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Quando Joni Mitchell volava nei territori del jazz

–  Con il cofanetto “Archives, Vol. 4: The Asylum Years (1976-1980)” vengono raccolti gli album che hanno segnato i momenti più creativi e innovativi della cantautrice canadese

Tra il 1975 e il 1980, Joni Mitchell attraversò un periodo di trasformazione radicale che cambiò profondamente la sua musica e il suo rapporto con il pubblico. Già affermata come una delle più brillanti cantautrici degli anni Settanta, la cantautrice canadese per tutta la seconda metà degli anni Settanta ha continuato a rompere gli schemi creativi con la sua esplorazione audace e fluida del jazz. Invece di seguire lo stesso percorso, ha sfidato e reinventato il suo stile con una fusione folk senza pari. Raggiungendo un picco sonoro senza pari, questo suono innovativo ha preso forma attraverso Hejira (1976) certificato oro, il doppio LP certificato oro Don Juan’s Reckless Daughter (1977), la sua collaborazione con Charles Mingus intitolata Mingus (1979) e l’album live Shadows and Light (1980). Incanalando il brivido e l’eccitazione di questi dischi, ci si può addentrare in questa stagione di Joni Mitchell con Archives, Vol. 4: The Asylum Years (1976-1980), pubblicato da Rhino Records.

Questi anni rappresentano una fase di grande crescita artistica e di indipendenza creativa per Mitchell, ma furono anche caratterizzati da critiche contrastanti e da un pubblico che spesso faticava a seguire il suo percorso musicale sempre più sofisticato e difficile. Nonostante ciò, questo periodo rimane tra i più significativi e influenti nella sua discografia, testimoniando la sua volontà di esplorare nuovi linguaggi e di affermarsi come una delle voci più originali e coraggiose della musica contemporanea.

“Hejira” (1976)

Se The Hissing of Summer Lawns del 1975 rappresentò una rottura decisiva con il passato folk e l’inizio di un lungo percorso di sperimentazione sonora, è l’anno successivo, con Hejira, che prende forma la nuova Joni Mitchell. Scritto principalmente durante un viaggio in auto attraverso gli Stati Uniti, Hejira è un’opera profondamente personale, in cui Mitchell esplora temi come la solitudine, il viaggio, la libertà e la ricerca di se stessi. Musicalmente, l’album continua la sua esplorazione del jazz, con una forte presenza del bassista Jaco Pastorius, che contribuisce a definire il sound etereo e fluido delle tracce.

Hejira deriva dalla parola araba che significa “migrazione”, un riferimento all’atto di partire e cercare qualcosa di nuovo, un concetto centrale nell’album. Brani come CoyoteAmelia e Song for Sharon rivelano una Mitchell più meditativa, che riflette sulle relazioni, sull’indipendenza e sul suo rapporto con la fama. Il brano Amelia è particolarmente rappresentativo, in quanto Mitchell paragona la sua vita a quella della pioniera dell’aviazione Amelia Earhart, una figura che simboleggia la libertà, ma anche l’isolamento.

Dal punto di vista musicale, Hejira si distingue per l’abbandono quasi totale delle convenzioni pop e per una costruzione sonora basata su improvvisazioni jazz e arrangiamenti minimali. Non ci sono assoli di chitarra tradizionali, né ritornelli accattivanti: invece, Mitchell crea un paesaggio sonoro fatto di sfumature e dettagli, in cui la sua voce fluttua in modo quasi ipnotico. Sebbene l’album non sia stato un grande successo commerciale, è considerato uno dei suoi lavori più importanti, amato dai critici per la sua coerenza tematica e la sua originalità.

“Don Juan’s Reckless Daughter” (1977)

Nel 1977, Joni Mitchell pubblica un ambizioso doppio album che rappresenta forse il suo lavoro più sperimentale e meno accessibile. L’album sfida apertamente le convenzioni della musica pop, mescolando jazz, rock, world music e improvvisazione in un collage sonoro che riflette l’influenza crescente di musicisti come Jaco Pastorius e il sassofonista Wayne Shorter. Questo album fu una chiara dimostrazione di come Mitchell volesse allontanarsi sempre più dalle aspettative del pubblico e dall’industria musicale tradizionale.

Don Juan’s Reckless Daughter presenta tracce lunghe e complesse, alcune delle quali sono suite musicali che abbracciano stili e ritmi diversi. Il brano più iconico dell’album è forse Paprika Plains, un pezzo che dura oltre 16 minuti e che rappresenta una delle composizioni più complesse di Mitchell, con arrangiamenti orchestrali e improvvisazioni che oscillano tra il jazz e la musica classica. Questo tipo di approccio frammentato e ambizioso non ebbe una grande risonanza commerciale, ma confermò il suo status di artista visionaria e innovativa.

L’album esplora anche temi politici e culturali, con canzoni come The Tenth World, che incorpora percussioni afro-cubane, e Dreamland”, che critica la società dei consumi con toni ironici e mordaci. Don Juan’s Reckless Daughter non fu accolto calorosamente dal pubblico, ma nel tempo ha acquisito una reputazione come uno dei lavori più audaci e sperimentali della carriera di Mitchell.

“Mingus” (1979): l’omaggio al jazz

Il decennio si conclude con la pubblicazione di Mingus nel 1979, un album che segna la collaborazione tra Joni Mitchell e il leggendario contrabbassista jazz Charles Mingus. Questo disco fu il risultato di un progetto avviato quando Mingus, malato terminale, chiese a Mitchell di collaborare con lui per musicare alcuni dei suoi ultimi lavori. Mingus morì prima della conclusione del progetto, ma Mitchell decise comunque di completare l’album, che venne pubblicato poco dopo la sua morte.

Mingus è un omaggio al jazz, e segna la culminazione della fascinazione di Joni Mitchell per questo genere musicale. L’album, sebbene non facile da ascoltare per il pubblico generalista, è un’opera di grande profondità e complessità. Canzoni come Goodbye Pork Pie Hat, un tributo al sassofonista Lester Young, mostrano la sua capacità di fondere la sua scrittura poetica con le strutture musicali del jazz. Mingus non è solo un tributo a uno dei più grandi musicisti jazz del XX secolo, ma anche una celebrazione della libertà artistica e della sperimentazione.

“Shadows and Light” la sintesi di un’epoca

L’album Shadows and Light di Joni Mitchell, pubblicato nel settembre del 1980, rappresenta un bilancio e un riepilogo di questo lavoro di ricerca, sperimentazione e innovazione. Ed è anche l’ultimo lavoro per l’Asylum Records. Non si tratta di un album di studio, ma di un doppio album dal vivo che cattura la straordinaria esperienza del concerto tenuto all’Anfiteatro di Santa Barbara, in California, durante il tour dell’anno precedente. 

Uno degli aspetti più rilevanti dell’album è la qualità e la caratura dei musicisti che accompagnano Joni Mitchell in questo tour. La sua band comprende alcuni dei più grandi nomi della musica jazz e fusion dell’epoca: il bassista Jaco Pastorius, il chitarrista Pat Metheny, il sassofonista Michael Brecker, il tastierista Lyle Mays e il batterista Don Alias. Questo ensemble eccezionale dà vita a una performance che va ben oltre la classica dimensione del concerto pop o rock, immergendo le canzoni di Mitchell in un contesto sonoro sofisticato, caratterizzato da complessità ritmiche e improvvisazioni jazzistiche.

Joni Mitchell al No Nukes Rally, Washington DC, 1979

Joni Mitchell Archives, Vol. 4: The Asylum Years (1976-1980) arriva in più configurazioni: in versione 6CD/digitale o come versione 4LP. Il set 4LP è anche specificamente composto dai preferiti personali di Joni dalla versione 6CD. Ogni versione include un libro con foto mai viste prima e note di copertina che comprendono una discussione approfondita tra Mitchell e l’amico di lunga data Cameron Crowe. Nel corso della loro sincera conversazione, condivide aneddoti intimi, ricordi e storie di quei cinque anni di attività creativa. Questo set completo ed essenziale abbraccia uno dei periodi più prolifici della celebre carriera di Joni Mitchell e vanta potenti tracce live del suo periodo nella Rolling Thunder Revue di Bob Dylan durante il Tour degli Stati Uniti del 1975 e del 1976 aprendo il sipario sulle prime registrazioni e le riprese alternative delle rispettive sessioni per HejiraDon Juan’s Reckless Daughter e Mingus. La raccolta copre anche i momenti del Bread & Roses Festival e l’Anti-Nuclear Rally. Infine, il Vol. 4 racconta il suo tour del 1979, presentando persino due tracce dal Tour Rehearsals di quell’anno.  Il Vol. 4 seleziona il materiale inedito da bobine stereo originali, nastri a cassetta, CD-R e persino una trasmissione radiofonica. Le tracce appena mixate provengono da nastri multitraccia, mentre una manciata di tracce digitali ad alta risoluzione provengono dagli archivi di Bob Dylan.

Il prossimo 19 e 20 ottobre, Joni Mitchell sarà la protagonista del suo “Joni Jam” all’Hollywood Bowl con ospiti speciali. 

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