Disco

L’album d’addio dei Cure

– “Songs of a Lost World”, in uscita l’1 novembre, è un album maestosamente desolato, carico di malinconia e tristezza, cupo e funereo, con un Robert Smith ai suoi migliori livelli creativi
– «È un album sul lato oscuro. Ho perso mia madre, mio padre e mio fratello. Queste perdite hanno avuto un effetto su di me», dice. E in “End song” canta: “Sono fuori al buio… mi chiedo come sono diventato così vecchio

Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo / Il fuoco si è spento in cenere e le stelle si sono offuscate per le lacrime

Comincia così, con i versi di Alone, il nuovo album dei Cure: Songs of a Lost World, uscirà l’1 novembre ed è la prima raccolta di inediti della band da sedici anni a questa parte, probabilmente anche l’ultima. Un disco maestosamente desolato, nel quale Robert Smith è un musicista che opera all’apice dei suoi poteri malinconici. È un ascolto meravigliosamente cupo in cui il cantante fa i conti con la morte dei suoi genitori e di suo fratello, Richard, in un lasso di tempo relativamente breve. Lutti che lo hanno condotto in una nuova realtà.

Ma se la perdita può aver scatenato un’ondata di creatività, per altri versi questo è un progetto intriso del DNA dei Cure. Grandi e magnifici drift di chitarra, ritmiche possenti, atmosfere oniriche rievocano tutto il loro migliore repertorio dalla foschia stoica di The Head on the Door, il loro album del 1985, e Disintegration, del 1989, mentre la pura e martellante tristezza dei testi lo colloca accanto a Pornography, il loro LP del 1982, come uno dei momenti più cupi dei Cure.

Alone, il singolo principale, presentato durante l’ultimo tour, aveva già creato fermento tra i fan dei Cure, con la sensazione che la band potesse essere tornata al meglio dopo 4:13 Dream. Qui Smith è al suo massimo di introspezione epica: è allora che finalmente si presenta, raggiungendo l’apice di un riff abbattuto a tre minuti e 30 secondi. È lento, triste, enorme sospiro doloroso di oscurità che porta grande conforto.

Segue And Nothing Is Forever, un altro lamento funebre di oltre sei minuti che mette i brividi: inizia con archi e pianoforte e la chitarra zigzagante di Reeves Gabrels, l’ex turnista di David Bowie che si è unito ai Cure nel 2012. L’atmosfera è autunnale, mentre gli interventi di batteria propulsivi di Jason Cooper suggeriscono Phil Collins alla deriva nello spazio profondo. La temperatura è ulteriormente abbassata dalla voce di Smith, che arriva dopo due minuti e 50 secondi ed è rivolta a una persona cara fuori dalla sua portata. “So che il mio mondo sta invecchiando”, si lamenta. “Promettimi che sarai con me alla fine”.

“Questo amore è una cosa fragile”, canta Robert Smith in A Fragile Thing nel nuovo singolo dei Cure, la cui prima esecuzione in assoluto è stata in Italia, il 4 novembre 2022 al Forum di Assago. Il brano raccoglie pensieri e sentimenti tormentati. Qualcosa ha separato due persone, forse una cosa fatta dal protagonista e ora i pensieri sono cupi: “Non avrei mai pensato di portarti a rimpiangere quel che sono stato, ma tutto questo tempo da solo mi ha lasciato freddo e perduto”. E ancora: “Nulla che tu possa dire potrà cambiare le cose, dice lei / Non c’è niente che tu possa fare se non cantare / Questa canzone è una cosa fragile”. La canzone, ha detto Smith, parla dei problemi che insorgono quando «siamo chiamati a scegliere tra esigenze che si escludono a vicenda e di come affrontiamo l’inutile rimpianto che si portano dietro queste scelte, anche se siamo sicuri di aver fatto la cosa giusta… Può essere difficile essere la persona che si ha veramente bisogno di essere». Il bassista Simon Gallup è in prima linea mentre l’LP prende ritmo con un allenamento goth stridente che attinge al terrore dei classici dei Cure come A Forest

In Warsong ci sono echi dell’adorato successo Lovesong. È un brano scintillante e molto anni Ottanta, in cui la chitarra di Smith evoca i Pink Floyd e i Cocteau Twins. Inizia con una nota ronzante sostenuta, sovrapposta a una chitarra glitch. Il testo è un’allegra interpolazione di Shake It Off di Taylor Swift. Solo uno scherzo: si torna ai temi del disco di isolamento e terrore strisciante, mentre Smith dice a qualcuno vicino nella sua vita che “ci raccontiamo bugie per nascondere la verità”. Qualcuno ha bisogno di un abbraccio, e sei tu, l’ascoltatore.

La copertina dell’album

I Cure evocano lo spirito dei loro accoliti Nine Inch Nails in Drone No Drone, un raro brano ad alto ritmo che presenta la cosa più vicina a un ritornello da cantare in coro. Subito dopo, con I Can Never Say Goodbye, Smith si prende di nuovo il suo tempo per un brano di oltre sei minuti sostenuto da una chitarra lugubre e una tastiera gelida. Ma quando il cantante si materializza, dopo oltre due minuti, ha molto da sfogarsi in una ballata ululante che affronta direttamente la morte del fratello. “Non c’è più nessun posto dove nascondersi … In ginocchio, vuoto dentro”, grida Smith. “Qualcosa di malvagio sta arrivando, sigillando la vita di mio fratello: non potrò mai dire addio”. È forse il momento più crudo dell’album.Il ritmo funebre aumenta con All I Ever Am, che sembra ricordare i New Order. Si potrebbe quasi cantare, se non fosse per i testi che vogliono piangere sulla tua spalla. «È un album sul lato oscuro. Ho perso mia madre, mio padre e mio fratello. Queste perdite hanno avuto un effetto su di me», dice Smith. E tutto, forse anche la storia della band, finisce, inevitabilmente, con End song: Dieci minuti di un lento e pulsante ululato nel quale Smith, che ora ha 65 anni, affronta il processo di invecchiamento solo per scoprire che sta affrontando lui a sua volta. “Sono fuori al buio… mi chiedo come sono diventato così vecchio”, canta. “È tutto andato… non è rimasto niente… tutto ciò che amavo”. Come tante altre cose in questo straordinario album, è estremamente toccante, ma l’oscurità a tratti è opprimente. 

Eravamo sempre sicuri che non saremmo mai cambiati / E tutto si ferma / Eravamo sempre sicuri che saremmo rimasti gli stessi / Ma tutto si ferma / E chiudiamo gli occhi per dormire / Per sognare un ragazzo e una ragazza / Che sognano che il mondo non sia altro che un sogno

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