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Al cinema. Santi e tornadi

– Le prime visioni di questo fine settimana. Tanta azione con “Twisters” e “L’ultima vendetta”. Il ritratto di Padre Pio girato da Abel Ferrara. Richard Gere in “Era mio figlio”
– Molte storie d’amore: a tinte nere in “Glory Hole”, rosa in “Indagine su una storia d’amore” e “L’invenzione di noi due”. Racconti africani in “Madame Luna” e in “Banel & Adama”

TWISTERS avventura, diretto da Lee Isaac Chung, con Daisy Edgar-Jones e Glen Powell. Durata 122 minuti.

Arriva il blockbuster estivo di Warner, sequel del film cult anni Novanta sui cacciatori di tornado (Twister). Daisy Edgar-Jones veste i panni di Kate Cooper, ex cacciatrice di uragani segnata dall’incontro devastante con un tornado durante i suoi anni al college. Nel suo percorso incrocia quello di Tyler Owens (interpretato dall’attore Glenn Powell), un’affascinante e spericolata superstar dei social media che si diverte a postare le sue avventure a caccia di tempeste. Con l’intensificarsi della stagione dei tornado in Oklahoma, si scatenano fenomeni terrificanti mai visti prima e che Kate e Tyler dovranno in qualche modo contrastare.

«Frequentando la comunità dell’Oklahoma, penso che una delle cose che ho portato via con me è che quando ti avvicini a qualcosa di spaventoso, le tue paure non devi affrontarle, ma cavalcarle», ha spiegato Glen Powell. «Questo è un film sull’avvicinarsi alla tempesta per capirla. A livello caratteriale e umano, si tratta davvero di muoversi verso qualcosa che può ferirti ma anche che fa emergere il meglio di te».

Un film d’azione, divertimento e intrattenimento che affronta comunque il rapporto tra la paura umana e la potenza della natura, come ha spiegato il regista del film Lee Isaac Chung: «Quel che mi ha attirato molto in questo film è stato il fatto che parlava della paura. E si parlava di trauma e, in un modo strano, mi sentivo come se fossimo usciti da una stagione in cui avremmo dovuto avere paura e ci sentivamo come se il mondo stesse cadendo un po’ a pezzi. E mi piace che nel film i personaggi traggano qualcosa di nuovo dalla loro esperienza».

Voto: 3.5 su 5

ERA MIO FIGLIO drammatico, diretto da Savi Gabizon, con Diane Kruger e Richard Gere. Durata 111 minuti.

Protagonista è Daniel (Richard Gere), uno scapolo sulla sessantina. Vent’anni prima è stato fidanzato con Alice (Diane Kruger), una ragazza canadese che rimase incita senza dirgli nulla. Daniel scopre in modo tragico della sua paternità dopo che Alice gli comunica che suo figlio è morto in un incidente stradale. Sconvolto dalla notizia, l’uomo vuole conoscere tutti i dettagli che riguardano suo figlio e la sua vita. Parlando con le persone che lo conoscevano scopre chi era e cerca di immaginare come sarebbe stato aver saputo della sua esistenza prima. L’occasione mancata di essere padre e vedere crescere suo figlio lo portano a riflettere sulla sua vita e sulle scelte del passato…

Voto: 3.5 su 5

L’ULTIMA VENDETTA thriller, diretto da Robert Lorenz, con Liam Neeson e Kerry Condon. Durata 106 minuti.

Si svolge negli anni Sessanta nel piccolo villaggio irlandese di Glencolmcille. È la storia di Finbar Murphy (Liam Neeson), un ex sicario che si è ritirato lì per condurre una vita tranquilla, ansioso di lasciarsi alle spalle il proprio oscuro passato e con il desiderio di stare lontano dalla violenza politica che attanaglia il resto del Paese. Nonostante questo, si troverà coinvolto nel sadico gioco di un gruppo di terroristi in cerca di vendetta. Il nostro protagonista dovrà fare i conti con un passato segnato dal peccato e da scelte sbagliate. Questa sarà per lui un’occasione di redenzione. Si mette così alla caccia di questi tre criminali in una vera e propria lotta contro il male. Ma il prezzo da pagare si rivelerà altissimo perché nessuno è santo e tutti sono peccatori.

Voto: 3 su 5

GLORY HOLE drammatico, diretto da Romano Montesarchio, con Francesco Di Leva e Mario Pirrello. Durata 95 minuti.

Vede protagonista Silvestro (Francesco Di Leva), un colletto bianco della camorra, che incrocia la bellezza nello sguardo di Alba (Maria Carla Casillo), figlia del boss per cui lavora. Un incontro fatale che spinge l’uomo, incapace di commisurarsi con la purezza dell’amore della ragazza, a compiere un atto irreparabile. Per salvarsi, Silvestro con la complicità di un prete in crisi e un eccentrico proprietario di club privé, suoi amici d’infanzia, deve rintanarsi in un bunker sotterraneo. In questo luogo oscuro, tra allucinazioni e ricordi, sarà costretto, a fare i conti con il suo passato e con i suoi sensi di colpa, comprendendo che è possibile sfuggire a tutto tranne che a sé stessi.

Voto: 3 su 5

PADRE PIO biografico, diretto da Abel Ferrara, con Shia LaBeouf e Cristina Chiriac. Durata 104 minuti.

«Mi ha colpito il fatto che Padre Pio sia un secondo Cristo, un Cristo italiano. E poi è un Santo, un eroe popolare che spesso viene rappresentato come un Dio, ma allo stesso tempo è così contemporaneo. Abbiamo cominciato a fare ricerche entrando nel personaggio come avevamo già fatto con Pasolini. Così abbiamo letto i suoi libri, le sue bellissime lettere, siamo insomma entrati nella sua vita e colto tutto il suo grande carisma». Così Abel Ferrara racconta il suo Padre Pio, film già a Venezia alle Giornate degli Autori, e pochi giorni fa presentato al Taormina Film Festival. Ed era inevitabile che il regista de Il cattivo tenente e della trilogia del peccato (e della redenzione), da sempre affascinato da chi vive ai margini, dagli underdog, facesse alla fine un film non solo sulla santità, ma su una santità difficile perché piena di ostacoli e sospetti come quella di Padre Pio. Un personaggio problematico, cupo quello del santo delle stigmate interpretato da un attore altrettanto problematico e in piena crisi mistica come Shia LaBeouf, che proprio grazie a questo  ruolo si è convertito al cattolicesimo lui cresciuto sia come  ebreo dalla madre che come cristiano dal padre.

Siamo nel 1920, e in parallelo alla storia del Santo, Abel Ferrara racconta anche i fatti sanguinosi e poco noti avvenuti a  San Giovanni Rotondo nell’ottobre dello stesso anno, in cui ci  furono le prime elezioni vinte dalla sinistra, ma in questo  paesino dominato da preti e proprietari terrieri, la destra negò  il risultato delle votazioni e ci fu una strage, tredici persone, una sorta di anticipazione del fascismo a venire. E ancora sulla sua fascinazione per il Santo, ha detto il regista cresciuto nel Bronx, da sempre cattolico e ora passato al buddismo: «Mi ha sempre affascinato la sua umanità, la sua semplicità. In fondo era un monaco, anzi se gli si chiedeva chi fosse ci teneva a dire che era solo un semplice religioso anche scarsamente istruito, cosa in realtà non vera. Ho amato poi il suo travaglio interiore, questa sua battaglia che non gli ha impedito di portare avanti la sua missione come ad esempio costruire gli ospedali». 

Perché unire la storia di Padre Pio alle lotte sociali e all’eccidio di San Giovanni Rotondo? «Perché non puoi parlare dell’uno senza l’altro», sottolinea Ferrara. «Questo film è una sorta di documentario e si vede chiaramente l’inizio di quella che sarà la Seconda guerra mondiale. Le stigmate vengono fuori infatti nel momento stesso in cui sta succedendo tutto questo. Una sorta di avvertimento, di monito di quello che stava per accadere come la crisi finanziaria e l’olocausto». 

Il film è dedicato non solo alle vittime dell’eccidio narrato, ma anche al popolo ucraino.

Voto: 3 su 5

INDAGINE SU UNA STORIA D’AMORE drammatico, diretto da Gianluca Maria Tavarelli, con Alessio Vassallo e Barbara Giordano. Durata 100 minuti.

Paolo e Lucia sono due giovani attori che si amano da sempre, si mischiano l’uno nell’altro ormai inevitabilmente, incapaci di sapere dove finisce uno e inizia l’altro. Sono cresciuti insieme, hanno studiato insieme con la stessa passione per un obiettivo comune. Oggi, un pochino disillusi, devono rendersi conto che le loro carriere non sono esattamente dove loro immaginavano quando si sono conosciuti e lanciati con grinta e spensieratezza. E forse anche il loro rapporto non invecchia benissimo. Nell’epoca dell’iper-esposizione si sentono troppo sottotraccia. E se gli venisse chiesto di partecipare a un programma televisivo in cui raccontare il loro amore e soprattutto i loro momenti di crisi? Potrebbe essere un’opportunità per svecchiare, rinascere, riscattarsi anche professionalmente? Sarà una benedizione o una bomba a orologeria?

«Mi sono proposto di raccontare questa strana storia d’amore calandola nella società̀ dei nostri giorni, traslando sullo schermo gli elementi della nostra quotidianità̀ ormai irrimediabilmente legata alla rappresentazione della nostra vita attraverso i social, il perenne desiderio di visibilità̀, di mettere in mostra noi stessi, di curiosare nelle vite degli altri», sottolinea il regista. «Ci tenevo a esaltare l’aspetto comico, ridicolo della vicenda: i protagonisti sono comici loro malgrado, non rendendosi conto degli aspetti ridicoli della loro situazione e l’amarezza sfocia così in una risata».

Voto: 4 su 5

L’INVENZIONE DI NOI DUE sentimentale, diretto da Corrado Ceron, con Lino Guanciale e Silvia D’Amico. Durata 110 minuti.

Tratto dal romanzo omonimo di Matteo Bussola è un film interessante che gode tutti i rischi e tutti i benefici dal fatto di provenire da un libro ingombrante e dunque difficile da gestire. «È alla fine un’opera che riguarda tutti perché ci dà l’opportunità di scoprire di come stiamo trattando il nostro amore», commenta Lino Guanciale.

Questa la storia: Milo (Guanciale), sposato con Nadia (Silvia D’Amico) da quindici anni, si accorge che lei non lo desidera più, non lo guarda neppure, non lo ascolta, non condivide quasi più nulla. Ma Milo, che è molto innamorato, non si arrende e un giorno le scrive fingendosi un altro, dando inizio a una corrispondenza segreta. E succede il miracolo, in quelle lettere, sempre più fitte, entrambi si rivelano come mai prima.

«È un progetto che parte da lontano, dai produttori e con una sceneggiatura già scritta, poi ci sono state diverse stesure per rendere il tutto più autoriale», spiega il regista. «Abbiano dovuto inventare molto, cercare di raccontare un libro molto concettuale, complesso e pieno di simboli. Cercavamo una Nadia volubile, una donna difficile da trattenere mentre Milo è un architetto più concreto e prevedibile. Difficile poi su tutto riprodurre il senso del realismo, creare dei personaggi molto vicini al pubblico, una cosa che non è stata».

Dice sullo stesso tema Guanciale, ottimo attore teatrale (vincitore del Premio Vittorio Gassman): «È davvero difficile fare battute molto quotidiane. È la sfida piu grande che richiede un grande lavoro. Diceva Elsa Morante: la più grande frase d’amore è: “Hai mangiato?”. Poi ho lavorato molto sulla dimensione del tempo che passa, uno degli archi narrativi del romanzo. Con Silvia ci rispecchiavamo uno nell’altra seguendo i cambiamenti del suo personaggio. Il problema era rappresentare davvero la vita quotidiana che, apparentemente, non vive di conflitto bisogna andarli a cercare». 

Voto: 4 su 5

MADAME LUNA drammatico, diretto da Daniel Espinosa, con Claudia Potenza e Emanuele Vicorito. Durata 115 minuti.

Segue la storia di una donna eritrea che ha vissuto per molti anni in Libia. A capo di un giro criminale che traffica in esseri umani, la donna si trova costretta a scappare e intraprendere il viaggio della speranza verso l’Europa. La sua meta è l’Italia, dove si stabilisce da rifugiata. In poco tempo, grazie alle sue doti astute riesce a entrare in contatto con la malavita locale e a farsi un nome collaborando con la criminalità organizzata. Ma ben presto, si renderà conto che in questo nuovo ambiente le cose funzionano in modo diverso…

Voto: 4 su 5

BANEL & ADAMA drammatico, diretto da Ramata-Toulaye Sy, con Khady Mane e Mamadou Diallo. Durata 87 minuti.

Si svolge in un piccolo villaggio sperduto del Senegal settentrionale. Banel e Adama (Mamadou Diallo e Khady Mane) sono una giovane coppia molto innamorata. Il loro desiderio più grande è quello di avere una casa tutta loro per poter stare sempre insieme, lontano da tutti. Le famiglie e l’intero villaggio disapprovano radicalmente questa scelta. La passione e il sentimento non sono valori che vengono riconosciuti. I giovani innamorati devono confrontarsi con le restrizioni e le convenzioni imposte dalla loro piccola comunità che non dà spazio al loro amore profondamente sincero.

Voto: 3 su 5

CHARLOTTE, UNA DI NOI drammatico, diretto da Rolando Colla, con Linda Olsansky e Miro Maurer. Durata 120 minuti.

Charlotte (42 anni) vive in una casa isolata con il padre in Trentino, ma in realtà vive in un mondo tutto suo. Ha problemi mentali. Quando il padre viene ricoverato in ospedale per un infarto, il fratello di Charlotte, Leo (32 anni), torna in paese dopo dieci anni. Viene a sapere che la sorella vuole partire e le chiede di venire in Svizzera con lui. È l’inizio di un’avventura per Charlotte, che non ha mai viaggiato prima.

Voto: 3.5 su 5

UN MESSICANO SULLA LUNA commedia, diretto da José Luis Yanes, Cecilia Guerrero, con Héctor Jiménez e Alessio Lapice.

È ambientato nella cittadina di Colima, nel Messico occidentale, dove vive Simón (Héctor Jiménez), un uomo con un doppio lavoro. Di giorno è un giornalista che scrive per il giornale del posto, mentre di sera fa il cameriere nel ristorante della moglie Mary. L’uomo, però, vorrebbe far carriera con un posto da cronista in un giornale più rinomato di quello per cui lavora ora, ma per ottenere l’impiego deve scrivere un articolo abbastanza interessante proprio nel giorno dello sbarco dell’Apollo 11 sulla luna. È durante una cena in compagnia di alcuni amici che a Simón viene l’ispirazione per una storia, che potrebbe fargli superare la selezione per diventare cornista e dargli anche molta celebrità. 

La storia, nata da un gossip, riguarda Neil Armstrong, il primo uomo ad aver calpestato il suolo lunare, che sarebbe di origini messicane. Un articolo simile non solo gli farebbe guadagnare il posto e la fama, ma anche il rispetto di suo padre. È per questo che Simón in compagnia del suo amico Carlo (Alessio Lapice) si mette in viaggio verso la cittadina di Llano Grande, che si trova a sud dello stato di Jalisco, per indagare su Neil Armstrong.

Voto: 3 su 5

WHEN EVIL LURKS horror, diretto da Demián Rugna, con Ezequiel Rodríguez e Demián Salomón. Durata 99 minuti.

Segue due fratelli, Pedro (Ezequiel Rodríguez) e Jimmy (Demián Salomón), alle prese con uomo posseduto da un demone in un villaggio remoto. L’entità ha infestato un’intera fattoria, avvelenando il bestiame locale, e chiunque vi entri in contatto viene consumato dalla possessione. I due cercano di sbarazzarsi dell’entità, ma finiscono per aumentare la sua potenza, scatenando una vera e propria epidemia di possessioni nella comunità rurale. Mentre cercando di sfuggire al male, provano a fermare il dilagare di questa piaga con alcuni strumenti, che potrebbero arrestare la potenza demoniaca…

Voto: 2 su 5

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