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I Green Day cantano gli incubi americani

– Concerto monumentale agli I-Days di Milano davanti a 78mila spettatori. «Questa serata non è un party. Questa serata è una celebrazione», urla Billie Joe Armstrong
– Esprimono le preoccupazioni dell’America, come il boom di senzatetto (“The American Dream Is Killing Me”), le sparatorie di massa (“Living In The ’20s”’) e la disinformazione dei media e dei social

«Siamo ancora vivi», scandisce Billie Joe Armstrong in italiano, nella lingua dei suoi avi, che partirono proprio da un piccolo paesino della Basilicata presso il quale si è recentemente recato per ricevere la cittadinanza onoraria. Lo grida davanti a 80mila davanti a 78mila persone arrivate da tutte le parti d’Italia e dall’estero, dopo un concerto-monumento da più di 35 canzoni, per oltre due ore di musica, con un tiro pazzesco, una scaletta che ripercorre tutto lo sterminato repertorio dei Green Day, e tanto di fiamme e gonfiabili sul palco.

Quello di domenica sera all’Ippodromo La Maura di Milano è il più grande show tenuto dal il trio di Berkeley in Europa. Sul palco degli I-Days hanno tirato fuori gli artigli e sfoderato chitarre taglienti per dimostrare di essere ancora la band punk degli esordi, e il fatto di essere passati dai centri sociali ai grandi raduni non li ha cambiati più di tanto.

Billie Joe Armstrong, frontman dei Green Days

«Questa serata non è un party. Questa serata è una celebrazione», urla Billie Joe Armstrong. Era giusto trent’anni fa quando pubblicarono il loro terzo album Dookie e da lì, in un crescendo vertiginoso, la band californiana è diventata un nome sempre presente quando si parla di mega tour e festival da tutto esaurito. Come questo concerto, che promuove il loro ultimo album Saviors del 2024 ma è soprattutto una celebrazione della loro storia. Oltre all’anniversario di Dookie, quest’anno si festeggiano anche i venti di American Idiot, altro classico dal loro sterminato catalogo (14 album in studio, senza contare raccolte e live), in alcune occasioni addirittura suonati entrambi, integralmente.

Da quel famigerato Dookie del 1994 riprendono Longview e Basket Case, tra gli altri, mentre da Saviors viene il brano con cui aprono lo show, The American Dream is Killing me, che prende di mira la società del sogno americano e tutte le sue contraddizioni. Poi la carrellata di hit, da American Idiot fino a Boulevard of Broken Dreams, che Billie Joe intona avvolto nella bandiera italiana, la monumentale Jesus of Suburbia e le intense e melodiche Wake me up when September Ends e Good Riddance.

Billie Joe Armstrong, con i fedeli compagni di avventura Mike Dirnt al basso e Tré Cool alla batteria, è in gran spolvero e con il pubblico è sempre un dare-avere per tutta la durata della performance. Il frontman è conosciuto per la sua coinvolgente presenza scenica e la sua interazione con i fan e spesso si rivolge all’audience in italiano. Come da consuetudine ormai consolidata, durante Know your enemy Armstrong invita anche una giovane fan sul palco a cantare. Proprio come questo evento, un viaggio nella memoria per una band eccezionale e la celebrazione di due album capolavoro che costituiscono un punto fermo nella storia del rock.

La caratteristica dei Green Day è quella di essere perfettamente a loro agio tanto nel punk da tre minuti strofa-ritornello quanto nella ballad acustica mai zuccherosa, e questo grazie a una capacità eccezionale nello scrivere melodie e ritornelli inno. Il tutto sempre con un’attenzione particolare ai temi sociali e alla politica. Come suggeriscono i loro pezzi più famosi, i Green Day non hanno mai avuto paura di far sapere come la pensano su questo o quel presidente e su questa o quella guerra. Il disagio mentale, il rifiuto della società, e le frustrazioni di una generazione che sono al centro del racconto hanno un sapore diverso oggi, ma la stessa energia vitale di allora. Basket Case e When I Come Around sono dei pilastri che sorreggono la memoria, su All by Myself c’è il siparietto del batterista Tré Cool, autore del brano, che canta e si esibisce in vestaglia leopardata: l’ironia alleggerisce.

I Green Day

Per un po’, quando Trump è stato eletto, Billie ha evitato commenti politici. Ma su Saviorsè più diretto, facendo riferimento a preoccupazioni molto reali dell’America moderna come il boom di senzatetto (The American Dream Is Killing Me), le sparatorie di massa (Living In The ’20s’) e la crisi degli oppioidi (Strange Days Are Here To Stay).

«Questa volta è stato più naturale», ha detto a proposito delle inclinazioni politiche delle canzoni. «Negli Stati Uniti e in particolare in California, abbiamo così tante persone senza casa che vivono letteralmente in una città di tende; siamo diventati una baraccopoli. Non ho visto niente di simile da quando ho guidato attraverso Bangkok. C’è una massiccia crisi di fentanil e c’è “Defund The Police”, che è uno slogan terribile. Capisco cosa stanno facendo, ma non ha alcun senso. Penso alle informazioni che otteniamo e a come non mi fido della maggior parte delle cose che vedrò sui social media – le opinioni delle persone sul clima politico in questo momento – perché sono opinioni che vengono create dall’algoritmo».

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