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João Bosco equilibrista fra musica e politica

– Il leggendario musicista brasiliano dopo il debutto a Castroreale sarà con il suo quartetto martedì 6 agosto a Zafferana e giovedì 8 ad Agrigento
– Noto per il suo stile di chitarra virtuosistico, fin dagli anni Settanta ha sfidato la censura del suo Paese per denunciare le ingiustizie e la corruzione

Due secoli di ritmi del suo Paese scorrono tra le dita di João Bosco, uno dei chitarristi, cantanti e compositori più leggendari del Brasile. Ora settantottenne, è in grado di scatenare un turbine di velocità e agilità, sfrecciando attraverso metri, armonie e ritmi difficili provenienti da tutto il Brasile.

«João suona come un’orchestra», ha detto il chitarrista jazz Lee Ritenour. «Può suonare un ritmo molto complesso sulla chitarra e allo stesso tempo cantare qualcosa di completamente diverso». Il suo virtuosismo lo ha reso un’attrazione in luoghi in cui non si parla portoghese, come ha dimostrato ieri sera al Castroreale Jazz Festival e come si potrà ascoltare martedì 6 agosto all’anfiteatro Falcone e Borsellino di Zafferana Etnea per la rassegna di Catania Jazz e giovedì 8 all’ombra del Tempio di Giunone ad Agrigento, ospite di Festivalle.

Bosco si è formato durante gli anni universitari, quando ha incontrato il poeta e paroliere Vinícius de Moraes, che lo ha incoraggiato a perseguire una carriera nella musica. Questo incontro ha segnato l’inizio di una lunga e fruttuosa collaborazione con Aldir Blanc, un altro importante paroliere brasiliano. La coppia Bosco-Blanc è diventata una delle più iconiche nella storia della musica popolare brasiliana, creando alcune delle canzoni più memorabili e amate del genere. Le loro canzoni combinavano testi poetici e socialmente consapevoli con melodie sofisticate e arrangiamenti complessi, mescolando samba, bossa nova, jazz e influenze della musica afro-brasiliana. Canzoni che trasmettevano un intenso orgoglio e spirito combattivo. I messaggi erano spesso codificati per ingannare i censori; le melodie e i ritmi cadenzati facevano sembrare ogni canzone fluttuante. Uno dei successi del duo, Nação (“Nazione”), sopravvive come un inno alla maestosità del Brasile: richiama gli eroi folkloristici, le glorie della natura, le divinità (orixás) che vegliano sulle cose e le battaglie vinte. 

Quando morì Charlie Chaplin, pensò di scrivere una samba di Carnevale in suo onore. Portò l’idea a Blanc e la loro immaginazione volò. Ricordando l’interpretazione di Chaplin di un clown anziano e ubriaco nel film Luci della ribalta, trasformarono quell’immagine in un’allegoria del circo politico che era diventato il Brasile; tra le righe c’era un appello a far tornare a casa coloro che erano in esilio. Elis Regina la cantò «in un modo così toccante e magistrale», ricordò Bosco, che il pubblico capì cosa significava la canzone, anche se i censori non lo sapevano.

La voglia di aiutare un Paese in difficoltà non lo ha mai abbandonato. Qualche anno fa ha iniziato a scrivere canzoni con suo figlio, Francisco Bosco, poeta, giornalista e filosofo. Malabaristas do Sinal Vermelho (“Giocolieri del semaforo rosso”) parla di bambini che scendono dalle baraccopoli sulle colline e aggrediscono gli automobilisti fermi al semaforo rosso. I giovani si destreggiano per le mance, ma sotto l’effetto della droga, alcuni rapinano o uccidono. Le parole hanno una visione compassionevole degli emarginati sociali del Brasile.

João Bosco è noto per il suo stile di chitarra virtuosistico, che incorpora tecniche complesse come il fingerpicking e l’uso innovativo delle armonie. Le sue performance dal vivo sono caratterizzate da un’energia vibrante e da una profonda connessione con il pubblico. Il suo approccio alla musica è profondamente radicato nella tradizione brasiliana, ma sempre aperto a influenze globali.

João Bosco (il secondo da sinistra) con la sua band, formata da Ricardo Silveira alla chitarra, Kiko Freitas alla batteria e Guto Wirtti al basso

Bosco ha citato una vasta gamma di influenze musicali, dai maestri del samba come Cartola e Nelson Cavaquinho, ai giganti del jazz come John Coltrane e Miles Davis. Questa fusione di stili ha reso la sua musica universale, pur mantenendo un’identità profondamente brasiliana. Le sue canzoni spesso esplorano temi di amore, politica, giustizia sociale e l’esperienza umana, riflettendo la complessità e la bellezza della vita in Brasile.

Ad accompagnarlo nei concerti siciliani sono: Ricardo Silveira alla chitarra, Kiko Freitas alla batteria e Guto Wirtti al basso.

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