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La musica dei Mogwai nella Valle dei templi

– La band di Glasgow in Italia per due concerti: il 13 luglio all’Ellenic Music Festival di Agrigento ed il 15 a Bologna. Ed esce un docufilm sulla loro storia
– Una musica dalla potente forza visionaria ed evocativa, lontana da compromessi con mode e mercato. Una impressionante colata lavica sonora
– «Post-rock? Le definizioni non ci interessano: si tratta di semplificazioni», dice il leader Stuart Braithwaite. «Traiamo ispirazione dal cinema: le colonne sonore di Morricone sono una meraviglia»

Nel 1999 con il provocatorio titolo punk Come On Die Young si schierarono con quella corrente di pensiero rock che va dagli Who ai Suicide, secondo cui è «meglio morire giovani». Ma, come Pete Townshend e Roger Daltrey che in My generation urlavano «hope I die before I get old» (spero di morire prima di diventare vecchio), i Mogwai non sono morti giovani. Anzi, hanno sfornato altri otto album e un nono è in arrivo, colonne sonore per film e serie tv, tour (sabato 13 luglio all’Ellenic Music Fest di Agrigento e lunedì 15 luglio a Bologna nel contesto del Sequoie Park) e un documentario appena presentato. 

E la loro musica è tutt’altro che defunta. È diventata garanzia di qualità, per la sua forza visionaria ed evocativa, nel suo essere lontana da compromessi con mode e mercato. Sono stati definiti gli alfieri del post-rock, ma «le definizioni non ci interessano: si tratta di semplificazioni», dice subito Stuart Braithwaite, chitarra, anima e fondatore del gruppo scozzese. 

I loro show sono caratterizzati da volumi alti, distorsioni al limite del rumore puro, frequenze basse in grado di inchiodare a terra qualsiasi ascoltatore. Tutto al servizio di un viaggio musicale che tiene dentro echi della scena rock inglese a cavallo tra Ottanta e Novanta, dal rock alienato dei Jesus & Mary Chain fino allo shoegaze dei My Bloody Valentine, e il magistero dei Sonic Youth. Senza perdere nulla in melodia e complessità sonora. Perché il suono, la ricerca sui suoni «è parte integrante della nostra musica. Per questo non avrete mai una versione orchestrale delle nostre canzoni. Figuriamoci un unplugged…», continua Braithwaite.

«Traiamo molta ispirazione dal cinema: i miei registi preferiti sono Darren Aronofsky – con cui i Mogwai hanno collaborato per la colonna sonora di The Fountain – L’Albero della Vita – John Carpenter, David Lynch». Braithwaite cita tra i suoi maestri anche «Ennio Morricone, le sue colonne sonore sono una meraviglia». Il rapporto stretto col cinema si vede anche dalla cura dei loro video o dalle tante soundtrack realizzate. E le loro canzoni sono state inserite in decine di film. Moses? I amn’t fu scelta da Paolo Sorrentino per Le Conseguenze dell’Amore, il film del 2004.

Trent’anni, la stessa formazione. Mai l’ipotesi di una rottura. «Non siamo mai stati vicini a uno scioglimento: al centro dei nostri rapporti c’è sempre stata la musica e fin quando sarà così non ci saranno rischi in questo senso», prosegue Braithwaite. Un’amicizia musicale talmente stretta che i Mogwai hanno deciso anche di utilizzarla per aiutare altre band. E lo hanno fatto attraverso Rock Action, la loro etichetta musicale. Un modo, molto probabilmente, per avere anche carta bianca sulla gestazione dei loro lavori. Che, soprattutto negli ultimi anni, si sono arricchiti di molte sfumature elettroniche: «Non abbiamo una regola, però. Utilizziamo esclusivamente gli strumenti che pensiamo possano essere al servizio della canzone che stiamo componendo. Nessuna scelta a tavolino».

E i Mogwai ritornano nel nostro Paese e, in Sicilia soprattutto dove sono stati ospiti dell’Ypsigrock Festival nel 2011, con una voglia di suonare particolare. Perché se «c’è stata molta affinità, molta energia condivisa con il pubblico». Nei concerti di questo tour, la band di Glasgow suona brani tratti dai loro primi due album – Mogwai Young Team (1997) ed il citato Come On Die Young (1999) – recentemente rimasterizzati, oltre a quelli del decimo disco in studio As the Love Continues, e potrebbe esserci qualche sorpresa con uno o due inediti che figureranno sull’imminente nuovo lavoro. Braithwaite confessa che, logisticamente, il tour crea stress indesiderato e lo tiene lontano dalla sua famiglia. Tuttavia, ammette che suonare dal vivo «è così divertente per novanta minuti: è adrenalinico». E la passione per la loro musica è ancora talmente viva nella band, che «da ogni concerto gli spettatori possono aspettarsi esibizioni emozionanti».

Il docufilm 

Intanto, al South by Southwest (SXSW) di Austin, in Texa, è stato presentato il documentario sulla loro storia. S’intitola If The Stars Had A Sound ed è diretto da Antony Crook. Raccoglie materiale video a partire dai loro esordi, a metà degli anni Novanta, fino al 2021 anno in cui, in pieno lockdown, è iniziata la lavorazione a Glasgow, in Scozia, dell’album As The Love Continues

Crook, apprezzato fotografo e regista, nonché collaboratore di lungo corso dei Mogwai, ha arricchito il film con momenti di performance dal vivo e tracce preregistrate, catturando l’essenza della carriera della formazione post-rock scozzese. Seguendo la band mentre crea il loro decimo album in studio al culmine della pandemia, il film va oltre i soliti cliché dei docufilm musicali, mostrando la comunità che ha contribuito al successo dei Mogwai.

La musica strumentale della band agisce come una corrente continua in tutto il documentario: un cuore pulsante che scorre attraverso le parole di collaboratori e fan appassionati che sottolineano ciò che Mogwai significa per loro. Il regista Antony Crook si prende il tempo di sedersi con i suoi intervistati e, in un certo senso, sembra voler costruire una favola su ciò che è l’eredità di Mogwai. In molti documentari musicali, vedi i protagonisti spiegare troppo il loro percorso, che di solito porta i membri della band a riflessioni sul loro mestiere, sul loro successo, a volte anche su disaccordi o litigi interni. Mogwai: If The Stars Had A Sound non ha nulla di tutto ciò. Invece, si concentra sulle connessioni fatte attraverso la loro musica con le persone sia piccole che grandi. La musica dei Mogwai ha il potere di riunire tutti, avvolgerli e sommergerli come un’impressionante colata di lava.

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