– La band che ha base in Germania sarà in concerto il 2 agosto a Catania e l’indomani al Castroreale Jazz Festival
– «Il regime di Teheran continua a ignorare le migliaia di anni di storia condivisa tra ebrei e persiani»
– L’inizio dell’avventura fra timori di rapimenti e curiosità. La musica è una fusione di tradizione, klezmer e jazz
Come molti iraniani che vivono all’estero, Babak Shafian rabbrividiva ogni volta che Mahmoud Ahmadinejad, l’ex presidente del suo Paese, vomitava una retorica piena di odio su Israele. L’informatico di 43 anni dice che le diatribe hanno ignorato migliaia di anni di storia condivisa tra ebrei e persiani. «La cosa principale che mi infastidiva davvero è che Ahmadinejad era stato presentato dai media occidentali come la voce principale della società iraniana», diceva Shafian, che si è trasferito in Germania ventiquattro anni fa.
Decise che il miglior antidoto sarebbe stata una collaborazione musicale con il presunto nemico. Il problema, tuttavia, è che non sapeva suonare uno strumento musicale. Quindi tredici anni fa, Shafian ha parlato con gli amici e ha setacciato Internet per trovare israeliani e iraniani che vivevano a Berlino e che erano musicisti.
Yuval Halpern, un compositore ebreo di 44 anni, ricorda di aver ricevuto l’invito di Shafian attraverso couchsurfing.org, un sito web che collega i viaggiatori con la gente del posto che offre un posto dove dormire. «All’inizio pensavo che fosse un terrorista che voleva rapirmi, come la maggior parte degli israeliani sospetta quando pensa all’Iran», ammette Halpern. «Ma poi ho deciso di incontrarlo. Perché ho ritenuto che l’idea fosse bella, ed è così che è iniziato tutto».
Il destino vuole che oggi ci sia proprio Yuval Halpern alla direzione e alla voce del progetto denominato Sistanagila, band che ha sviluppato la propria fusione unendo tradizioni musicali ebraiche e iraniane con elementi di klezmer e jazz. Il nome “Sistanagila” è un connubio tra “Sistan”, regione in Iran, e “Nagila”, motivo musicale ebraico. La loro musica è una pacifica reazione all’odio e alla paura alimentati dai rispettivi governi, promuovendo la cooperazione e la comprensione attraverso l’arte. Il gruppo condivide ideali politici e filantropici con la West-Eastern Divan Orchestra, fondata e diretta da Daniel Barenboim.
All’inizio pensavo che fosse un terrorista che voleva rapirmi, come la maggior parte degli israeliani sospetta quando pensa all’Iran. Ma poi ho deciso di incontrarlo e vedere. Perché ho ritenuto che l’idea fosse bella, ed è così che è iniziato tutto
Halpern dice che i membri hanno imparato molto l’uno dall’altro, non solo sui diversi stili musicali dei loro Paesi, ma sul cibo e sulle tradizioni reciproche. E può capitare che i componenti iraniani si innamorino di Hava Nagilam, canzone che «gli israeliani non possono più sentirla per i milioni di volte che l’abbiamo ascoltata e che loro invece ci dicono di suonare». Alla fine, ma con un tocco persiano.
La svolta è stata data dal percussionista iraniano, Jawad Salkhordeh, che suona uno strumento tradizionale persiano chiamato tombak. L’immigrato quarantaquattrenne della regione del Mar Caspio in Iran si guadagna da vivere a Berlino lavorando come infermiere. Ma dice che la sua vera passione è la musica e che ama avere la libertà di creare canzoni e testi con i suoi colleghi e amici israeliani. In Iran, «tutti i testi e la musica devono essere approvati dal Ministero della Guida Islamica, un processo che può richiedere mesi», dice Salkhordeh. «Le cantanti di solito non possono tenere concerti a meno che non siano solo per le donne. È molto difficile organizzare concerti, soprattutto se uomini e donne si esibiscono insieme», come nel caso di Sistanagila.
I Sistanagila dicono di essere determinati a mantenere la loro musica nell’ambito artistico piuttosto che politico. «Il nostro modello è Daniel Barenboim. All’inizio era molto politico e ha criticato aspramente i governi del Medio Oriente. Si è bruciato per questo. A un certo punto si è detto: “Sto facendo musica”. È così che la vediamo. Naturalmente siamo un progetto politico, va da sé. Ma non ci commentiamo su questioni politiche concrete: se l’accordo nucleare con l’Iran è buono o cattivo, se questo o quel politico è buono o cattivo. Vogliamo dimostrare che le persone dell’Iran e di Israele possono fare musica insieme, come contrappunto alle notizie che leggiamo sui giornali».
I Sistanagila vogliono comunque aumentare la loro visibilità, motivo per il quale hanno incrementato le loro attività musicali e adesso sono in tour in Italia con due tappe in Sicilia: venerdì 2 agosto al Cortile Platamone di Catania per la rassegna “Concerts&Peace” curata da Catania Jazz e l’indomani, sabato 3 agosto, in piazza Pertini a Castroreale ospiti del locale festival jazz. la formazione, oltre a Yuval Halpern (direzione e voce), vede Jawad Salkhordeh alle percussioni, Hemad Mansouri alla chitarra, Avi Albers Ben Chamo al basso e Omri Abramov al sassofono.
I concerti siciliani saranno occasione per presentare il loro ultimo album, intitolato Bazaar, che rappresenta una nuova fase per la band: «È una connessione tra ciò che era, ciò che è e ciò che verrà. Siamo portati in un viaggio in un vecchio mercato dove diverse bancarelle offrono una tavolozza colorata di stili musicali; dall’acustico all’elettronica, dal folklore al classico; dal jazz all’ambient. Mentre passeggiamo fra l’odore di diverse spezie ci avvolge; guardiamo la luce del sole giocare con l’ombra; e sperimentiamo una fusione di composizione, improvvisazione; e immaginazione».