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Lina Gervasi: io e il Maestro Muti

 – Il racconto delle prove dello spettacolo “Le Vie dell’Amicizia” che debutta domenica 7 luglio a Ravenna e il 9 luglio approderà a Lampedusa
– L’artista siciliana con il suo theremin sarà protagonista dell’iniziale “Stabat Mater” di Sollima. «Il Maestro mi ha ricoperto di complimenti»
– «Trovo una similitudine fra i suoi gesti da direttore d’orchestra ed i miei». «Nel secondo movimento lanceremo insieme un suono che rimbalza sulla platea»

L’ultima prova, l’ottava, è stata ieri sera, davanti alle telecamere della Rai. La prova generale in vista del debutto di stasera, domenica 7 luglio, al Palazzo Mauro de André di Ravenna, concerto d’inizio delle Vie dell’Amicizia che quest’anno approderà martedì 9 luglio al Teatro naturale della Cava a Lampedusa

A guidare la crociata armata di strumenti musicali, che fin dal primo e ormai storico concerto a Sarajevo nel 1997 disegna ponti di fratellanza e promuove il dialogo attraverso il linguaggio universale della musica, invitando a riflettere sulla storia condivisa del Mediterraneo, è il Maestro Riccardo Muti. Al suo fianco, tanti giovani e prodi eroi, animati dal fuoco dell’arte, della cultura e della solidarietà. Violini, violoncelli, viole, arpe, chitarre, contrabbassi, fiati, percussioni e … un theremin. Quella magica “musical box” che Giovanni Sollima ha voluto come filo conduttore dello Stabat Mater composto su versi di Filippo Arriva in antico siciliano che sarà il cuore struggente dello spettacolo Le vie dell’Amicizia. E chi avrebbe potuto suonare il theremin se non la “maghetta” Lina Gervasi?

Lina Gervasi con il Maestro Riccardo Muti

«Per me è un sogno che diventa realtà. Si da quando ero bambina è stato il mio sogno suonare sotto la direzione del Maestro Riccardo Muti». La musicista siracusana non riesce a trattenere la sua gioia e rivela anche un curioso aneddoto. «Devi sapere che già a 5 anni scrivevo lettere indirizzate al signor Muti. L’ho fatto sempre, firmandomi Carmela. Nel 2001 mi rispose, poi quando ho compiuto 18 anni mi mandò una sua foto con autografo e dedica. Oggi mi sono svelata. “No, ma io non rispondo né scrivo a nessuno”, mi ha detto».

E come è stato questo incontro? Il Maestro è come te lo aspettavi o è diverso da quello che sognavi da ragazzina?

«Era quello che mi aspettavo. È una persona molto colta. È molto formativo e stimolante essere qua, perché ha un gesto pazzesco, lui è una leggenda. Trovarmi a lavorare con lui è una grandissima esperienza. Lui è rimasto meravigliato, mi ha fatto subito tantissimi complimenti. Gli ho spiegato il funzionamento della macchina…»

È stato il Maestro a chiedere informazioni sul theremin?

«Penso che già lo conoscesse. Prima è entrato, si è seduto. Quando ho fatto la prima frase, ha fermato l’orchestra e mi ha fatto fare un applauso dagli orchestrali perché ha ritenuto che fossi molto intonata, e lui stesso ha sottolineato che è difficilissimo suonare questo strumento così nell’aria, senza avere un riferimento. Mi ha fatto tantissimi complimenti più volte e davanti a tutti. Non solo il Maestro, anche la moglie che è la presidente del Ravenna Festival. Mi ha detto pure che non finirà qui, che si dovranno mettere delle rotelle più grandi per il mio progetto. È un sogno». 

Lina Gervasi con uno dei suoi theremin

E lui che impressione ti ha fatto? È severo durante le prove?

«Un po’ mi rispecchia… Alcuni rimproveri che ha fatto, sempre giusti, li faccio anche io con i miei alunni. Muti spiega tutto nel dettaglio, anche con delle battute, perché è molto scherzoso, fa ridere gli orchestrali. Certo è severo, però accompagna il rimprovero con un sorriso per non far demoralizzare chi sbaglia, per spronarlo a fare meglio. Vuole il massimo, questo sì, lo pretende da tutti. Io mi sono rispecchiata nel Maestro anche per il gesto. Muti con il suo gesto dirige l’orchestra, cerca di descrivere attraverso i movimenti le sonorità che vuole ottenere. Anche io, attraverso il gesto, devo disegnare nell’aria quello che mi è stato chiesto di suonare. C’è un po’ questa similitudine. Entrambi trasformiamo i movimenti delle mani in una espressione musicale».

Un giorno, quindi, potresti fare la direttrice d’orchestra.

«In realtà, è stato sempre il mio sogno nel cassetto», ride. «Nel secondo movimento dello Stabat Mater, Muti mi richiede di fare più o meno quello che fa lui. Siccome io faccio uno slancio finale con alcuni effetti, a quel punto, io mi girerò verso il pubblico per lanciare questo suono che rimbalza nella platea. E questo gesto dovremmo farlo insieme».

La locandina dello spettacolo

Per lo Stabat Mater, Lina Gervasi, il controtenore Nicolò Balducci e lo stesso Sollima si aggiungono all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e al Coro della Cattedrale di Siena Guido Chigi Saracini preparato da Lorenzo Donati. A Lampedusa sarà coinvolta anche la Banda dell’Associazione culturale musicale Lipadusa, diretta da Gaetano Palmeri. Alcuni musicisti suoneranno strumenti realizzati con il legno dei barconi dei migranti arrivati nell’isola delle Pelagie. 

«Il theremin è presente in diversi movimenti dell’opera, la sua voce s’intreccia con quella del controtenore, del Coro e dell’Orchestra», spiega Lina Gervasi. «C’è un dialogo. E c’è una connessione fra le Vie dell’Amicizia, lo Stabat Mater, il theremin e Lampedusa. Oggi si parla tantissimo di migrazione e accoglienza, e il theremin rappresenta una connessione invisibile. Invisibile perché gioco nell’aria, ma è una connessione forte, profonda tra chi parte da un altro Paese e affronta un lungo viaggio alla ricerca di una opportunità, inseguendo una speranza. Dall’altra parte accoglie con grande solidarietà e amore. Le musiche scritte da Sollima descrivono perfettamente il dolore profondo provato da una madre nel momento in cui perde il proprio figlio durante un viaggio della speranza. Il dialetto siciliano del testo esprime in modo forte i sentimenti, le emozioni, i dolori della madre e dei migranti che perdono la vita in mare. La musica come strumento di fratellanza e di unione fra i popoli».

Come ti trovi fra i giovani talenti della Orchestra Cherubini, dove “milita” il catanese Alessandro Pizzimento?

«Sono dei ragazzi meravigliosi, hanno un talento unico. Ho sentito delle sonorità, dei pianismi stupefacenti. Seguono alla perfezione i gesti del Maestro e hanno un insieme, hanno un unico suono. Muti, a un certo punto, si è avvicinato a me e mi ha detto: “Signorina, ma lei è siciliana?”. “Eh, sì”, gli ho risposto. E lui: “Si legge in fronte”. Poi ha fatto alzare la mano ai siciliani e l’abbiamo alzata soltanto io e il contrabbassista, Alessandro appunto».

C’è un momento particolare dello “Stabat” che ti emoziona maggiormente?

«C’è un passaggio che dice “Non ti scantari” e mi emoziona tantissimo. Per tante cose. Prima perché mi ricorda mia nonna che mi ripeteva sempre “non avere paura”. Dall’altro mi ricorda tutte le tragedie che avvengono nel Mediterraneo».

Per la “grande occasione”, Lina Gervasi suonerà un Theremin Etherwave Pro, del quale esistono pochissime copie nel mondo, e salirà sul palco indossando due abiti della stilista Eleonora Lastrucci scelti dalla sua consulente d’immagine Silvana Matarazzo. «Hanno due colori portanti, il rosa e l’indaco che è il colore del mare», commenta l’artista di Priolo. 

Il Teatro naturale della Cava a Lampedusa

Dopo lo Stabat Mater, Il programma musicale prosegue con Līmen | Samia | līmen, composizione elettroacustica commissionata dal Festival ad Alessandro Baldessari – che firma le musiche originali e gli arrangiamenti dello spettacolo Non dirmi che hai paura – e orchestrata da Claudio Cavallin. Sull’accordo finale dell’ultimo movimento dello Stabat – Ninna nanna ò – si leveranno ninne nanne in idiomi diversi, dal salentino all’ucraino, intonate dalle voci femminili del Coro a Coro di Rachele Andrioli. È invece alla sola cantante palestinese del gruppo che è affidata la preghiera tradizionale araba dedicata alle madri, dopo la quale il coro chiuderà il concerto con una selezione di “canti migranti” della tradizione italiana e non, ma anche brani firmati dalla stessa Andrioli e Todo cambia di Julio Numhauser.

Appena venti chilometri quadrati, Lampedusa. Eppure, quest’isola, primo lembo d’Europa, riassume in sé tutte le tragedie e insieme le speranze di viaggi che nessuno affronterebbe se la prospettiva di rimanere non fosse peggiore. Fin da quella prima chiamata a raggiungere una Sarajevo ancora dilaniata dalle bombe e attraverso indimenticabili appuntamenti in luoghi simbolo della storia antica e contemporanea, anno dopo anno il progetto di Ravenna Festival Le vie dell’Amicizia ha scelto la musica come linguaggio di pace, conforto, dialogo, preghiera. Un appello perché il Mediterraneo ritrovi la sua vocazione a unire piuttosto che a dividere. 

La Rai registrerà i due eventi di Ravenna e Lampedusa per trasmetterli in agosto.

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