Immagini

Coppola: l’Italia ha il meglio di tutto, tranne in politica

– Il regista alla Festa del Cinema di Roma per presentare “Megalopolis”, il film-kolossal per il quale si è indebitato e che in Nord America è stato un flop. Nelle sale dal 16 ottobre
– «Mi ricorda le prime proiezioni di “Apocalypse Now”: o lo amavi o lo odiavi. Eppure oggi “Apocalypse Now” viene proiettato ovunque e continua a guadagnare soldi»
«Sono vicino alla morte ma vorrei fare altri due film: uno semplice, per divertimento, da girare in Italia; e un altro gigantesco»

In America Megalopolis, il kolossal  autofinanziato di Francis Ford Coppola, è stato un flop clamoroso. Ha debuttato in sale semivuote al banco di prova di Stati Uniti e Canada. L’ottantacinquenne regista si è  consumato per decenni sulla sua favola di avanguardia vendendo  alla fine parte del suo impero vinicolo per rastrellare i 120  milioni di dollari di costi di produzione più altri 20 milioni  per il marketing, ma il risultato alla prova dei botteghini è  stato davvero disastroso, “asfaltato” da Il robot selvaggio, lo stesso che in Italia sta dando sonori schiaffi al sequel del Joker.

Adesso Coppola spera nell’Europa (nelle sale dal 16 ottobre), che spesso ha contribuito a risollevare i suoi film, compreso Apocalypse Now, anche se al Festival di Cannes, dove fu presentato lo scorso maggio, Megalopolis è stato accolto da reazioni contrastate, «Come ogni  capolavoro, sarà giudicato dal pubblico nel tempo», ha detto Adam Fogelson, il capo di Lionsgate, che ha distribuito il film, «orgoglioso» di allearsi a un mito come Coppola per dare al film «la vasta presenza nelle sale che si merita».  

L’industria del cinema è cambiata

Alle spalle capolavori come il citato Apocalypse Now e la saga del  Padrino, Coppola aveva cominciato a sviluppare il film negli anni Ottanta, quando le chance di successo di progetti ambiziosi erano assai maggiori di quelle di oggi.  L’industria del cinema all’epoca dominava l’entertainment e  lasciava che il pubblico di un film d’autore crescesse  naturalmente nell’arco di mesi. Hollywood allora poteva  permettersi di tenere un progetto nelle sale anche per un anno perché, a differenza di adesso, non aveva la concorrenza di internet, della tv via cavo e dei videogiochi. 

Oggi un film si  brucia nell’arco di un paio di settimane, soprattutto se le  recensioni e la risposta degli spettatori non sono eccellenti.

In primavera sembrava addirittura che Megalopolis non ce  l’avrebbe fatta ad arrivare nelle sale dopo esser stato respinto  da molti distributori. Coppola è la seconda leggenda di Hollywood a pagare quest’anno il prezzo del nuovo andamento del mercato:  in estate il costoso Horizon: An American Saga di Kevin Costner ha fatto fiasco al box office e i piani di portare il sequel nelle sale sono stati accantonati.

La pre-apertura della Festa del Cinema

Francis Ford Coppola è stato il protagonista della pre-apertura della Festa del Cinema di Roma. Proprio la città eterna è all’origine di Megalopolis, la “favola” in cui un artista geniale con il potere di fermare il tempo (Adam Driver) combatte contro il sindaco ultraconservatore di New Roma (Giancarlo Esposito) per salvare il mondo morente e ispirare speranza. 

Il regista Francis Ford Coppola, 85 anni

«Sin dagli albori il cinema si preoccupava di non spendere troppo, di realizzare progetti convenienti e popolari», dice Coppola. «Tutti conoscevano la storia romana, pensate al successo di libri come Ben Hur, così come i Vangeli. L’antica Roma era un ottimo materiale, tant’è che ogni cinque anni uscivano film ambientati in quel periodo. E se ci pensate è una cosa che più o meno avviene tutt’ora. È naturale: è una storia nota a tutti in luoghi noti a tutti. Anch’io ho sempre voluto realizzare un’epopea romana. Il dubbio riguardava lo stile, che stile avrei scelto. Quando ho studiato La congiura di Catilina, ho capito che potevo ambientare questo film nella New York dei tempi moderni».

Un progetto fortemente voluto e completamente autofinanziato: «Il cinema è sia arte che business. Il business impone che il cinema sia realizzato seguendo una formula, tipo la ricetta della Coca Cola: deve creare dipendenza, non si devono correre rischi ma solo evitare che l’impresa non s’indebiti. Ma io penso che il cinema sia un’arte: è importante rendersi conto che i nostri figli e nipoti vedranno un cinema diverso dal nostro, che noi non possiamo nemmeno immaginare. E questo è un concetto che va contro gli interessi di chi pensa che si tratti solo di business», sostiene il regista. «Megalopolis non è una formula: volevo che avesse un finale gioioso e felice, che lasciasse una speranza, invece tutti i blockbuster, anche quelli belli come Mad Max, hanno finali prestabiliti e seguono gli schemi. Megalopolis mi ricorda le prime proiezioni di Apocalypse Now: o lo amavi o lo odiavi. Eppure oggi Apocalypse Now viene proiettato ovunque e continua a guadagnare soldi».

Inevitabili i parallelismi con la realtà americana: 

La democrazia è a rischio. Ma non m’interessa l’America in sé: bisogna liberarsi dei confini. Dovremmo ricordare quel che diceva Pico della Mirandola: l’essere umano è un genio che può risolvere qualsiasi problema. Guardate l’Italia, la metafora di tutto il mondo: ha il meglio di tutto, tranne in politica

Infine, uno sguardo al futuro:

Sono vicino alla morte ma vorrei fare altri due film: uno semplice, per divertimento, da girare in Italia; e un altro gigantesco. Non stiamo lasciando il cinema ai giovani come dovremmo. E il più grande riconoscimento è quando qualcuno mi dice che ha cominciato a fare cinema dopo aver visto i miei film

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *