Disco

Beatles – “Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band”

Ogni domenica, segnalisonori dà uno sguardo approfondito a un album significativo del passato. Oggi raccontiamo il disco che rivoluzionò la musica pop, trasformando in linguaggio globale la rivoluzione dell’amore e l’ottimismo dello splendore creativo della psichedelia anni Sessanta

I vecchi Beatles sono morti: manichini di cera, raggelati nelle facce degli esordi, stanno accanto ai nuovi Beatles nella copertina del disco Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band. I nuovi Beatles hanno i baffi e vestono uniformi di raso rosa, azzurro e giallo, simili a quelle dell’Esercito della Salvezza. Sono circondati da 62 personaggi famosi di ieri e di oggi, miti fra i miti, e l’aiuola con il loro nome è bordata da pianticelle di canapa indiana. A suonare non sono i Beatles, ma un complessino di dilettanti, la “Banda dei cuori solitari del sergente Pepper”.

Siamo in un teatro… brusio degli spettatori… l’orchestrina accorda gli strumenti in sottofondo, lo spettacolo sta per cominciare. Attacca il primo pezzo: la nuova band si presenta al pubblico con un brano rockeggiante e divertente che dà il titolo all’album. Al termine lancia Billy Shears (alias Ringo Starr) nel pezzo successivo With a little help from my friends

È il primo giugno 1967, la musica pop cambia definitivamente aspetto e contenuti: esce Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band, ottavo album dei Beatles. Una “pietra miliare” secondo i critici, il «miglior disco di tutti i tempi» secondo Rolling Stone, il primo “concept album” mai realizzato. A piacere, si possono trovare e aggiungere altre espressioni di omaggio ammirato nei confronti di Sgt. Pepper, ma l’impressione è che ancora oggi, a quasi sessant’anni dalla sua uscita in tutto il mondo (stesso giorno, 1 giugno 1967, e stessa copertina, cosa rara all’epoca), il capolavoro dei Beatles rimanga al di là di ogni definizione possibile. Non tanto (o soltanto) per la sua qualità musicale, quanto per i significati che un’intera generazione (e quelle successive) gli ha attribuito.

A farne un oggetto di culto concorrono molti fattori: la celebre copertina di Peter Blake, la finzione narrativa, la mancanza di pause tra una canzone e l’altra che trasforma l’album in una lunga suite, l’estrema sofisticazione delle tecniche di studio. Ogni canzone è un piccolo capolavoro: dall’old time di When I’m sixty-four alle suggestioni indiane di Within you without you, dalla psichedelia di Lucy in the sky with diamond al valzer stralunato di Being for the benefit of Mr. Kite!, dal rock’n’roll di Sgt. Pepper al rock orchestrato di With a little help…. E poi i testi: parlano di fanciulle che scappano di casa per raggiungere rivenditori di auto usate, di amici solidali, di amori impossibili con addetti ai parchimetri, di buchi da tappare, di cieli di marmellata e di ragazze con gli occhi di caleidoscopio, di giovani che pensano a quando avranno 64 anni, riferimenti alle droghe (Lucy in the sky with diamond = Lsd) mai davvero smentiti. Nel grande calderone diventano liriche persino le vecchie locandine che annunciano uno spettacolo di beneficenza, ed il nonsense di Lewis Carroll va a braccetto con l’acido lisergico. 

Alla fine del disco, la Sgt. Pepper’s Club Band torna sul palco per congedarsi dal suo pubblico e per ringraziarlo per essere intervenuto: attacca il capolavoro di tutto l’album, A Day in the Life, che vede la luce dal dualismo Lennon/McCartney e che il critico letterario di Newsweek, Jack Kroll, ha paragonato al poemetto La terra desolata del Nobel T. S. Eliot. Una chitarra acustica apre su un testo che si snoda con una struttura insolita, una sequenza di nuclei narrativi sviluppati secondo un’idea circolare; è la parte scritta da Lennon, che si ispira a un fatto realmente accaduto, ovvero la morte di un deputato della camera dei Lords in un incidente stradale. Il tutto è rivisto attraverso il tipico non-sense lennoniano, aggiungendo riferimenti al suo film antimilitarista How I Won The War. Si chiude in un’atmosfera da giudizio universale. La puntina del giradischi (allora c’erano gli ellepi in vinile) sembra fermarsi e ripetere suoni all’infinito.

Sgt Pepper rivoluzionò la musica pop, trasformando in linguaggio globale la rivoluzione dell’amore e l’ottimismo dello splendore creativo della psichedelia anni Sessanta. Dopo quel disco la musica popolare divenne più consapevole, complessa, libera dagli obblighi dello schema-canzone strofa-ritornello-inciso. Magicamente quell’album riassume in sé ciò che in quel momento era nell’aria: i colori e i suoni, la bizzarria e l’universalità. Sgt. Pepper racchiudeva i pruriti di cambiamento di una generazione, le ansie di rivoluzione, i voli psichedelici, gli alberi di mandarino e i cieli di marmellata. L’estate dell’amore stava per esplodere, Jimi Hendrix e Jim Morrison facevano prove da star prossime a venire, abbandonarsi alle utopie era una legge morale. Sgt. Pepper ha significato tutto questo, ma non solo: ha permesso alla musica pop di diventare adulta e al long playing di elevarsi da semplice raccolta di singoli o pezzi per lo più già editi a vero oggetto di espressione artistica. Due dati numerici valgono più di tante parole. Innanzittto, le 700 ore occorse per registrare Sgt. Pepper contro i 600 minuti di Please Please Me. Poi, le 2.800 sterline spese per realizzare la celebre copertina, in anni in cui la Emi ne spendeva mediamente 50. Per il rock si schiudevano nuovi, entusiasmanti, orizzonti.

La copertina

Partendo dalla fila più alta, da sinistra, sono presenti: 1 Sri Yukteswar Giri (guru), 2Aleister Crowley (occultista), 3 Mae West (attrice), 4 Lenny Bruce (comico), 5 Karlheinz Stockhausen (compositore), 6 W. C. Fields (comico), 7 Carl Gustav Jung (psicoanalista), 8Edgar Allan Poe (scrittore), 9 Fred Astaire (attore), 10 Richard Merkin (artista), 11 The Varga Girl (opera del pittore Alberto Vargas), 12 Leo Gorcey (attore, immagine cancellata poiché Gorcey richiese un compenso), 13 Huntz Hall (attore), 14 Simon Rodia (architetto), 15 Bob Dylan (musicista), 16 Aubrey Beardsley (illustratore), 17 Robert Peel (politico), 18Aldous Huxley (scrittore), 19 Dylan Thomas (poeta), 20 Terry Southern (scrittore), 21 Dion DiMucci (musicista), 22 Tony Curtis (attore), 23 Wallace Berman (artista), 24 Tommy Handley (comico), 25 Marilyn Monroe (attrice), 26 William Burroughs (scrittore), 27 Sri Mahavatara Babaji (guru), 28 Stan Laurel (attore), 29 Richard Lindner (pittore), 30 Oliver Hardy (attore), 31 Karl Marx (filosofo), 32 H. G. Wells (scrittore), 33 Sri Paramahansa Yogananda (guru), 34 Anonimo (in realtà un manichino), 35 Stuart Sutcliffe, 36 Anonimo (in realtà un manichino), 37 Max Miller (comico), 38 The Petty Girl (opera dell’artista George Petty), 39 Marlon Brando (attore), 40 Tom Mix (attore), 41 Oscar Wilde (scrittore), 42 Tyrone Power (attore), 43 Larry Bell (artista), 44 David Livingstone (esploratore), 45Johnny Weissmuller (attore), 46 Stephen Crane (scrittore), 47 Issy Bonn (comico), 48George Bernard Shaw (scrittore e commediografo), 49 H. C. Westermann (scultore), 50Albert Stubbins (calciatore), 51 Sri Lahiri Mahasaya (guru), 52 Lewis Carroll (scrittore), 53T. E. Lawrence (soldato), 54 Sonny Liston (pugile), 55 The Petty Girl (opera dell’artista George Petty), 56 Statua di cera di George Harrison, 57 Statua di cera di John Lennon, 58Shirley Temple (attrice), 59 Statua di cera di Ringo Starr, 60 Statua di cera di Paul McCartney, 61 Albert Einstein (fisico), 62 John Lennon con un corno francese, 63 Ringo Starr con una tromba, 64 Paul McCartney con un corno inglese, 65 George Harrison con un flauto, 66 Bobby Breen (attore), 67 Marlene Dietrich (attrice), 68 Gandhi (cancellato su richiesta della EMI), 69 Legionario dell’Ordine dei Bufali, 70 Diana Dors (attrice). Alcuni personaggi che erano stati scelti all’inizio non apparvero nel collage finale. Fra essi Brigitte Bardot, René Magritte, il Marchese de Sade, Alfred Jarry, Friedrich Nietzsche, Gesù Cristo e Adolf Hitler, gli ultimi due depennati per paura di provocare controversie.

Nella copertina sono rappresentati anche alcuni oggetti: una bambola di pezza (opera di Jann Haworth), un’altra bambola di pezza (appartenente ad Adam Cooper, figlio del fotografo Michael Cooper) raffigurante Shirley Temple che indossa una maglietta con la scritta “Welcome The Rolling Stones” e un’automobilina bianca sul grembo, un albero della vita in ceramica di Metepec, un televisore, due figure in pietra, una statua proveniente dalla casa di John Lennon, un trofeo, una bambola indiana raffigurante la divinità Lakshmi, la pelle di tamburo disegnata da Joe Ephgrave, un hookah (o narghilè, pipa ad acqua), un serpente di velluto, una figura in pietra giapponese, una statuetta di Biancaneve, un apparecchio televisivo portatile, un nano da giardino, un flicorno. Sfuggite al controllo dei dirigenti della EMI, nel clima culturale dell’epoca le frasche alla base del tamburo furono identificate dai fan come piantine di marijuana; si trattava invece di piante di peperoncino.

(fonte Wikipedia)

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