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Al cinema. Ecco Deadpool & Wolverine

– Le prime visioni di questa settimana.  La Disney fa scendere in campo altri due supereroi, uno dei quali campione d’incassi. Il solito horror che non può mancare e la commedia italiana “Amici per caso”

DEADPOOL & WOLVERINE fantasy, diretto da Shawn Levy, con Ryan Reynolds e Hugh Jackman. Durata 127 minuti.

Due singolari supereroi valgono molto più del doppio, tanto più se sono amici. E questo è tanto più vero quando dopo sei anni, grazie alla Time Variance Authority, torna l’irriverente e sboccacciato mercenario malato di cancro Deadpool (Ryan Reynolds) e irrompe nel mondo del Marvel Cinematic Universe. E qui chi trova?  Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine, un supereroe che ha dominato il box office e conquistato gli spettatori di tutto il mondo. Questa l’inedita coppia piena di ritmo, irriverenza e ironia di Deadpool & Wolverine di Shawn Levy, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Un’irriverenza che ha fatto sì che sia la prima avventura Marvel ad avere la classificazione “R” negli States (ovvero, vietato ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto).

Mission di Deadpool? Ritrovare Wolverine per salvare l’universo, anche se il paladino degli X-Men è morto e quindi va anche riportato in vita. E che le due star, nonostante le differenze dei due personaggi, si trovino bene insieme e siano anche amici lo si capisce subito dal junket internazionale a cui hanno partecipato i due attori insieme al regista Shawn Levy, Emma  Corrin,  Rob Delaney, la producer Wendy Jacobson e Dogpool (Peggy). «Vedere Wolverine vicino a Deadpool è un sogno che si avvera», dice Ryan Reynolds. «Abbiamo lavorato però tanto, cercando di capire quale fosse il giusto equilibrio di questa strana coppia. Volevamo fare qualcosa di diverso dal classico film Marvel e penso che ci siamo riusciti passando dal sorriso a qualcosa di  più complesso. Non è semplice recitare con una maschera, è come essere un po’ un clown, richiede molta professionalità. Non ci si sente liberi, anche perché Deadpool è il frutto di tante trasfigurazioni».

Dice invece Jackman: «Avevo paura che Logan sarebbe stata la fine di Wolverine. Ma in qualche modo tutti sapevano che non poteva finire così. Poi ho visto Deadpool e mi sono detto: insieme potremmo essere davvero irresistibili come ne La strana coppia. È stato poi bello giocare con i generi. Passare dal lato più drammatico mostrato in Logan ai toni più leggeri del personaggio di Deadpool. Infine, è fantastico immergersi nella psicologia di Wolverine, che non è mai prevedibile».

«Mi sono avvicinato all’epica con il giusto rispetto per entrambi i due supereroi. Aggiungendo una vena sovversiva, unica. Avevo diretto Hugh Jackman in Real Steel e Ryan Reynolds in Free Guy, ma qui sono diventati per me il “rosso” e il “giallo”, Deadpool e Wolverine. Mi sono scoperto loro fan e quindi sono stato cineasta e spettatore», spiega infine il regista Shawn Levy. «Quando ti fermi a guardare le scene che hai girato, ti chiedi anche di che parla davvero questo film? In questo caso il tema era l’amicizia che lega questi due personaggi così apparentemente male assortiti».

Ma la migliore sintesi del film arriva dalla produttrice Wendy Jacobson: «Ce n’è per tutti, comprese Disney e Marvel. Vale a dire non c’è niente di davvero sacro e intoccabile, soprattutto quando si tratta di Deadpool». 

Voto: 4 su 5

AMICI PER CASO commedia, diretto da Max Nardari, con Filippo Contri e Filippo Tirabassi.

Vede protagonisti Pietro (Filippo Contri) e Omero (Filippo Tirabassi), due ragazzi che si troveranno a dover condividere la stessa casa nonostante le loro profonde diversità. Pietro è stato lasciato dalla sua fidanzata Lolly (Beatrice Bruschi) e Omero ha da poco chiuso la storia con il suo compagno e convivente Andy (Rocco Fasano). Quando a casa di Omero si libera una stanza, viene affittata a Pietro che si trasferisce non sapendo che il proprietario è gay. La sua omofobia creerà non pochi problemi tra i due, e le loro abitudini di vita completamente diverse metteranno a dura prova la convivenza. Ma con il tempo, i ragazzi impareranno a conoscersi meglio e apprezzarsi oltre ogni pregiudizio. Nascerà così una bella e inaspettata amicizia. 

Voto: 3.5 su 5

HERE AFTER – L’ALDILÀ horror, diretto da Robert Salerno, con Connie Britton e Freya Hannan-Mills.

Racconta la storia della quindicenne Robin (Freya Hannan-Mills), giovane pianista di grande talento e di sua madre Claire (Connie Britton), sua più grande sostenitrice. La donna non vive che per sua figlia e quando la ragazzina rimane vittima di un terribile incidente, tutto cambia tragicamente. Robin si risveglia da un’esperienza pre-morte e da quel momento non è più la stessa persona. Manifesta comportamenti sempre più inquietanti che la madre non riesce a decifrare. Claire è spaventata e molto preoccupata per sua figlia, finisce per convincersi che la quindicenne sia posseduta da un’entità demoniaca proveniente dall’Aldilà.

Voto: 2.5 su 5

PERSONA NON GRATA biografico, diretto da Antonin Svoboda, con Gerti Drassl e Maya Unger. Durata 92 minuti.

Ispirato alla vita dell’ex sciatrice della nazionale austriaca Nicola Spieß Werdenigg. Quando il marito muore improvvisamente, l’ex sciatrice Andrea viene coinvolta in un dramma completamente diverso. Il vicino di casa approfitta della sua vulnerabilità e la aggredisce. La polizia la scoraggia dal denunciare l’accaduto. La situazione le ricorda ciò che accadde in passato quando da adolescente fu abusata nella squadra nazionale di sci. Sapeva che anche all’epoca la potente Associazione sciistica austriaca avrebbe coperto il colpevole. Nel frattempo, però, il movimento #MeToo ha raggiunto anche l’Austria, le denunce di violenza sessuale nello sport sono in aumento. E quando l’Associazione sciistica non vuole saperne di istituire un ufficio di ascolto per le vittime di abusi, Andrea rende pubblica la sua storia. In seguito, una valanga di accuse la investe. Anche i suoi genitori e la figlia incinta Sara reagiscono inizialmente con incomprensione. Tuttavia, si levano anche voci in suo sostegno e Sara lentamente capisce: ciò per cui sua madre si batte è una causa molto più grande.

Voto: 3.5 su 5

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