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Marta Del Grandi dalla “Selva” al mare

– Tre date in Sicilia per una delle artiste italiane meno italiane. Ha sfiorato la Targa Tenco e meravigliato per la sua proposta dal suono internazionale
– Riferimenti colti e letterari in testi «sull’evoluzione delle nostre relazioni intime e su come queste ci aiutano a diventare più forti e a superare i nostri demoni»

Al Premio Tenco ha sfiorato la conquista della targa per il Miglior album opera prima con l’album Selva. Per soli quattro voti, Marta Del Grandi si è dovuta accontentare di un pur sempre onorevole secondo posto, forse penalizzata dal fatto che viene guardata come una delle artiste italiane meno italiane e più rivolte a un universo internazionale, e non solo perché canta in inglese e incide per una etichetta britannica. «Mi fa molto ridere questa definizione, però alla fine ha senso» commenta. «Ho vissuto tanto all’estero, per cui mi identifico con un’identità cosmopolita, europea, di esploratrice del mondo».

Nata ad Abbiategrasso in provincia di Milano, Marta Del Grandi ha vissuto cinque anni a Gent, in Belgio, due anni e mezzo a Katmandu, in Nepal, sei mesi in Cina e tre anni fa è tornata a Milano. Della tradizione orientale, in realtà, non sente di aver assorbito molto: «Ho ascoltato tanto, studiato, letto, ho fatto anche una tesi per il conservatorio sui raga indiani, ma mi sono sempre sentita un’entità aliena in questi contesti, per cui integrare queste sonorità nella mia musica mi è sempre sembrato artificiale» spiega. «Molti dei miei riferimenti, come Fiona Apple, Big Thief, Dirty Projector, vengono dal mondo anglosassone. Però ho ascoltato anche moltissima musica italiana, dai grandi cantautori come Tenco e Battisti, alle grandi interpreti degli anni ’60-’70 come Mina, Ornella Vanoni, Loredana Bertè, Patty Pravo. Anzi, se possibile colleziono i vinili di questa discografia».

Se il primo album Until We Fossilize parlava al cuore fra l’eterealismo lynchiano e le drammatiche colonne sonore di Ennio Morricone, il suo secondo lavoro Selva si rivolge al cuore, scava nel sottobosco. 

Queste canzoni sono piuttosto personali rispetto a qualsiasi cosa del passato. Questa volta volevo scavare più a fondo nella mia esperienza, scrivere come sento le cose e rivelare alcuni dei miei pensieri più profondi. Parla di amore e amicizia, di sentirsi in conflitto e ossessionati, di essere desiderosi di sperimentare e di desiderare un posto dove stare in pace. In un certo senso parla anche della morte.

In Selva ci sono richiami letterari: il Dannunzio della poesia “La pioggia nel pineto”, c’è un collegamento evocativo anche con Dante e la Divina Commedia, c’è l’epopea di Gilgamesh e ci sono legami di tipo linguistico con la botanica.

Selva, con il significato di bosco, foresta, è una parola dal forte valore letterario, un topos, un luogo archetipico, scenario di miti e fiabe, dove è facile perdersi. Ho scoperto che selva ha anche un altro significato che si ricollega alla mia idea iniziale di serra: “una grande quantità di elementi disparati, confusamente ammassati in un piccolo spazio” e anche “una grande quantità di pensieri, ricordi, riflessioni”… Irregolarità, confusione.

È una musica che riesce a non cadere nella banalità dell’urban pop, che si può ascrivere all’alternative e si nutre di influenze, dal folk fino alla musica sperimentale. 

Uscita dalla Selva, Marta Del Grandi si è tuffata nel mare, anzi nel migliore mare: The Best Sea è il titolo del singolo fatto uscire prima di intraprendere il tour estivo che l’ha portata all’Ypsigrock Festival di Castelbuono.

La canzone riflette sull’evoluzione delle nostre relazioni intime e su come queste ci aiutano a diventare più forti e a superare i nostri demoni. Ci vuole un’intesa costante per poter solcare il mare insieme, accettando di sintonizzarsi con il ritmo dell’altro mentre rallenta o accelera, trovando l’equilibri.

Dopo l’intenso e affascinante concerto all’Ypsigrock, Marta Del Grandi torna in Sicilia per tre sere: giovedì 3 ottobre al Retronouveau di Messina, l’indomani, venerdì 4, all’Averna Spazio open ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo, e sabato 5 al Centro Zō di Catania.

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