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Lazza e il lato oscuro del successo

– Nel nuovo album “Locura” 18 brani e quasi altrettanti duetti, che vanno da Laura Pausini a Marracash
 – «È difficile uscire da un meccanismo che parla solo di numeri ma volevo realizzare qualcosa che rimanesse»

A differenza di molti rapper, spigolosi, macho, duri e trasgressivi, Lazza si presentò l’anno scorso alla platea sanremese sorprendendo il pubblico con un mazzo di fiori regalato alla mamma seduta in platea. Un gesto tenero, in contrasto con l’immagine che si ha dei rapper.

«C’è lo stereotipo che associa il rapper alla delinquenza, ai tatuaggi e alla droga, ed essere a Sanremo 2023 significa anche abbattere questo pregiudizio», spiega Lazza, all’anagrafe Jacopo Lazzarini. «La mamma è una figura importante nella vita, che fai, non la nomini? La mia si occupa di conti perché era già la sua professione, ma non mette becco sulle scelte artistiche».

Lazza, in effetti, è un rapper atipico. Anzi, forse neanche lo è. Ama Kanye West, Drake e Noyz, ma anche Chopin, avendo studiato pianoforte al Conservatorio. E lo storico pianista e compositore polacco è uno dei suoi tatuaggi. «Fra i grandi classici è il mio preferito. È malinconico come me. In casa ho il pianoforte che comprai a 13 anni: è quello che fa la differenza tra il mio rap e quello degli altri». 

L’amore per la musica gli è stato trasferito dal nonno paterno che suonava la fisarmonica. «A 5 anni mi regalò la prima tastiera. Gli avevo promesso che avrei fatto questo nella vita e mi spiace che non mi abbia potuto vedere arrivare qui. Mi resta però un dubbio… mi farebbe i complimenti o mi tirerebbe calci nel sedere perché ho lasciato il Conservatorio e faccio rap? Figuriamoci poi i tatuaggi, li vedeva malissimo…».

A Sanremo 2023 si era presentato con Cenere, una canzone “cantautorale”, che potrebbe avvicinarlo al pubblico adulto. Che è la sua grande ossessione. Anche se poi il successo diventa Locura, il titolo del nuovo album, uscito il 20 settembre per Island Records e che adesso sta presentando in store per l’Italia (sabato 5 ottobre al Centro Sicilia di Misterbianco-Catania). “Locura” in spagnolo indica il lato oscuro del successo, la follia che si genera attorno ai numeri da record e alla vita da “golden boy” della musica. «È stato un album difficile da realizzare perché venivo da un lavoro da studio (Sirio) che ha fatto registrare numeri enormi», spiega Lazza. «È difficile uscire da un meccanismo che parla solo di numeri ma volevo realizzare qualcosa che rimanesse, sia per la musica che per l’immaginario di me stesso. Ho messo la testa in ogni parte dell’album».

Locura è nato in viaggio tra New York, Miami e Los Angeles, così come a Parigi, dove Lazza ha anche appreso della sua prossima paternità. «Ho concepito l’album in viaggio perché della mia città avevo visto tutto. Sentivo il bisogno di cambiare aria per essere ispirato. Nel disco ci sono episodi musicali del “vecchio” Lazza, quello a cui piacciono le cose più cafone, ma in generale è meno spaccone. C’è anche tanto Jacopo che si racconta». Anche l’artwork che accompagna Locura, ispirato alla serie grafica di Francisco Goya dedicata alla tauromachia, il protagonista è il dualismo ombre-luce, tensione e movimento.

Nell’album, composto da una scaletta di diciotto brani e quasi altrettante collaborazioni (da Laura Pausini a Kid Yugi, passando per Marracash, Ghali, Guè, Lil Baby e altri ancora), Lazza si confronta con il lato oscuro e meno patinato del successo. «Per le collaborazioni ho cercato colleghi che non ho mai potuto coinvolgere. Sono onorato di aver cantato con Laura Pausini Pausini, mentre con Ghali ci conosciamo dai tempi dei freestyle nei centri sociali. Con Sfera e Gué ho collaborato spesso e Marra è stata la ciliegina sulla torta di questo album. Doveva essere già nel disco precedente. Lil Baby è sempre presente nelle mie preferenze di Spotify a fine anno».

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