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Chiwi e le stagioni dell’urban pop

– Il frutto esotico (con il “ch”) è il nome d’arte scelto da Gabriele Cariola, giovane talento siciliano al quarto tassello del suo lavoro d’esordio
– «Sarà un album o un EP che racconta una relazione che ho avuto e che percorre tutte le stagioni». Un progetto che nasce a Fiumefreddo

Allergico al kiwi e troppo timido per salire su un palco. Oggi, a 26 anni, Gabriele Cariola non soltanto ha superato tutte le paure e fa da “opening act” ai concerti di gente come Big Mama, gIANMARIA, Gaia, Aka7even, Capo Plaza, ma ha fatto del frutto al quale è intollerante il suo nome d’arte: Chiwi, con il “ch”.

«Da piccolo il kiwi mi piaceva un sacco: mia nonna me lo faceva mangiare non sapendo che fossi allergico», sorride Gabriele. «L’ho paragonato un po’ alla musica perché da bambino mi vergognavo tanto a esibirmi in pubblico, quindi era una cosa che mi piaceva ma non riuscivo a fare». 

Gabriele Cariola nato a Catania il 25 dicembre 1997

Catanese di nascita (il 25 dicembre 1997), messinese nella parlata con il raddoppiamento classico, per il fatto di vivere a Fiumefreddo di Sicilia e frequentare il capoluogo peloritano, Gabriele Cariola, in arte Chiwi, è nella sua cameretta che sta cesellando i tasselli del suo progetto cominciato due anni fa con i singoli Prima Vera e Sopra i tetti. Poi c’è stata una pausa, «perché ho avuto un po’ di problemi», racconta. «Ho scritto tanto, ma non ho pubblicato. C’è un altro pezzo che è uscito, ed è Mal di fretta, che non è su Spotify, ma su altre piattaforme».

Adesso è arrivato Brucia (non fa male), quarto tassello del progetto, «perché si lega ai pezzi che avevo già fatto e a quelli che ho in cantiere». L’obiettivo è «un album o un EP che racconta una relazione che ho avuto e che percorre tutte le stagioni. S’inizia con Prima Vera e ogni brano è collegato a una stagione, a un periodo della mia vita: Sopra i tetti lo collego all’inverno, mentre Mal di fretta all’estate».

Un progetto che potrebbe fare da lasciapassare per l’ingresso in un talent. «Mi sarebbe interessato “Amici”, ma sono troppo grande per il talent di Mediaset, aspetto quindi il prossimo X-Factor, quando penso di aver pronto il progetto sul quale sto lavorando. Preferisco avere un mio repertorio, più brani e poi fare un talent, non voglio andarci con le cover. Per questo ho aspettato. Mi piacerebbe anche Sanremo Giovani, però sento che ci sono anche lì problemi per via dell’età. X-Factor è l’unico che non pone limiti sull’età».

La copertina del singolo

Musica urban pop, elettronica, un po’ di indie negli eleganti e ben arrangiati brani di Chiwi, che è autore delle musiche e dei testi. Canzoni personali, intime, autobiografiche, come nel nuovo singolo«Prendo spunto da situazioni che vivo o che non sono mie, ma che sento potrebbero esserlo. Brucia (non fa male) è autobiografica, parlo di una situazione in cui c’è difficoltà a comunicare, è un brano che riflette sul fatto che troppe volte ci si scontra, manca il dialogo, nonostante ciò si cerca di resistere perché qualcosa ci fa stare più bene del male che proviamo».

Un senso esplicitato anche nella caotica copertina del disco. «L’obiettivo era proprio questo: esprimere il caos. Un caos, anche nei colori, molto accesi, al neon», spiega Gabriele. «Non volevo la mia faccia sulla copertina, desideravo un artista che realizzasse un disegno. L’autrice è palermitana, lei ha voluto ascoltare la canzone e poi ha creato, liberamente, le ho lasciato carta bianca. Ha messo una strada e una casa che prende fuoco: all’interno c’è una persona – che potrebbe anche non essere umana – che rappresenta lo stare bene. È il senso di Brucia (non fa male)».

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