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“Iddu”, un’altra gaffe di Sangiuliano

– Presentato in concorso a Venezia 2024 il film sulla latitanza del boss Mattia Messina Denaro: «Né il ministero della Cultura, né la Regione Sicilia ci hanno dato finanziamenti»
– Una trama fra il poliziesco e la tragedia greca, con tinte grottesche, che vede protagonisti due grandi attori: Elio Germano, nei panni dell’ultimo padrino, e Toni Servillo
– Il dramma personale di Luca Martinelli: «Io antifascista, nei panni di Mussoni nella serie tv “M – Il figlio del secolo”», tratta dall’omonimo libro di Antonio Scurati

“Iddu” è il soprannome con cui veniva chiamato Messina Denaro, il super latitante morto il 25 settembre 2023, otto ergastoli e soltanto otto mesi di carcere, dopo una fuga di trent’anni. «E se non ero malato di cancro non mi prendevate», disse provocatorio al pm di Palermo dopo la cattura. Era chiamato anche ‘u succi, e Totò Riina ‘u curtu per la sua bassezza. «I soprannomi sono un’abitudine arcaica, fanno parte del tragico ridicolo che è la cifra del film e del mondo», commenta Antonio Piazza, regista insieme con Fabio Grassadonia di Iddu, il film sull’ultimo padrino interpretato da Elio Germano, mentre Toni Servillo è il fiancheggiatore che si presta con i servizi segreti a tradirlo. Nel cast anche Barbora Bobulova e Fausto Russo Alesi (una coproduzione Italia-Francia: Indigo Film con Rai Cinema, in sala dal 10 ottobre con 01).

Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film che non ha avuto finanziamenti pubblici, a cominciare dalla Sicilia, tra Regione e Film Commission. «Le indicazioni ricevute è che dopo i cinepanettoni si cerchi il cineturismo, si promuove il territorio sul piano turistico», dicono i registi. Stessa linea per il ministero della Cultura, l’ennesima gaffe di Sangiuliano: «Evidentemente la sceneggiatura non è stata ritenuta meritevole, ma era già successo a Paola Cortellesi». Il produttore Nicola Giuliano: «Abbiamo avuto il tax credit per gli sgravi fiscali, ma è un finanziamento automatico, e il fondo del Lazio per le coproduzioni internazionali». La colonna sonora è invece firmata da Colapesce. 

La domanda di Toni Servillo

È, forse, la risposta che cerca Toni Servillo. «La domanda più semplice che spero emerga nella mente dello spettatore è: ma come è stato possibile? Come è stato possibile che un Paese come il nostro che vanta una cultura che il mondo ci invidia non riesca a opporsi a un universo di una tale mediocrità che ha favorito per anni un uomo che teneva in scacco una regione e un paese? Come è possibile che accada?». 

L’atmosfera del film, a metà fra poliziesco e tragedia greca, è quella graffiante del grottesco per fare in modo che dietro all’insensata ridicolaggine di certe situazioni si colga il tragico che c’è.

«Il gusto per l’esibizione di una cultura, per il dimostrare e dimostrarsi sempre superiore agli altri, per il sentirsi sempre migliore degli altri, con più diritto ad avere diritti», dice Elio Germano. «Si tratta di un essere umano capace anche di dolcezza e questo è perturbante, perché significa che dentro ognuno di noi c’è la possibilità di diventare così e, visto che viviamo in un’epoca storia in cui quei valori vengono accettati (dalla fascinazione per le armi, alla difesa del privato, al profitto a tutti i costi), questo personaggio ci mette in discussione».

“M – Il figlio del secolo”

A precedere Iddu è stato M – Il figlio del secolo, serie tv di Joe Wright con Luca Marinelli. Si tratta di un ritratto moderno di Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura che l’Italia abbia conosciuto.

«Questa serie è grande cinema, lo vedo come il naturale prolungamento del mio romanzo perché il romanzo è una forma d’arte popolare ed è fondamentale raccontare, sempre con una visione antifascista, per raggiungere il più largo pubblico possibile», ha commentato lo scrittore Antonio Scurati intervenendo alla conferenza stampa di presentazione. «Il romanzo come il cinema è popolare. C’erano dei rischi certo nel suo adattamento cinematografico ma tutti sono stati brillantemente superati e che pur nelle sua diversità il film conserva la sua vocazione a rappresentare quanto accaduto in una forma nuova, coinvolgente e mobilitante per le coscienze, per farli conoscere e capire quale seduzione potente fosse il fascismo cento anni fa e provare repulsione nei confronti di questo».

Marinelli: “Doloroso interpretare Mussolini”

«Negli anni di studio ho imparato una cose importante: a non giudicare mai il proprio personaggio. E questa è stata la cosa più dolorosa che mi sia capitata nella mia carriera, dover sospendere il giudizio per quei sette mesi e tentare, io antifascista, di avvicinarmi al mio personaggio (Mussolini, ndr)», racconta Luca Marinelli. «Ho scelto di concentrarmi sul capire perché un passo ha seguito un altro, allontanare qualsiasi aggettivo pericoloso perché pericoloso è descriverli come il male assoluto perché sono umani come noi e non sono da allontanare come fossero il diavolo in persona. Allora ho ragionato sul fatto che fosse un criminale che si è macchiato di crimini orrendi e che ha scelto di fare quello che ha fatto».
«Vengo da una famiglia antifascista e sono fermamente antifascista», ha concluso. «Nel momento in cui mi è stata offerta questa possibilità i pensieri sono stati più di uno, poi ho capito che era una maniera per avere personalmente una piccola responsabilità storica nel mio piccolissimo».

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