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Due film per ricordare Enrico Berlinguer

Lunedì 10 giugno esce “Arrivederci Berlinguer!” di Michele Mellara e Alessandro Rossi con le musiche di Massimo Zamboni. Giovedì 13 sarà nelle sale “Prima della Fine – Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer” diretto da Samuele Rossi
– Il musicista: «Al di là della scomparsa di una grande figura come quella di Berlinguer, c’è la scomparsa di un’idea di cittadinanza, di Paese, c’è qualcosa di molto grosso, e molto al di là di noi, che scompare con quell’avvenimento»
– Il regista: «Portava nel suo percorso politico valori che sono, oggi, molto rari. Il coraggio, la rettitudine, la trasparenza. E la sobrietà. Per questo la gente gli è stata così vicina, per questo la sua morte è stata un trauma per il Paese intero»

Piazza San Giovanni, una marea umana. Garofani rossi, bandiere. Giovani operai, anziani partigiani, donne, bambini. Pugni stretti, alzati, in saluto. Centinaia di volti sconvolti, davanti al feretro per l’ultimo saluto. Nilde Iotti, Fellini, Ninetto Davoli, Saddam Hussein. L’11 giugno 1984 Enrico Berlinguer lasciò un popolo orfano. Un lutto, quello di quarant’anni fa, che ancora non sembra essere elaborato dalla sinistra italiana in perenne ricerca di una identità, di un nuovo leader. 

E, in coincidenza con la fatal data, escono ben due film per ricordare la figura di Berlinguer: Arrivederci Berlinguer! di Michele Mellara e Alessandro Rossi, nelle sale da lunedì 10 giugno, e Prima della Fine – Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer, il documentario diretto da Samuele Rossi in programmazione da giovedì 13 giugno. Due lavori, entrambi, che riescono a rievocare un sentimento collettivo, frutto di un’accurata ricerca.

“Arrivederci Berlinguer!”, non addio

Nel lavoro di Michele Mellara e Alessandro Rossi, le immagini dell’ultimo addio lasciano spazio a un Enrico vivo e vegeto, che snocciola i temi fondanti della sua politica e lo fa argomentando le sue tesi in modo diretto. In particolare, vengono riportati gli interventi sui temi più vicini alla società di oggi – generazioni, donne, famiglia, questione morale, lavoro – e su cui Berlinguer proferì parole estremamente attuali e che continuano a farci riflettere. A tenere insieme questi straordinari frammenti – comizi, interviste, ricordi personali – le musiche vibranti e oniriche di Massimo Zamboni. 

Massimo Zamboni

Una storia, ripresa quest’anno con CCCP – Fedeli alla linea, e un passato con CSI – Consorzio Suonatori Indipendenti, Massimo Zamboni, oltre a essere stato uno dei musicisti più influenti della scena indipendente italiana, verso la metà degli anni Settanta ha militato nella FGCI, la federazione giovani comunisti oggi scomparsa. «Questo documentario ci consegna un’idea alta di politica, di Paese», ha commentato in una intervista al quotidiano Manifesto. «Le immagini del funerale scuotono. Quella che vediamo sfilare, con numeri immensi – un milione e mezzo di persone – è l’Italia migliore. L’Italia del lavoro, dello studio, che ci crede, che voleva cambiare. Il paragone coi tempi attuali è impietoso. È bene fare questi passaggi, dall’addio a Berlinguer a questo titolo altrettanto avventuroso, quasi come ci fosse un’istanza politica, di futuro. Questo film nasconde richieste forti, attraverso volti addolorati, o “dolorosi”, degli operai, volti di bambini, persone che troveremmo lontanissime dalla politica partecipata oggi. Questo colpisce. Tutte le volte che abbiamo musicato il film dal vivo, un grandissimo silenzio è sceso in sala al termine della proiezione. Molti avevano le lacrime agli occhi. Al di là della scomparsa di una grande figura come quella di Berlinguer, c’è la scomparsa di un’idea di cittadinanza, di Paese, c’è qualcosa di molto grosso, e molto al di là di noi, che scompare con quell’avvenimento».

Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer

Prima della Fine – Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer, il documentario diretto da Samuele Rossi, utilizza materiale di repertorio originale: vengono raccontati i suoi ultimi giorni a partire dal comizio a Padova del 7 giugno 1984, durante il quale Berlinguer fu colpito da emorragia cerebrale e ricoverato in gravissime condizioni. Quattro giorni dopo, l’11 giugno, si spense provocando l’immenso dolore di un’intera nazione che lo amava e lo stimava indipendentemente dall’orientamento politico.

Samuele Rossi

Il documentario ci fa rivivere l’imponente funerale che si svolse due giorni dopo il suo decesso e che radunò milioni di persone in piazza San Giovanni a Roma. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini gli dedicò parole indimenticabili e fraterne rimaste nella storia.

«Per me questo film è un punto di arrivo importante della mia storia di regista e di persona, e apre una nuova fase per me», dice Samuele Rossi, autore di molti apprezzati documentari – Margherita. La voce delle stelle su Margherita Hack, Indro. L’uomo che scriveva sull’acqua su Indro Montanelli – e di due film di finzione, La strada verso casa e Glassboy. «Berlinguer era illuminato, vedeva una strada dove altri non la vedevano. Parla delle donne, per esempio, con un’attenzione, un rispetto, un sentimento profondo della loro importanza che sono molto avanti ai suoi tempi. E in un discorso che non è entrato nel montaggio finale, parla di Israele e di Palestina, chiedendo a Israele di ritirare le truppe dai territori occupati, e invocando la pace e la nascita di due Stati. Sembra un discorso fatto ora. Portava nel suo percorso politico valori che sono, oggi, molto rari. Il coraggio, la rettitudine, la trasparenza. E la sobrietà. Per questo la gente gli è stata così vicina, per questo la sua morte è stata un trauma per il Paese intero».

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