Disco

Il romanticismo pop punk dei Fontaines DC

– Esce “Romance”, album che sembra alimentato da una costante spinta e trazione tra elementi contrastanti. «È una ricerca di cos’altro c’è di romantico»

Erano stati indicati come gli U2 del nuovo millennio. E, in particolare, per quel Dna dublinese che c’è nell’album di debutto Dogrel. Fra voci post punk e accelerazioni violente, i Fontaines DC davano una romantica versione di Dublino. Ogni canzone era un riferimento a luoghi specifici, pub e punti d’incontro, popolati da un cast di personaggi ai quali dà voce e teatralità il cantante e frontman Grian Chatten. Ma c’era qualcosa di più di semplici ritratti. La ruvida produzione e i ritmi traballanti evocavano i familiari umori di Dublino: mercati affollati, ciottoli striati di pioggia e il rombo del freddo commercio mattutino. 

«Penso a Dublino e alla nostra musica come se fosse la stessa cosa, perché è stato scritta da persone che erano intensamente assorbite dalla città», spiegava Chatten. «Ci hanno influenzato ogni angolo delle sue strade e le storie della gente». In Big, la potente traccia di apertura di Dogrel, Chatten muggiva: “Dublino nella pioggia è mia / Una città incinta con una mente cattolica”. “Too real” potrebbe essere una canzone degli U2 prima maniera.

La voce robusta di Chatten è fondamentale per la definizione del suono dei Fontaines DC, completati da Conor Deegan III, Conor Curley, Carlos O’Connell e Tom Coll. Dogrel è stato il debutto più esagerato del rock irlandese negli ultimi anni: una rapida ascesa per un gruppo di ventenni il cui desiderio iniziale era quello di formare una sorta di «“Beatles punk” band». L’album aveva un aspetto vivo e grezzo. «Suona crudo, magari pieno di errori nella sua forma più potente, ma è come un essere vivente», diceva Chatten. «La scelta di lasciarlo andare nella forma naturale, che è davvero molto allineato con i nostri principi come artisti: accettare il primo modo in cui esprimi qualcosa è vero».

Quel disco del 2019 della band di Dublino li ha immediatamente separati dalla sfilza di altri gruppi che sovrappopolano il genere post-punk. Poi il trasferimento a Londra. L’ingresso nel mondo della grande discografia. La perdita delle radici, la confusione di A Hero’s Death, il loro secondo album uscito nel 2020. Due anni dopo, Skinty Fia, album torbido, esigente e in gran parte funereamente frenetico, riaccende le speranze e arriva al numero 1 in Gran Bretagna.  Il loro nuovo album Romance, dice Deegan, «è una ricerca di cos’altro c’è di romantico».

Il romanticismo dei Fontaines è turbato e ambiguo ed è evidente nelle sonorità. Romanceavrebbe dovuto segnare una svolta, come potrebbe suggerire la copertina che vede i cinque ragazzi coloratissimi e bizzarri in stile Prodigy, invece non riesce a decollare. Anzi, sembra alimentato da una costante spinta e trazione tra elementi contrastanti. Pur mantenendo le oscurità e la malinconia del precedente album, ricerca la briosità e la meraviglia delle origini; Starbuster ha un inizio alla Beatles ma sembra poi sfiorare il rap e virare verso Eminem; esplosioni di orchestrazione lussureggiante sono sfumate dalla voce cruda di Chatten. E ancora: ballate chitarristiche come Horseness Is the Whatness, ispirata a James Joyce, e In the Modern World, l’elettronica della title track, il suono indie pre-Manchester alla John Peel in Favourite; l’amore adolescenziale della band per il nu-metal ed i riferimenti a Korn e Deftones.

Romance, alla fine, è un disco pop-punk, relativamente accessibile, soprattutto se confrontato con il precedente album impegnativo e complesso della band, Skinty Fia.

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