Storia

Ana Carla Maza: “Caribe” è festa totale

– La giovane violoncellista cubana martedì 20 agosto in concerto a Palermo per presentare il suo nuovo album, un melange di jazz, musica classica, ritmi latini
– «Il modo in cui ho imparato a suonare il violoncello è dallo stomaco e con il cuore. Lo strumento è parte del mio corpo. Il suono è il riflesso dei miei sentimenti»

Tutto inizia da Guanabacoa, il quartiere della “terra de Aguas” a est dell’Avana che ospita il primo comune africano di Cuba, ed è anche il luogo dove Ana Carla Maza, sin da quando aveva 8 anni, ha studiato ed è stata introdotta al violoncello, al pianoforte e ai ritmi latini dal padre cileno, il sassofonista Carlos Maza. «Magari non abbiamo l’elettricità tutte le volte che servirebbe, ma abbiamo la musica. Sempre, a scandire ogni momento della giornata», commenta l’artista con quell’alegrìa, e non necessita di traduzione, ma ha poco a che fare con la spensieratezza giocosa, che caratterizza la vitalità resistente del popolo cubano.

«Nata a L’Avana quando Wim Wenders stava iniziando le riprese di Buena Vista Social Club» si legge sulla prima riga della sua autobiografia. Quasi a sottolineare la sua appartenenza a un’altra generazione, lontana dal son cubano, più vicina a una musica globale che mette insieme jazz, musica classica, ritmi latini – montuno cubano, tango, huayno, cumbia, reggae, bossa nova brasiliana e samba – con un tocco sensuale di parole in francese e spagnolo.

Ana Carla Maza (foto EduRosales)

«Il mio repertorio è come un viaggio sia ispirato che immaginario in Sud America», decifra la giovane cantante/violoncellista cubana. «I miei genitori amavano molto il violoncello. Mi hanno introdotto a questo strumento. A sei anni ho incontrato il violoncellista francese Vincent Courtois in occasione di un festival organizzato da mio padre a Cuba. Ho sentito una sorta di fascino. Mi sono detto: “È quello che voglio fare”. Ho anche avuto la fortuna, più tardi, di incontrare Vincent Ségal che giocava con mio padre. Ovviamente è qualcuno che mi ha aiutato molto. Fino ad ora mi ha sempre dato il suo sostegno, il suo sguardo. Ho studiato molto musica jazz e musica classica. Ho iniziato a trovare il mio suono quando avevo 13 anni, il modo in cui ho imparato a suonare il violoncello è dallo stomaco e con il cuore. Trovare un suono con il peso del mio corpo in modo che il violoncello diventi parte del mio corpo. E soprattutto il suono è un riflesso dei miei sentimenti».

Nel suo nuovo album Caribe, l’artista diffonde le sonorità dell’America del sud e le sue esperienze di vita, i suoi incontri musicali e quella gioia di vivere in “allegria” che sa condividere perfettamente sul palco. Lo sviluppo dell’album è una testimonianza della creatività nomade di Ana Carla. L’album è stato concepito, scritto e registrato in movimento; su un aereo per il Messico, le rive del lago di Annecy, e da un castello in Portogallo. Per dare vita alla sua visione, collabora con un gruppo stellare di musicisti, ognuno selezionato per creare questo nuovo capitolo.

Per questo tour di volta in volta si presenta con formazioni diverse, a seconda delle necessità, dal trio fino al sestetto con il quale ha registrato il magnifico Caribe che presenta in concerto. Martedì 20 agosto, alle ore 21:30, al cortile Abatelli del Complesso Monumentale dello Steri di Palermo, sarà di scena nella formazione ridotta del trio. Al suo fianco, Norman Peplow al pianoforte e Arnaud Dolmen alla batteria. Le innate doti da entertainer di Ana Carla Maza assicurano uno spettacolo coinvolgente. Caribe, d’altronde, è una festa totale, è trance musica ed energia che viaggia tra palco e pubblico. 

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