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Al cinema. L’addio di due grandi attori

Le prime visioni di questa settimana. “Fuga in Normandia”, ultimo film di Michael Caine e Glenda Jackson (scomparsa lo scorso anno)
– Austin Butler è un motociclista in “The Bikeriders”, «ma non sono il nuovo James Dean». Disney tenta il bis con “Inside Out 2”, sequel modesto e lungo. Gli altri film

FUGA IN NORMANDIA commedia, diretto da Oliver Parker, con Michael Caine e Glenda Jackson. Durata 96 minuti.

Mettete mano ai fazzoletti perché si piange e molto, sia per la storia sia per la straordinaria coppia cult di attori protagonisti, ovvero i premi Oscar Michael Caine e Glenda Jackson nel loro ultimo canto del cigno. Il film, già al Bif&st di Bari, ha come valore aggiunto anche il fatto che è tratto da una storia vera: ovvero la “grande fuga” dell’ottantanovenne Bernie Jordan (Caine nel suo ultimo ruolo prima di ritirarsi) che nel 2014, per il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, fugge dalla casa di riposo in cui vive con l’adorata moglie Irene (l’ultima interpretazione di Glenda Jackson, scomparsa a giugno dell’anno scorso) per raggiungere la Normandia e unirsi ad altri veterani di guerra e commemorare i compagni caduti.

Una vera e propria fuga che l’uomo fa senza avvisare nessuno. La notizia, però, inevitabilmente fa il giro del mondo e il veterano, che ha anche una segreta missione da compiere prima di morire, finisce sulle prime pagine di tutti i giornali. Diretto da Parker, noto per aver firmato l’adattamento di Un marito ideale, il film si avvale della sceneggiatura di William Ivory che ha avuto un padre vittima di disturbo da stress post-traumatico dopo aver prestato servizio nella Raf. «Il padre di Ivory ha bevuto molto ed è diventato piuttosto aggressivo», ha detto Parker ricordando la vicenda. «Da quello che ho capito, è un uomo che torna spesso indietro a quei fatti, e questo è qualcosa che il film può fare abbastanza bene, può riportare quei veterani nei luoghi dove hanno sofferto». Parker, anche per l’esperienza personale dello sceneggiatore, è stato quindi molto sensibile al fatto che la rappresentazione dello stress da combattimento fosse il più possibile fedele a quella vissuta dai veterani, essendo un aspetto molto importante dei loro ricordi. Allo stesso tempo era un’occasione per il cinema di rendere giustizia in maniera il più realistica possibile alla tragedia loro capitata. 

Sempre a proposito di Fuga in Normandia, Oliver Parker ha sottolineato: «Nessuno può resistere a una sceneggiatura che fa ridere e piangere. Anche per questo ho amato questa storia così ispirata e commovente; avere poi Michael e Glenda – due attori iconici – che hanno onorato questa storia con la loro bravura, è stata come la ciliegina sulla torta!». 

Nel cast del film, pieno di flashback dello sbarco del 6 giugno 1944 come della vita felice prima della guerra di Bernie e Irene, anche Laura Marcus, Wolf Kahler, John Standing Carlyss Peer, Geoffrey Lumb, Donald Sage Mackay, Ian Conningham, Kiera Bell, Joe Bone, Alex Skarbek e Jeanette Maskell. Una curiosità: il grande amore tra Bernie e Irene Jordan nella realtà ha avuto la sua cartina di tornasole nell’ultimo atto. Alla morte di Bernie, novantenne, nel 2014, la moglie Irene è sopravvissuta solo quindici giorni.

Voto: 4 su 5

INSIDE OUT 2 animazione, diretto da Kelsey Mann, con Kensington Tallman e Amy Poehler. Durata 100 minuti.

I sequel sono stati un argomento delicato quando si tratta di Pixar, ma è difficile negare la premessa naturale di Inside Out 2. Sono passati nove anni da Inside Out, ma nell’intervallo tra quel film e il suo nuovo sequel, Riley, la giovane ragazza con la testa piena di emozioni, è passata da 11 anni a 13 anni. È appena cresciuta un po’. O forse molto. 

Nel cuore della notte, la vecchia banda di Gioia (Amy Poehler ), Tristezza (Phyllis Smith), Paura (Tony Hale), Disgusto (Liza Lapira) e Rabbia (Lewis Black) vengono svegliati nei loro letti da un morbido segnale acustico, come un allarme antincendio che ha bisogno di una nuova batteria: è un’emergenza a tutto campo. Sulla loro console una luce rossa lampeggia. «Che cos’è?» uno dice. «Pubertà», si legge sul pulsante. 

È arrivato un nuovo branco di emozioni che si dice siano più sofisticate: Ansia (Maya Hawke ), Invidia (Ayo Edebiri ), Imbarazzo (Paul Walter Hauser) e Ennui (Adèle Exarchopoulos). La mattina dopo, Riley si sveglia e si ritrova insolitamente puzzolente. La vita, come si suol dire, ti arriva abbastanza velocemente. Inside Out 2 risulta essere non solo un modesto e lungo sequel, ma un seguito di proporzioni catastrofiche.

Voto: 3.5 su 5

THE BIKERIDERS drammatico, diretto da Jeff Nichols, con Austin Butler e Jodie Comer.

Musica di scarichi Harley Davidson (il suono di queste bicilindriche di Milwaukee è oggetto di copyright), muscoli in bella vista, chiodi in pelle nera d’ordinanza con variopinti patchwork e una cultura necessariamente molto macho. Benvenuti in The Bikeriders, film diretto da Jeff Nichols che  non è solo sulle bande di motociclisti, tipo Hells Angels, che scorrazzano per l’America sulle loro moto personalizzate, ma anche divertente, romantico, pieno di passione e anche per certi versi antropologico con il racconto di questa contro cultura, quella dei bikers degli anni Settanta, che a un certo punto cambia degradando verso la violenza. Il tutto ispirato all’omonimo fotolibro del 1968 del fotografo Danny Lyon, che racconta le vicende del moto club degli Outlaws MC. 

The Bikeriders segue esattamente l’ascesa di un club di motociclisti come i Vandals. Protagonisti Kathy (Jodie Comer) che entra a far parte del gruppo dopo aver sposato il più irriducibile e folle dei motociclisti di nome Benny (Austin Butler) e poi Johnny (Tom Hardy), il leader della banda, coraggioso e normale allo stesso tempo (ha moglie, figli e anche un lavoro da camionista). Lui è l’unico uomo che Benny rispetta e verso cui prova autentica fedeltà e Kathy capirà ben presto che proprio con lui dovrà condividere l’affetto del marito.

«Io il nuovo James Dean?», si meraviglia Austin Butler. «Significava molto per me, ma non ci sono confronti con lui. Quello che mi ha sempre attratto di lui è quanto fosse animalesco, spontaneo ma anche vulnerabile. Una volta avevamo da una parte Marlon Brando che diceva vaffanculo, dall’altra, Montgomery Clift che diceva per favore: aiutami. Nel mezzo c’era James Dean».

E ancora l’attore (Elvis di Baz Luhrmann e, irriconoscibile, in Dune parte 2): «Sono cresciuto con mio padre in moto. Andavamo a fare lunghe corse e poi, quando avevo sedici anni, mi ha portato in un parcheggio per insegnarmi a gestirla nelle curve. Che moto ho oggi? Ne ho tre: una Harley Shovelhead del 1966, un’altra Harley Softail e, più recentemente, ho comprato una Triumph Bonneville. Il personaggio di Benny è una specie di lupo solitario», continua Butler. «Eppure, c’è in lui dell’umanità e nei Vandals ha finito per trovare una sorta di figura paterna in Johnny. Quando poi incontra Kathy si innamorano e si sposano molto rapidamente, ma è uno sempre pronto a fuggire».

Sottolinea, infine, il regista Jeff Nichols: «I film sui motociclisti erano un sotto-genere negli anni Sessanta e Settanta, lavori di “serie b”. E molti di loro erano davvero malfatti. Ma se guardi a Quei bravi ragazzi di Scorsese, lui stava raffigurando una sottocultura proprio come quella che racconto io. In questo film c’è la stessa struttura».

Voto: 3.5 su 5

CHEVALIER commedia, diretto da Athina Rachel Tsangari, con Yorgos Kendros e Panos Koronis. Durata 105 minuti.

È ambientato nel mezzo del mar Egeo, dove sei uomini di ritorno da una battuta di pesca su uno yacht di lusso decidono di intraprendere un gioco. In una gara di continui paragoni senza regole e senza limiti, gli amici iniziano a giudicarsi su una serie di abilità e caratteristiche per eleggere infine il migliore tra loro. Così si interrogano su ricette o sui valori del colesterolo, si danno voti su come camminano, come si vestono, come dormono, si mettono alla prova nel canto, nelle immersioni subacquee, fino a giudicare le prestazioni fisiche più personali. Alla fine del gioco e del viaggio, il migliore si potrà aggiudicare l’anello della vittoria, lo “Chevalier”.

Voto: 2.5 su 5

GLI IMMORTALI drammatico, diretto da Anne Riitta Ciccone, con David Coco e Gelsomina Pascucci. Durata 124 minuti.

Racconta la storia di Chiara (Gelsomina Pascucci) e di suo padre Vittorio (David Coco) che torna nella sua vita dopo tanto tempo e senza preavviso. Afflitto da un male che sembra una punizione divina, Vittorio si impone nella vita di sua figlia che sta lavorando per uno spettacolo teatrale come tecnico delle luci. Si tratta del mito di Dionisio che punisce l’umanità per non aver creduto nella sua natura divina. E proprio come nella messa in scena, Chiara si trova a dover affrontare una situazione più grande di lei, in cui sembra averci messo mano un dio immortale che agisce al di fuori del controllo dei comuni mortali, destinati a vivere come in una tragedia greca.

Voto: 2.5 su 5

AMEN drammatico, diretto da Andrea Baroni, con Grace Ambrose e Francesca Carrain. Durata 85 minuti.

Al centro c’è una famiglia estremamente religiosa che vive isolata in un casolare di campagna. Il padre, Armando, e la nonna, Paolina, guidano rigidamente le figlie nel rispetto delle tradizioni religiose, imponendo loro un’educazione severa e rispettosa dell’Antico Testamento. Le tre figlie, Sara, Ester e Miriam, vivono in simbiosi con la natura e con la loro fede, ma ognuna ha una diversa prospettiva sul mondo esterno: Sara è la più devota e mistica, Ester è ribelle e desiderosa di conoscere il mondo al di là della loro valle, mentre Miriam è ancora giovane e influenzabile.

L’arrivo di Primo, un nipote di Paolina, scuote l’equilibrio della famiglia. Armando lo tratta con sospetto e lo relega ai lavori più duri, mentre Paolina vede in lui un’anima da redimere. Le tre sorelle, nel frattempo, si trovano ad affrontare emozioni e desideri contrastanti provocati alla presenza di Primo, il cui arrivo porta tensione e conflitto nella casa. Le scelte e le azioni delle tre sorelle nei confronti di Primo segnano un punto di svolta nella loro vita, portando a conseguenze imprevedibili e sulla dinamica familiare e nel loro rapporto con la fede.

Voto: 3 su 5

LA TRECCIA drammatico, diretto da Laetitia Colombani, con Fotinì Peluso , Mia Maelzer e Sajda Pathan. Durata 121 minuti.

Segue la storia di tre donne che vivono in tre continenti, diverse in tutto ma unite da un destino comune: la lotta per la sopravvivenza. Giulia (Fotinì Peluso) è una ragazza italiana, la sua famiglia produce parrucche riutilizzando i capelli tagliati o caduti spontaneamente. Quando suo padre è vittima di un grave incidente, Giulia scopre che l’azienda è piena di debiti e il mondo le crolla improvvisamente addosso. Smita (Mia Maelzer) ha una figlia e in India essere donna significa sottostare alla legge di tuo padre e di tuo marito, ma lei vuole un futuro migliore per la sua bambina. Per farlo deve andare lontano e ricominciare altrove una nuova vita. La terza protagonista vive in Canada, si chiama Sarah (Kim Raver), è un’avvocatessa di successo e una madre di famiglia. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando la scoperta di un tumore al seno sconvolge la sua vita. Tre donne, tre universi legati dalla forza di combattere, unite senza saperlo, da una rete di speranza e solidarietà.

Voto: 2.5 su 5

L’AMANTE DELL’ASTRONAUTA commedia, diretto da Marco Berger, con Ailín Salas e Lautaro Bettoni. Durata 116 minuti.

È il racconto di un’estate felice e vede protagonista Pedro (Javier Orán), un ragazzo gay che incontra dopo molti anni il suo amico d’infanzia Maxi (Lautaro Bettoni). Quest’ultimo è etero ma chiede al suo amico di fingersi il suo ragazzo per far ingelosire la sua ex fidanzata. Il gioco, che può finire in qualsiasi momento, sembra funzionare alla perfezione. Oltre a ingannare la ragazza, riescono a convincere anche tutti i loro amici di essere una coppia. Pedro e Maxi si divertono tantissimo, tra loro c’è un’amicizia complice e scoprono di avere lo stesso senso dell’umorismo. Ecco perché non intendono in nessun modo interrompere la farsa. Questa messa in scena però finisce per accendere un forte desiderio sessuale che decidono di non ostacolare. Vanno a letto insieme e si rendono conto che forse non è solo un momento di euforia estiva tra amici ma potrebbe essere qualcosa di più…

Voto: 2 su 5

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