale. La sua capacità di unire persone di diverse culture attraverso la musica è uno dei suoi contributi più significativi. La sua influenza si estende su diverse generazioni di musicisti e attivisti che vedono in lui un modello di indipendenza artistica e integrità morale.

L’artista parigino ha dimostrato che la musica può essere uno strumento potente per il cambiamento sociale, capace di abbattere le barriere e di creare un senso di comunità globale. Anche se la sua produzione musicale si è ridotta negli ultimi anni, l’impatto delle sue opere continua a essere sentito in tutto il mondo.

Il suo viaggio musicale è una testimonianza del potere della diversità e dell’importanza di rimanere fedeli alle proprie convinzioni, indipendentemente dalle pressioni esterne. È un punto di riferimento per coloro che credono nel potere trasformativo della musica e nella possibilità di un mondo più giusto e inclusivo.

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