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Almodovar: il mio film sull’eutanasia

– Il regista spagnolo a Venezia 2024 conThe Room Next Door”, il suo primo film in lingua inglese. Protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore, due amiche che si rivedono dopo tanti anni in un ospedale
«Ognuno deve essere padrone della propria esistenza. In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esistere in tutto il mondo, il medico dovrebbe aiutare il paziente»
«Ma è anche un film sull’amicizia e sull’empatia, sulla capacità di aiutare. “The Room Next Door” parla di una donna agonizzante in un mondo che è agonizzante anch’esso»

Il regista spagnolo Pedro Almodóvar torna alla Mostra del cinema di Venezia con il film The Room Next Door, interpretato dalle star Tilda Swinton e Julianne Moore. Anche se un nuovo film di Almodóvar è sempre un evento per i cinefili, questo ha un significato speciale: è il suo debutto in lingua inglese.

«La mia insicurezza è scomparsa dopo la prima lettura del tavolo con le attrici, con lo scambio delle prime indicazioni», ha commentato il regista. «La lingua non sarebbe stata un problema, e non perché padroneggio l’inglese, ma a causa della totale disposizione dell’intero cast a capirmi e a rendermi più facile capirli».

IL FILM E IL REGISTA

Moore e Swinton interpretano amici estraniati, che si sono incontrati in gioventù in un lavoro di rivista e le cui vite hanno preso strade diverse. Ingrid (Moore) ha scritto romanzi. Martha (Swinton) è diventata una giornalista di guerra. E ora, dopo anni di separazione, si incontrano di nuovo in una situazione descritta dallo studio Sony Pictures Classics come «estrema ma stranamente dolce».

«Per me è stato come cominciare una nuova era, come un film di fantascienza mi serviva il veicolo giusto, l’ho trovato nel romanzo What Are You Going Through di Sigrid Nunez», prosegue Almadovar. «Mi ha colpito la parte in cui due donne di New York si incontrano perché una va a trovare l’altra in ospedale, conosco la loro generazione quindi per me è stato interessante raccontarle. Entrambe le attrici hanno capito il tono con cui volevo raccontare questa storia, non con un tono melodrammatico. In The Room Next Door, Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital. A volte, durante le riprese, sia io che la troupe eravamo sull’orlo delle lacrime. È stato un lavoro molto commovente e benedetto, in un certo senso».

Almodovar ha spiegato quanto sia stato difficile parlare della morte anche se «nella Mancha da cui provengo ci sono molti modi di parlare della morte e sono sopratutto le donne capaci di farlo. Sono infantile e immaturo nella mia percezione, la morte è dappertutto abbiamo la guerra, ma è una cosa che non ho davvero compreso completamente ed è difficile per me parlarne.Ogni giorno che passa è un giorno in meno che ho da vivere e invece vorrei vivere un giorno in più. Quando giravamo eravamo in tre e con la morte».

Almodovar ha spiegato di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. «Cerco di essere ottimista. L’allegria è il metodo migliore per resistere. Ho cominciato a parlare di malattie perché alcuni problemi hanno modificato le mie attività, nel film parlo di una malattia terminale io vorrei esprimere in maniera molto e chiaro cosa penso di questo argomento. È un film a favore dell’eutanasia. Martha decide di liberarsi dal cancro con la decisione che prende, se io arrivo prima il cancro non l’avrà vinta contro di me e raggiunge l’obiettivo con la sua amica e si devono comportare come due delinquenti. Tu devi essere padrone della tua esistenza. In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esistere in tutto il mondo, il medico dovrebbe aiutare il paziente».

TILDA SWINTON E JULIANNE MOORE

Tilda Swinton che interpreta Martha malata terminale, «abbiamo parlato così tanto della vita, il film parla della vita, mi sento più vicina a Martha che a Ingrid come esperienza, non mi sono mai confrontata con la morte, so che finiamo. Per certe persone nella mia vita è arrivata presto, sostengo i miei amici quando devono fare questa transizione, ma parliamo tanto di vita, il film racconta l’autodeterminazione e che prende la propria vita e la propria morte nelle sue mani. È un trionfo della vita in realtà, per Martha deve essere una vacanza, quasi una celebrazione. Mi sono sentita in relazione con questo personaggio. In questo film si parla di fede e dell’evoluzione del rapporto madre-figlia, quel rapporto sopravvive in Martha grazie a Ingrid».

Julianne Moore che interpreta Ingrid, ha messo l’accento sulla «forza così vitale che si vede nei film di Pedro, Ingrid sta vicino a questa amica che conosce da tanti anni. Mi è piaciuto che si sia vista la storia di una amicizia femminile tra donne mature, non si vede spesso ed è stata rappresentata in modo molto profondo e commovente. Devo anche dire che ho visto tutti i film di Pedro e e nei colori che ha scelto rivedevo tutti i suoi film».

Il film è anche sull’amicizia e sull’empatia, sulla capacità di aiutare. È la mia risposta al discorsi d’odio che ci sono nel mondo. Tutti abbiamo grandi problemi con l’immigrazione, vorrei mandare un messaggio, vorrei parlare dei bambini senza aiuto che lottano per arrivare ai nostri confini e il governo manda la Marina affinché impedisca loro di entrare ed è un delirio ed è stupido e ingiusto. Se possiamo fare qualcosa anche di fronte al cambiamento climatico dobbiamo fare attenzione: si deve dire basta alle manifestazioni negazioniste perché il pianeta è in pericolo e si può entrare in un pericolo più grande

Il film è anche sull’amicizia e sull’empatia «sulla capacità di aiutare», sottolinea il regista. «È la mia risposta al discorsi d’odio che ci sono nel mondo. Tutti abbiamo grandi problemi con l’immigrazione, vorrei mandare un messaggio come Ingrid, vorrei parlare dei bambini senza aiuto che lottano per arrivare ai nostri confini e il governo manda la Marina affinché impedisca loro di entrare ed è un delirio ed è stupido e ingiusto. Se possiamo fare qualcosa anche di fronte al cambiamento climatico dobbiamo fare attenzione, il film parla di una donna agonizzante in un mondo che è agonizzante anch’esso. Ognuno deve essere contrario al negazionismo nell’ambito in cui opera, si deve dire basta alle manifestazioni negazioniste perché il pianeta è in pericolo e si può entrare in un pericolo più grande».

L’ultima apparizione di Almodóvar a Venezia è stata nel 2021, dove ha presentato il film Parallel Mothers, per il quale Penelope Cruz ha vinto il suo premio come migliore attrice. Nel 2019, Venezia gli ha anche conferito un premio alla carriera. Ma la sua storia con Venezia risale a quarant’anni fa. «Sono nato come regista nel 1983 a Venezia», ha detto. Qualche anno dopo, sarebbe tornato con il classico Donne in una crisi di nervi. Il film è in concorso a Venezia e andrà nelle sale in dicembre.

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