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Enzo Favata, l’eroe dei quattro mondi

– Un po’ Garibaldi, un po’ Marco Polo, il polistrumentista sardo (con papà siciliano) presenta il suo progetto “B. U.M.” di “musica universale” che riunisce musicisti di quattro continenti. Prima assoluta venerdì 16 agosto al Festival “Musica sulle Bocche” ad Alghero
– «È il prodotto dei miei giri per il mondo. Quando viaggio, e qui entra in scena Marco Polo, interagisco spesso con artisti del luogo. Quando sono ospite di un festival, non mi limito a fare le mie cose, ma mi confronto con i musicisti del posto. Alcuni dei quali sono coinvolti nel progetto»
– «C’è chi vuole ingessare il jazz in un contesto linguistico che poi diventa musica classica. Una musica così la si uccide! La riprova è che il pubblico di un certo tipo di jazz non è giovane, mentre l’idea delle contaminazioni, che comunque sono alla base di questa musica, conquista un’audience molto più vasta»

Enzo Favata è una sorta di eroe dei quattro mondi, più del valoroso Giuseppe Garibaldi che riposa a pochi passi dalla sua città, Alghero, ed al quale nel 2011 ha anche dedicato un album, Os caminhos de Garibaldi. Oppure, prendendo spunto dal suo nuovo brano, lo potremmo paragonare a Marco Polo, il grande viaggiatore veneziano che tracciò la via della seta. Perché Enzo Favata, il cui nome suggerisce origini siciliane («mio padre veniva da lì, mia madre era di Cagliari»), è un artista poliedrico e innovativo, capace di unire le radici della sua terra con le influenze globali in un dialogo musicale continuo e avvincente. 

«Mi sento più vicino a Marco Polo», tiene a sottolineare Favata. D’altronde, il suo percorso artistico è un viaggio continuo tra jazz, musica etnica, elettronica e colonne sonore, che gli ha permesso di costruire una carriera eclettica e prestigiosa. Il suo strumento principale è il sassofono, ma è un polistrumentista e uno sperimentatore, sempre alla ricerca di nuovi suoni e combinazioni musicali. 

«L’idea del viaggio mi ha sempre affascinato, forse perché sono curioso, forse perché il jazz è un melting pot di culture», commenta. «Negli anni Cinquanta Louis Armstrong a chi gli chiedeva cos’era il jazz rispondeva: “Non lo saprai mai”. E non lo saprai neanche oggi. E, infatti, bisogna far aprire gli occhi a chi indica il jazz solo quello un po’ ingessato in un contesto linguistico che poi diventa musica classica. Una musica così la si uccide! La riprova è che il pubblico di un certo tipo di jazz non è giovane, mentre l’idea delle contaminazioni, che comunque sono alla base di questa musica, conquista un’audience molto più vasta. Non che io faccia musica per accattivarmi al pubblico, anche se mi fa piacere avere un’empatia con gli spettatori, ma l’obiettivo è quello di raccontare delle storie. Ed ecco perché Garibaldi, ed ecco perché scrivo un brano orchestrale con dei musicisti iraniani che suonano in Marco Polo. Il nome del mio gruppo The Crossing lascia intuire questa idea del viaggio, indica un attraversamento di culture».

Enzo Favata, al centro. con il suo gruppo Atlantico, formato da Daniele di Bonaventura, Marcello Peghin, Salvatora Maltana, UT Gandhi ed Enzo Favata, di nuovo insieme dopo 18 anni 

La Sardegna, l’isola, è un punto di partenza al quale sempre tornare, dopo aver attraversato l’Atlantico, titolo di un album del 2022, o altri continenti.

«Io avrei avuto occasione di abitare dall’altra parte del mondo. Più volte. Di vivere in Sudamerica, in Asia, di trasferirmi. È una questione di legame. Ho la fortuna di abitare in Sardegna in una città che si chiama Alghero. È una città catalana, noi parliamo in catalano. È la porta del turismo sin dagli anni Cinquanta quando ancora la Costa Smeralda non esisteva. È stata sempre una città internazionale, aperta verso il mondo. È un luogo pieno di stimoli naturalistici e culturali. E ho un aeroporto a cinque minuti da casa. Quindi, c’è stata una influenza. Sulla cultura sarda ho fatto lavori importanti, come il disco Voyage en Sardaigne, che ho portato sul palco anche con grandi orchestre, come la Metropol di Amsterdam. La Sardegna con la sua cultura millenaria, con la sua musica poliritmica senza tamburi (ci sono soltanto in un villaggio), nella testa di un ragazzo e poi di un uomo che continua a essere qui ha avuto una influenza importante».

Questo bagaglio di esperienza e influenze raccolte in trent’anni di viaggi in giro per quattro continenti confluirà venerdì 16 agosto in B.U.M. Beautiful Universal Music, prima assoluta di un progetto di “musica universale” che coinvolge grandissimi nomi della musica indiana, marocchina, argentina e italiana e che rappresenta uno dei momenti più salienti del Festival internazionale “Musica sulle Bocche” che dal 4 al 25 agosto avrà per scenario alcune fra le location più suggestive della Sardegna nord orientale.

Da sinistra: Hind Ennaira,  Bindhumalini NarayanaswamyPablo La Porta,  Pasquale Mirra, Fabio Giachino e Marco Frattini,

Per questa straordinaria performance Favata ha riunito musiciste e musicisti da quattro continenti, in una affascinante formazione musicale di sette autentiche star, come Hind Ennaira, famosissima cantante gnawa del Marocco, Bindhumalini Narayanaswamy una delle più importanti interpreti della musica carnatica indiana, vincitrice del National Film Award for Best Female playback Singer (l’Oscar di Bollywood) per le sue tantissime partecipazioni a colonne sonore cinematografiche, Pablo La Porta,  batterista percussionista compositore e cantante di Buenos Aires tra i musicisti più importanti dell’Argentina, Pasquale Mirra uno dei migliori vibrafonisti in Europa, grande e potente improvvisatore, Fabio Giachino, producer e pianista grande talento del jazz italiano, Marco Frattini, producer batterista e percussionista protagonista in tante produzioni della nuova onda musicale italiana, e, naturalmente, Enzo Favata, che con i suoi sassofoni, clarinetti, strumenti a fiato etnici ed elettronica colorerà di emozioni l’evento.

«Con Pasquale Mirra eravamo a Trieste e fra un piatto di pesce e un bicchiere di vino friulano c’è venuto in mente questo titolo, B. U. M., acronimo di “Beautiful Universal Music”. È il prodotto dei miei viaggi. Quando viaggio, e qui entra in scena Marco Polo, interagisco spesso con artisti del luogo. Quando sono ospite di un festival, non mi limito a fare le mie cose, ma mi confronto con i musicisti del posto. Ad esempio, ad Addis Abeba mi conoscono tutti e lì ho fatto dischi con Mulatu Astatke. In Sudamerica ho lavorato con Dino Saluzzi. In Asia ho collaborato con iraniani, cinesi, giapponesi. L’ultimo progetto è stata una produzione a Bengalore. A Rabat ho conosciuto questa stupenda cantante Hind Ennaira che ho coinvolto in questo progetto “esplosivo”. Per questo B. U. M.».

Lo spettacolo è l’evento clou del “Festival Musica sulle Bocche” (di Bonifacio), primo “evento green”, «ispirato dalla musica, dagli artisti, dal pubblico e dall’ambiente naturale tra il mare e i graniti del Nord Sardegna», spiega. «In ventiquattro anni abbiamo creato una storia unica che racconta la straordinaria simbiosi tra musica e paesaggio, albe e tramonti, e siamo stati i primi a farlo in Europa come festival jazz. Questa è la caratteristica che ci ha principalmente contraddistinto, come ben sanno tutti coloro che nel corso degli anni hanno assistito ai nostri concerti. Dopo la grande risonanza sui social media, attraverso le foto e i video che hanno fatto il giro del mondo, infatti, altri hanno adottato il nostro modello artistico integrato, un esempio calzante di una riflessione più lenta e profonda sull’esperienza di un festival, come luogo di relazione tra persone, natura e musica». 

Molto intrigante e articolato il programma. Oltre all’evento di venerdì 16 agosto, al Lo Quarter di Alghero, dove verrà presentato in prima assoluta B.U.M. Beautiful Universal Music, ci sarà una serie di kermesse musicali improntati a differenti generi e stili. Da sabato 17 agosto ci si trasferisce a Castelsardo, dove sarà di scena il duo Fabio Giachino & Flavio Boltro, due assoluti protagonisti del jazz italiano, in un dialogo musicale per pianoforte e tromba che esplora le profondità del jazz. A seguire la formazione capitanata dal saxofonista Raffaele Casarano darà vita ad un concerto che promette pura energia e innovazione jazzistica. La notte incalzerà con un concerto aperto al pubblico del quartetto Tendha, giovane formazione che trae ispirazione dalle colonne sonore dei videogiochi anni ’80/’90 per combinare insieme voci, clarinetto e percussioni, e terminerà a notte fonda, nel buio della terrazza del castello, con un viaggio narrativo alla ricerca delle stelle a cura dell’astrofisica Barbara Leo.

“Musica sulle Bocche” è stato il primo festival a organizzare spettacoli all’alba e al tramontio

Domenica 18 agosto avrà luogo uno dei tre tradizionali concerti all’alba del festival con un omaggio alla tradizione sarda, celebrata dalla performance del gruppo vocale Tenores di Orosei Antoni Milia, custode fedele dell’eredità musicale ricevuta dai cantori anziani, quella che abbraccia tanto il canto sacro “a cuncordu”, tipico delle confraternite religiose, che quello profano del canto a tenore. 

Fra dj set, concerti, workshop, star ECM Record come Anja Lechner e della chitarra come il siciliano Matteo Mancuso, la reunion del quintetto Atlantico, formato da Daniele di Bonaventura, Marcello Peghin, Salvatora Maltana, UT Gandhi ed Enzo Favata, gruppo di nuovo insieme dopo 18 anni per un progetto cult dall’omonimo nome, che esattamente un quarto di secolo fa fece clamore a livello internazionale, un viaggio musicale tra Argentina e Sud America ispirato da scrittori del calibro di Borges, Sepulveda, Marquez e SorianoSi, si prosegue fino a domenica 25 agosto con una speciale serata immersiva nella Sardegna delle antiche campagne medioevali delle colline dell’Anglona e con un progetto dedicato al nostro più acclamato “eroe senza tempo” con La Banda Garibaldina di Monte Surdu

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