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Kevin Costner: gli americani non mi capiscono

L’attore e regista, ospite a Catanzaro del Magna Graecia Film Festival, ammette che la sua saga western “Horizon” è partita male, ma ha fiducia sui prossimi tre capitoli: «I film non si giudicano al primo weekend»
«L’Europa ha creduto in me prima degli Stati Uniti». Evita di sbilanciarsi sulla corsa alla Casa Bianca, ma celebra il ruolo centrale delle donne nel suo film e nel West

Horizon, An American Saga, il film che nessuna casa di produzione voleva finanziare e per il quale Kevin Costner ha investito più di 100 milioni di dollari di tasca propria non è andato bene. Tutt’altro. «Sì, il primo capitolo di Horizon non è stato accolto come speravo», ammette l’attore e regista ospite a Catanzaro del Magna Graecia Film Festival per ricevere la Colonna d’Oro.

«Ma la stessa cosa accadde con Fandango quando uscì in sala. Ho assoluta fiducia nel film: purtroppo viviamo in un’epoca in cui si viene giudicati in base ai risultati del primo weekend. Ma io non ho fatto un film per andare bene al primo weekend, ma che potesse continuare a vivere nel cuore del pubblico».

Per questo motivo ha accolto l’invito del Magna Graecia Film Festival (sino al 4 agosto): per poter parlare ancora di Horizon – An American Saga. «Ho ipotecato 4 ettari sull’acqua a Santa Barbara dove mi sarei costruito l’ultima casa», ha dichiarato Costner a Deadline, parlando del suo progetto. «La cosa ha fatto uscire di testa il mio commercialista. Ma è la mia vita, e credo nell’idea e nella storia».

Il film ha incassato poco più di 30 milioni in tutto il mondo, ma lasciano sperare gli ottimi riscontri in streaming (negli Stati Uniti è tra i titoli più visti on demand). Il secondo capitolo, annunciato per agosto, è stato rimandato a data da destinarsi. «Naturalmente Horizon 2 uscirà al cinema: ci ho messo i miei soldi ed è stato realizzato per il grande schermo. E così il terzo e il quarto. Oggi si fanno troppi film derivativi, sull’onda del successo: io voglio fare le cose che desidero, che crescano dentro e restino nel tempo», commenta. «Frequento questo mondo da tanto tempo, per me sarebbe molto facile rifare i successi del passato. Ma non mi interessa: ho scelto di realizzare i sogni in cui credo affinché la mia vita possa giovarne. Com’è possibile che un americano al cento per cento come me venga compreso più all’estero che a casa? Era successo anche con Terra di confine: l’Europa ha creduto in me prima degli Stati Uniti. Gli americani non mi capiscono».

Con Horizon si torna al passato, al western dei carri in fila indiana verso il nulla, al Gran Canyon da attraversare, al forte pieno di soldati e soprattutto all’incontro-scontro pieno di violenza e incomprensioni dei coloni con i pellerossa. «Ci vendono sempre sogni e anche nel 1800 era così», dice Costner. «E così c’è chi si è ritrovato con le proprie mogli nel mezzo di questo Paese. Le donne forse odiavano i loro mariti per averle portate lì dove dovevano lavorare ogni giorno, dove nulla era pulito, ma c’erano andati per una vita migliore. Così tanti hanno accettato questa sfida, quel sogno. Molte volte erano coppie o singoli che scappavano da qualcosa alla ricerca di qualcosa che non avevano».

Kevin Costner al Magna Graecia Film Festival

Il fatto è, continua Costner, «che non si può condividere la terra, e i coloni non volevano davvero alcuna concorrenza e hanno cacciato così circa 500 nazioni native americane. Io in Horizon racconto questa collisione. Per me era davvero importante dare loro la dignità, far capire che la ferocia che avevano i nativi è perché stavano combattendo per il loro stile di vita, la loro religione, la loro esistenza. Era ingiusto non mostrarli nella loro bellezza». 

Parla del passato, della storia americana, ma evita di prendere posizione sulle imminenti elezioni americane: «Andrò a votare. È un diritto e un dovere per cui la gente è morta. Ma la mia sensazione è che il mondo non sia mai stato così in pericolo: spero che i nostri leader siano all’altezza del servizio pubblico. I politici americani dovrebbero preoccuparsi di far migliorare la nostra vita, non la loro. Credo sia importante che non si preoccupino solo di rimanere in carica per il resto della propria vita». Non svela per quale contendente alla Casa Bianca chi tifa, se per Kamala Harris o Donald Trump, ma celebra il ruolo delle donne, centrali in Horizon: «No women, no west: senza donne non ci può essere il western. Sono fiero che Sienna Miller sia la protagonista del film: è una delle attrici più belle e carismatiche che abbiamo in America».

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