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Il “Tenco” compie 50 anni e ripara agli errori

– Dal 17 al 19 ottobre si alza il sipario sulla rassegna sanremese. Dopo la “sbandata” festivaliera, si ritorna a valorizzare la canzone d’autore italiana, tentando di colmare le lacune del passato 
– A Edoardo Bennato soltanto a 78 anni viene riconosciuto il suo ruolo nella storia della musica nazionale, mentre Paolo Benvegnù viene premiato con vent’anni di ritardo

Il Premio Tenco torna alle origini dopo la “sbandata” delle scorse edizioni, quando cercò di prendere la scia del più popolare Festival di Sanremo, aprendo a rapper, trapper e urban. L’occasione per un dietro front è l’edizione del cinquantennale (anche se questa è la quarantasettesima al netto di quelle saltate per problemi vari) che si svolgerà dal 17 al 19 ottobre al Teatro Ariston della “città dei fiori”, ancora una volta orfana delle telecamere Rai.

Non solo. In una sorta di “mea culpa”, tenta di porre rimedio agli errori e alle dimenticanze del passato. È il caso di Edoardo Bennato, al quale solo a 78 anni viene finalmente riconosciuto il ruolo centrale che gli merita nella canzone d’autore italiana. All’autore di Burattini senza fili è stato assegnato il Premio Tenco, che condividerà con Samuele BersaniMimmo Locasciulli e l’argentina Teresa Parodi.

Tullio De Piscopo

A differenza delle Targhe Tenco, decise da una giuria di circa trecento addetti ai lavori, i Premi Tenco vengono assegnati a insindacabile giudizio del comitato organizzativo e sono riconoscimenti alla carriera di coloro che hanno apportato un contributo significativo alla canzone d’autore planetaria. In questa edizione, sempre nell’intento di colmare le lacune del passato, sono stati inventati il Premio Tenco all’operatore culturale, destinato a Caterina Caselli, quello per i “Suoni della Canzone”, assegnato a Tullio De Piscopo, e il Premio Yorum (istituito in collaborazione con Amnesty International Italia per accendere un riflettore in più a quegli artisti di ogni latitudine che lottano per i diritti umani e la libertà dìespressione rischiando pure la vita) per Toomaj Salehi, rapper iraniano condannato a morte da un tribunale rivoluzionario. Non manca il Premio Siae, destinato ad Ivan Graziani, fra i protagonisti della primissima edizione del 1974 che verrà ricordato sopra e sotto al palco dal figlio Filippo.

Anche le Targhe cercano di mettere riparo a una falla. Con un ritardo di vent’anni, viene premiato Paolo Benvegnù per il suo nuovo album È inutile parlare d’amore, miglior album in assoluto. Lo avrebbe meritato anche nel 2004 quando debuttò da solista con Piccoli fragilissimi film, del quale esce la versione “reloaded”. «Mi avrebbe dato una mano in un momento di difficoltà facendo dei concerti, ma vinse Morgan», confessa il cantautore milanese. «Ci speravo poi nel 2015 per Earth Hotel ma vinse Mauro Ermanno Giovanardi».

Paolo Benvegnù

Le altre Targhe andranno a Diodato, che con La mia terra s’è assicurato quella per la miglior canzone singola; a Simona Molinari per il miglior album d’interprete grazie ad Hasta Siempre Mercedes; a Setak per il miglior album in dialetto grazie ad Assamanù; ad Elisa Ridolfi quella riservata alla miglior opera prima grazie a Curami l’anima; ad Alberto Zappieri quella per il miglior album a progetto, Sarò Franco – Canzoni inedite di Califano.

Tanti gli ospiti attesi sul palco dell’Ariston nell’affollata tre giorni: il fondatore del gruppo rock russo Ddt Jurij Ševčuk, il “Guccini russo” che ritirerà finalmente il Premio Tenco 2022, Tosca, Francesco Tricarico, Michele Staino, il tanguero siciliano Fabrizio Mocata candidato ai Latin Grammy, Simone Cristicchi e Amara, Gianni Coscia, Waine Scott, Kento e Irene Buselli.

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