Storia

Sara Landry, la sacerdotessa dell’hard techno

– Sarà fra i protagonisti del Galactica Festival che si svolge sabato 1 giugno ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo
– Definisce il suo suono “witchy warehouse techno” e le sue esperienze dal vivo sono una sorta di cerimonie trascendentali
– «Suonerò alcune tracce industriali e più maschili, e poi le spremerò come il succo di un limone per fare uscire tutta l’energia del caos o la rabbia o qualsiasi sentimento del momento»

Produttrice, ingegnere del suono e DJ autodidatta, nota per il suo brand oscuro, potente e divinamente femminile di techno industriale, descrive il suo stile e il suo suono come «witchy warehouse techno». E, a giudicare dal guardaroba in stile Batwoman, nero come l’ombretto crema che spesso copre le sue palpebre, questa frase di tre parole rappresenta più di un semplice marchio. È proprio il suo status: strega. Sandra Landry, non a caso, è spesso accreditata come l’alta sacerdotessa del suono a rotta di collo, ma dietro il suo caratteristico mantello di caos organizzato si trova una forza incrollabile.

Gli spettacoli di Sara Landry sono uno spasso. Spinta da un innato desiderio di connettersi e unire la folla, la DJ nata in California è sempre pronta a offrire un’affascinante miscela di brani veloci, progressioni sorprendenti. Le sue esperienze dal vivo sono una sorta di cerimonie trascendentali. 

«Suonerò alcune tracce industriali e più maschili, e poi le spremerò come il succo di un limone per fare uscire tutta l’energia del caos o la rabbia o qualsiasi sentimento del momento», annuncia Landry parlando della sua scaletta standard, con la quale si presenterà al pubblico del Galactica Festival sabato 1 giugno ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo. «E poi lo riempirò con l’alta energia femminile divina vibrazionale». Conclude, riferendosi al suo singolo Legacy come una traccia che possiede le frequenze aumentate e che ha lo scopo di far sentire i partecipanti più leggeri alla fine del rave. Landry non è la prima artista a sostenere i poteri curativi della musica. Ciò che rende unico la sua prospettiva, è che il suo suono spesso spinge ben oltre la soglia dei 150 BPM: è spietato. È implacabile. È duro. 

Figlia di un pianista da concerto di formazione classica, Landry attribuisce il suo talento musicale al lato della famiglia di sua madre. «Ha cercato di addestrarmi come pianista quando ero bambina, ma non mi sedevo fisicamente, e questo è uno dei miei maggiori rimpianti: non essere addestrata in modo classico», spiega. «In realtà è qualcosa su cui voglio lavorare».

Iperattiva sin dall’età di 4 anni, Landry ha imparato a incanalare la sua iperenergia attraverso altri sbocchi che hanno allungato il suo corpo e la sua mente: attività come il nuoto competitivo, il disegno e i puzzle. «Sono super appassionata di puzzle!», confessa. «Se questo non fa parte dei criteri diagnostici, dovrebbe esserlo», rimprovera, richiamando i tipi di test utilizzati dai professionisti medici per differenziare i cervelli neurodivergenti da quelli neurotipici.

Intorno all’età di 15 anni, Landry ha ricevuto ulteriori diagnosi per disturbo ossessivo compulsivo, disturbo d’ansia e depressione. Spiega come è arrivata a capire di più su se stessa nella sua adolescenza e come quelle scoperte alla fine l’hanno portata a scoprire nuovi punti di forza. «È un superpotere se sei una persona che è in grado di sfruttarlo e abbracciarlo», dice a proposito della sua esperienza personale. «Se qualcuno sta leggendo questo e sono neurodivergenti e sono preoccupati che tu non possa vivere una vita normale o di successo con esso, puoi. Devi costruire strutture, pratiche e processi nella tua vita che funzionino per te, e non importa se non funzionano per nessun altro».

Per Landry, ciò ha significato trasferirsi a New York dopo il liceo per iscriversi alla Gallatin School of Individualized Study della NYU, o come la chiama lei: «La scuola per fare quello che vuoi». Ha seguito corsi in aree tematiche come moda, risorse derivate e psicologia e ha preparato la sua tesi finale sulla psicologia del capitalismo. «Ricordo di aver scritto un’analisi sociale su come la percezione dei Kardashian sui social media abbia cambiato radicalmente quali tipi di corpo femminile erano considerati attraenti», dice. Solo al termine dei suoi studi si è immersa nei corsi di musica. Alla fine, una visita all’Amsterdam Dance Event, una conferenza musicale che si tiene ogni anno nella città olandese dove risiede attualmente, ha cementato il suo amore per le sfumature più ruvide e selvagge della techno.

Dopo la laurea, Landry è tornata ad Austin dove ha preso una lezione di synth e lezioni private con un sound designer e professore locale di nome Francis Preve. «È stato un mentore molto, molto precoce per me, e ho imparato i fondamenti della sintesi passando un po’ di tempo con lui», spiega. È lì che ha plasmato i primi otto anni della sua carriera, registrando le proverbiali 10mila ore sul software sulla sua strada per diventare un maestro autodidatta e alla fine un beta tester per Ableton Live 11. 

Landry è emersa come una bestia tecnica, con il suo EP Queen of the Banshees. La sua struttura ipnotica ha subito colpito l’attenzione, compresa quella del produttore francese di acid techno Nico Moreno che ha fatto uscire una versione tonante della title track. «All’epoca, stavo suonando la techno molto più duramente di chiunque altro in città», rivela. «Volevo fare questi eventi e volevo connettermi con le persone, ma ad Austin non c’era un luogo o un promotore giusto». 

La line-up di Galactica

Sarebbero poi venuti i grandi locali, i festival, come quello di Coachella dove è stata ospite o il Galactica di Palermo. Sara Landry sarà la stella più luminosa di una line-up che prevede: i 999999999, da pronunciare Nine Times Nine, due ragazzi italiani, Carlo B. e Giovanni C., che producono principalmente hard techno; la dj belga Amelie Lens; gli Ankkh, altro due di dj/producers milanese. Viene dall’Olanda Dyen, dj della scena hard techno, ispirato dal beat old school anni Novanta e dal sound industrial di quei tempi. Da Madrid invece arriva la dj Indira Paganotto. Ancora techno music con un’altra dj donna, Kiki Feel. È bolognese Mattia Trani, considerato uno dei giovani artisti più interessanti e talentuosi dell’intero panorama techno degli ultimi anni, sia italiano che europeo. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *